comune di Binanuova sec. XII - 1757

Nel 1192 i consoli di Cremona costituirono il borgo franco di Binanuova, riconoscendo a esso gli stessi privilegi di cui godeva Soncino (Astegiano, 1895 – 1898, I, p. 183, n. 518; Menant 1993, p. 78). Nel 1403 fu soggetto alla signoria di Ugolino Cavalcabò, dominatore di Cremona e marchese di Viadana (Grandi 1856-1858, ad vocem). Nel 1451 Binanuova è menzionato tra la terre, le ville e i luoghi “que nunc obediunt civitati Cremone”, afferenti alla Porta di San Lorenzo (Elenco comuni contado di Cremona, 1451).
Binanuova è citato tra i comuni del Contado nel 1562 (Repertorio scritture contado di Cremona, sec. XVI-XVIII) ed elencato sempre tra i comuni del Contado nel 1634 (Oppizzone 1644). Nel “Compartimento territoriale specificante le cassine” del 1751 Binanuova era una comunità della provincia inferiore del Contado cremonese, dato confermato anche dalle risposte ai 45 quesiti della giunta del censimento, datate 1751 (Compartimento Ducato di Milano, 1751; Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3055). Il comune era feudo camerale dal 1538 e nel 1751 risulta infeudato al marchese Pozzi alias Cauzzi, che non percepiva alcun emolumento (Casanova 1904; Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3055).
Dalle risposte ai 45 quesiti emerge che il comune si amministrava attraverso un consiglio generale, convocato normalmente due volte all’anno su avviso del console al suono della camapna e formato da tutti i capifamiglia possidenti perticato rurale; si riuniva nella pubblica piazza, alla presenza dell’assistente regio, nominato dal podestà feudale. Una volta all’anno eleggeva due deputati al governo, scegliendoli tra coloro che si offrivano di farlo per il minore salario, e ad essi era affidata la cura del patrimonio pubblico e il controllo della giustizia dei pubblici riparti. Nella prima convocazione dell’anno nel consiglio veniva approvato il bilancio e si saldavano i conti con il tesoriere, mentre nella seconda, a giugno, si pubblicava il riparto delle imposte. Il comune nominava un proprio cancelliere, residente in loco, che redigeva le pubbliche scritture e in particolare il riparto delle imposte pubblicato in consiglio. L’archivio della comunità era conservato presso il cancelliere in una cassa.
L’esigua struttura istituzionale era completata dal tesoriere, eletto per pubblico incanto, che espletava tutte le operazioni relative alla riscossione dei carichi.
Alla metà del XVIII secolo il comune era sottoposto alla giurisdizione sia del podestà feudale, sia a quella del podestà di Cremona e il console, tutore dell’ordine pubblico, prestava giuramento sia alla banca del feudo, sia alla banca criminale della provincia inferiore della curia pretoria di Cremona. All’epoca la comunità contava 490 anime (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3055).

ultima modifica: 13/10/2003

[ Valeria Leoni ]