pieve di San Lorenzo sec. XII - sec. XVIII

Pieve della diocesi di Como. In base alle note di Santo Monti alla relazione della visita pastorale compiuta dal vescovo Feliciano Ninguarda in Valcuvia nel 1592, l'"oppidum" di Cuvio, sede del pretore della Valcuvia, dava il nome alla valle (Visita Ninguarda 1589-1593, note). Essa si estendeva dal "pagus" di Cunardo, al confine della Val Marchirolo, appartenente alla pieve di Agno, sempre della diocesi comasca, al territorio di Caravate, ai confini della pieve di Leggiuno della diocesi milanese. Al centro di questa valle sorgeva Canonica, sede della collegiata plebana di San Lorenzo (Visita Ninguarda 1589-1593).
Il più antico documento che fa riferimento alla pieve di Cuvio è datato 27 giugno 1167. Si tratta di un atto, conservato tra le carte di San Fedele in Como, riguardante un giudizio contro la chiesa di San Fedele. Fra i presenti alla stesura dell’atto si trova citato, dopo l'arciprete di Monza, il prevosto di Cuvio. E' ipotizzabile che l'organizzazione plebana in Valcuvia fosse tuttavia anteriore alla prima attestazione documentaria citata. La formazione nella pieve di un capitolo di canonici, viventi accanto alla chiesa principale, con a capo un prevosto, dovette essere abbastanza precoce. L'edificio di culto più importante nella pieve era la chiesa di San Lorenzo, che diede il nome alla pieve. La centralità della chiesa di Canonica fu dettata da motivi di ordine geografico e di ordine strategico, costituendo essa un punto di passaggio obbligato fino al termine del XVIII secolo. Non sempre ci fu per la Valcuvia coincidenza tra la giurisdizione civile e quella ecclesiastica: soggetta alla diocesi comense sul piano ecclesiastico, non sempre lo fu nel civile. Quando, al tempo dei longobardi, il regno fu diviso in ducati, la Valcuvia entrò a far parte del ducato di Milano. In quest'epoca sembra che numerosi paesi della Valcuvia divenissero possesso del monastero di San Pietro in Ciel d'Oro di Pavia. Con la divisione della Lombardia in contadi attuata in epoca carolingia, la Valcuvia, a eccezione di Caravate, che fu corte regia sotto il monastero di San Pietro in Ciel d'Oro almeno fino al XIII secolo, fece parte del contado del Seprio. Gli altri paesi della Valcuvia si sottrassero alla soggezione del monastero di Pavia (Il romanico dietro l’angolo).
Al tempo della nascita dei comuni la Valcuvia, sempre soggetta sul piano spirituale a Como, nell'ambito della giurisdizione temporale fu sotto il dominio di Milano. Nel 1176 Como dovette rinunciare alla pieve di Cuvio in seguito alla disfatta del Barbarossa a Legnano. Con la pace del 1196 la Valcuvia, unitamente alla Val Marchirolo, a Doneda e a Lavena, rimase in mano ai milanesi. Alla fine del XIII secolo, quando fu indetta l'esazione delle decime da parte del papa Urbano VIII, pur essendo troppo scarsi i dati offerti dalle “Rationes decimarum” per ricostruire l'estensione dei confini delle singole pievi, tuttavia è probabile, come afferma Roberto Perelli Cippo, che essi fossero, nella maggior parte dei casi, quelli riscontrati tre secoli più tardi dal vescovo Feliciano Ninguarda nella sua visita.pastorale. Le annotazioni delle “Rationes decimarum” del 1295 sembrerebbero registrare il momento di maggior estensione della pieve di Cuvio, in quanto vi erano inclusi paesi come Cugliate e Cunardo da una parte e Caravate, Cittiglio e Gemonio dall'altra. In questo periodo si trova incorporata nella pieve di Cuvio la chiesa di Cugliate che, secondo il "Liber notitiae sanctorum Mediolani" attribuito a Goffredo da Bussero, dovette far parte, insieme a Fabiasco e Cunardo, della pieve di Bedero Valtravaglia fin oltre il XIII secolo. Nell'anno 1398 le tre località non figurano più incorporate nella pieve di Valtravaglia, bensì inserite nella pieve di Agno, nell’attuale Canton Ticino (Cugliate e Fabiasco) e nella pieve di Cuvio (Cunardo). Dal registro delle "Rationes decimarum" risulta che, oltre ai canonici della collegiata, fossero presenti nel territorio della pieve dei cappellani presso i centri di Cugliate, Cittiglio, Rancio Valcuvia e Gemonio (vacante in quegli anni). Accanto ai cappellani, sia a Caravate che a Cittiglio, si trovavano anche dei chierici. I cappellani dovevano vivere in loco e, avendo pagato la decima, dovevano godere di benefici, presupposto per la futura erezione delle chiese stesse in rettorie e successivamente in parrocchie. Le “Rationes decimarum”, che testimoniano la presenza di chiese e di clero in determinate località, non escludono l'esistenza di altre chiese in Valcuvia: l'attestano singoli documenti, come nel caso di Vararo (da un atto dell'agosto 1178 risulta costituita in paese una decima in favore della collegiata), oppure fonti generali, come l'obituario di San Lorenzo dal quale risulta chiaro che nei secoli XIII-XIV ogni paese della valle aveva ormai la propria chiesa. Nell'obituario si trovano menzionate le chiese di Sant'Eusebio di Azzio, San Quirico di Brenta, Santa Maria di Cuveglio, San Martino in Culmine, San Martino di Rancio e San Michele e le “ecclesiae” di Cavona, Cassiano (Cassano), Duno. La fisionomia della pieve e delle chiese a essa collegate in tale periodo è pertanto ben definita. A partire da questo periodo si avvia quel moto di frammentazione della pieve che si concluse solo nel XIX secolo, quando le ultime chiese dipendenti da San Lorenzo di Canonica furono erette in parrocchia. Una delle prime separazioni dalla plebana potrebbe essere stata quella di Cittiglio: da un atto conservato nell’inventario dell’archivio della collegiata, datato 2 giugno 1235, risulta infatti che a Cittiglio esisteva già un curato con un beneficio; alla parrocchia di Cittiglio fu unita la chiesa di San Bernardo di Vararo fino al 1755, anno in cui questa fu eretta a sua volta in parrocchia (Il romanico dietro l'angolo).
Al tempo della visita pastorale del vescovo Feliciano Ninguarda in Valcuvia, dipendevano ancora da San Lorenzo, come chiesa matrice e plebana, le comunità di Cuvio, Cavona, Cuveglio, Arcumeggia, Duno, Vergobbio e Zuigno con Casale. A queste chiese bisognava aggiungere Orino e Azzio, alle cui chiese provvedevano gli abitanti del posto. Le altre chiese, che non dipendevano più da San Lorenzo erano dette “matrice separatae” (parrocchie), secondo l'espressione del Ninguarda stesso. Le chiese separate erano Rancio, Masciago, Ferrera, Bedero (Valcuvia), Brinzio, Cabiaglio, Cassano, Cunardo, Brenta, Cittiglio, Gemonio, Caravate. Il collegio canonicale della prepositura di San Lorenzo era composto da dieci canonici, tutti residenti, eccetto uno; il preposito aveva alle sue dipendenze anche un cappellano "in subsidium curae animarum"; il capitolo teneva presso di sé un chierico edituo (Visita Ninguarda 1589-1593).
Alla fine del XVI secolo l’ambito territoriale dipendente dai canonici di San Lorenzo si era dunque notevolmente ristretto. Altri distacchi si verificarono al tempo del vescovo Lazzaro Carafino, che resse la diocesi dal 1626 al 1665; risultano da lui erette in parrocchia le chiese di Sant’Ilario di Bedero e San Lorenzo di Orino. Risultano invece nella condizione di vice parrocchia San Michele di Cavona, San Sebastiano di Rancio e San Pietro di Brinzio. Sempre in questo periodo, precisamente nel 1633, Cunardo passò alla pieve di Marchirolo, quando la chiesa di questo paese fu eretta in prepositura. Anteriormente a questa data tutti i paesi della Val Marchirolo avevano fatto parte della pieve di Agno. Alcuni distacchi si verificarono nel corso del XVIII secolo: Casalzuigno nel 1749 e Arcumeggia nel 1759.
Con decreto 6 luglio 1798 (18 messidoro anno sesto repubblicano) venne soppresso il capitolo di San Lorenzo e ne vennero venduti i beni (Il romanico dietro l'angolo). Alla plebana rimasero soltanto il preposito e un coadiutore titolare (Visita Ninguarda 1589-1593, note). Il collegio canonicale venne ricostituito nel corso del XIX secolo e la chiesa di San Lorenzo conservò il titolo di prepositura fino al 1955 quando, con bolla vescovile 4 novembre 1955, venne elevata alla dignità di arcipretura. Il parroco pro tempore venne a godere del titolo di arciprete (bolla 4 novembre 1955) (Bollettino Ecclesiastico Ufficiale Diocesi di Como 1955).
A partire dalla metà del XVII secolo Canonica è attestata stabilmente come sede di un vicariato comprendente le parrocchie della pieve (Ecclesiae collegiatae 1758; Ecclesiae collegiatae 1794).

ultima modifica: 03/01/2006

[ Alessandra Baretta ]