comune di Casalmaggiore sec. XIII - 1757

Intorno alla metà del XIII secolo Casalmaggiore era parte del contado di Cremona e iI Bresciani sostiene che dal 1248 il comune di Cremona inviasse a Casalmaggiore un proprio governatore. Nel 1315 Casalmaggiore fu occupata da Giberto da Correggio, mentre nel 1330 divenne parte del dominio dei Gonzaga. Tra il 1330 e il 1370, quando Casalmaggiore era parte del dominio gonzaghesco, la giurisdizione della città, sia civile sia criminale, si estendeva sul suo distretto originario, e su Sabbioneta, Ponteterra, Vigoreto, Quartiere de’ Regazzi, Quartiere de’ Codelupi e su altre località soggette ai Gonzaga. Nel 1370 passò sotto Luchino Visconti. È probabile che intorno al 1390 Casalmaggiore sia stata staccata dalla giurisdizione di Cremona: Casalmaggiore e le sue vicinanze si governarono perciò secondo usi e norme propri del tutto indipendenti dagli Statuti di Cremona. Tuttavia anche in precedenza Casalmaggiore aveva probabilmente giurisdizione sulla sua vicinanza e su altre ville vicine con le quali formava un distretto distinto dal resto del territorio cremonese. Nel 1407 erano signori di Casalmaggiore i Terzi di Parma che consegnarono la città a Venezia, che ne mantenne il dominio fino al 1426, quando fu occupata nuovamente da Filippo Maria Visconti. Nel 1427 Filippo Maria Visconti emanò a favore della comunità un privilegio. Con esso decretò: che le ville di Rivarolo dentro, Gambalone, Villanuova, Capella degli Scaurei, Camminata, Quattrocase, Casalbellotto, Roncadello, Staffolo, Vicomoscano, e Motta de’ Maltraversi fossero soggette tanto nel civile che nel criminale a Casalmaggiore e del tutto separate dalla giurisdizione di Cremona; che Casalmaggiore e il suo territorio fossero immuni ed esenti da tutti i pesi e fazioni; che Casalmaggiore fosse totalmente separata da Cremona; che gli abitanti potessero liberamente introdurre ed esportare nel o dal loro territorio i generi alimentari di cui avessero bisogno. (Romani 1829; Grandi 1856-1858, ad vocem)
Casalmaggiore ritornò sotto Venezia nel 1428 e fu successivamente riconquistata dai Visconti nel 1432. Quando nel 1451 su richiesta dei duchi di Milano fu compilato l’elenco dei comuni, luoghi, fortificati, terre e ville sottoposte alla giurisdizione di Cremona Casalmaggiore con le località prima nominate del suo territorio fu definito come “separatum in totum” (Elenco comuni contado di Cremona, 1451).
Tra il 1499 e il 1529, anno nel quale Casalmaggiore divenne definitivamente parte del ducato di Milano, la città cadde sotto il dominio di Venezia, dei Gonzaga, degli Sforza, dei Francesi, nuovamente dei Gonzaga, dei Pallavicino e infine degli imperiali. (Romani 1829; Grandi 1856-1858, ad vocem).
Dalle risposte ai 45 quesiti emerge che Casalmaggiore con le sue vicinanze che erano Vicobelignano, Agoiolo, Vicoboneghisio, Capella, Caminata, e le ville che erano Villanova, Rivarolo, Brugnolo, Vicomoscano, Staffolo, Casalbellotto, Quattro Case, Fossa Caprara e Roncadello non dipendeva da alcun feudatario. Casalmaggiore e le vicinanze e ville ad esso unite costituivano un unico corpo, si regolavano secondo i propri statuti e si dividevano le pubbliche gravezze, formando una “provincia” separata dal Contado cremonese.
Come previsto dal privilegio citato il comune di Casalmaggiore aveva il proprio podestà, inviato da Milano, che giudicava in civile e in criminale; le comunità delle ville e vicinanze erano soggette alla sua giurisdizione e i consoli prestavano giuramento al suo banco criminale; oltre all’onorario riceveva dalle vicinanze e ville un quantitativo di legna, nell’anno del sindacato gli stessi contributi erano dati anche al sindacatore, inoltre al podestà veniva data anche una casa per la sua abitazione; il podestà interveniva anche nell’amministrazione comunale. Dalla lettura degli statuti e delle risposte ai 45 quesiti della real giunta del censimento emerge il comune era amministrato dal consiglio generale e da un organo esecutivo più ristretto, il consiglio dei deputati (Casalmaggiore, Statuti; Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3057). La redazione delle pubbliche scritture era affidata al cancelliere; l’archivio del comune era conservato in due stanze: in una erano conservati i documenti contabili e ad esso era preposto un ragionato, che si avvaleva della collaborazione di un coadiutore, nell’altra erano riposti gli altri documenti del comune e in particolare le mappe del territorio e le scritture relative agli estimi, a capo di questa sezione dell’archivio vi era un archivista, coadiuvato da un aiutante.
Le operazioni relative alla riscossione dei contributi erano affidate al tesoriere che si avvaleva della collaborazione dell’esattore. La comunità manteneva un proprio oratore a Milano.
Alla metà del XVIII secolo Casalmaggiore e il suo territorio contavano circa 10.000 anime (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3057).

ultima modifica: 13/10/2003

[ Valeria Leoni ]