comunità generale di Mandello sec. XII - 1757

Comunità e comune della riviera di Lecco, fu capo di pieve.
Il toponimo è citato con sicurezza in un testamento dell’anno 769 (CDL), con il quale il diacono Grati lasciava, tra gli altri beni, gli oliveti che possedeva “in Mandello et Vareno”. In epoca longobarda Mandello fu corte regia, ossia terra di proprietà reale.
Nel territorio di Mandello l’arcivescovo di Milano possedeva beni nell’anno 931.
Dopo la disgregazione del contado di Lecco, il presule di Como ottenne una concessione imperiale, in seguito riconfermata, sulle peschiere della riviera del lago di Lecco (diritti di pesca a Mandello furono accordati nel 1013 dall’imperatore Arrigo alle monache di Sant’Ambrogio), concessione che gli diede forse ragione per porre il proprio dominio su Mandello. Tale possesso fu però costantemente rivendicato da Milano, che, riconosciutolo provvisoriamente a Como dopo la sconfitta subita ad opera del Barbarossa, per ottenere la partecipazione della città lariana alla lega lombarda, contestò poi, ottenendolo definitivamente nel 1196: da allora Mandello rimase milanese civilmente, conservando però l’unione religiosa con Como (Pensa 1974-1977).
Il comune appare già ben stabilito e agente nel 1160; verso il 1165 sorse una controversia tra i consoli di Mandello e quelli di Como circa il pagamento dei tributi e l’amministrazione della giustizia, conclusa con patti nel 1167 (Zucchi 1959).
In epoca viscontea, accanto all’istituto del comune, comprendente nella sua giurisdizione i vici che componevano la pieve di Mandello, il castello (citato come arcis, burgum, castrum, oppidum Mandelli) rappresentava il centro dell’autorità sovrana, luogo dove si amministrava la giustizia nel nome del signore di Milano.
Sotto la dominazione del magnifico ed eccelso signore Gian Galeazzo Visconti, furono compilati e confermati gli statuti di Mandello, in 355 capitoli, comprendenti le norme che stabilivano le pene per ogni genere di reato (consistenti generalmente in una multa in terzoli, ma le pene maggiori e gravi dovevano essere sentenziate dal “rector” di Mandello, o podestà); altri capitoli riguardavano obblighi famigliari di vedovanza, procedure di eredità, di successione, dote, testamento, tutorietà, usufrutto, emancipazione, obbligo di prestazione di alimenti, debitori e creditori, ricorsi e appelli.
L’autorità e la potestà di riformare gli statuti spettavano al consiglio del comune (organo di governo della comunità pievana); i comuni facenti capo a Mandello (”communia et universitates terrarum”), per parte loro, dovevano nominare un console (con l’obbligo di presentare le denunce al rettore di Mandello), un caneparo e due estimatori per ciascuno, come stabiliva il capitolo 307 degli statuti.
Il consiglio del comune pievano (comunità) erano formato, a norma degli statuti, da 24 consiglieri, in carica per sei mesi ed eletto dal consiglio uscente. Il consiglio nominava i sindaci tra le persone più probe del borgo (responsabili, con l’assistenza dei consiglieri, dell’amministrazione civile) e aveva il potere di obbligare uomini, comuni e università della pieve. Il giuramento solenne, con la destra posata sui vangeli e sugli statuti del borgo era richiesto, nell’atto di entrare in carica, ai consiglieri, consoli, procuratori, canevari, estimatori, notai, servitori, campari, ed in generale a qualsiasi ufficiale del comune (statuti di Mandello sec. XIV; Anderloni, Adami 1932).
Tra XV e XVI secolo, la terra di Mandello (ritenuta la principale tra quelle della sponda orientale del Lario) fu infeudata dapprima a Tomaso Tebaldi di Bologna, poi al conte Pietro dal Verme, infine al cavaliere Gaspare Sanseverino. Nel 1533 fu concessa al conte Paolo Fregoso la facoltà di vendere Mandello, con altre terre, al senatore Francesco Sfondrati. Il 23 ottobre 1537 Mandello con Varenna, Bellano, Dervio, Corenno e Monte Introzzo e le loro pertinenze furono erette in contado (contado della riviera), con la ragione di tenere un mercato settimanale in Mandello (il feudo fu devoluto nel 1788) (Casanova 1904).
Negli estimi del ducato di Milano del 1558 e nei successivi aggiornamenti fino al XVII secolo, Mandello risulta inserito nella riviera di Lecco (Estimo di Carlo V, Ducato di Milano).
In un prospetto comprendente tutte “le terre del ducato di Milano et altre con esse tassate per le stara di sale”, risalente al 1572 (Terre Ducato di Milano, 1572), era compresa Mandello, nella riviera di Lecco.
Secondo quanto riportato nelle risposte ai 45 quesiti della real giunta del censimento, nel 1751 la comunità generale di Mandello, compresa nella riviera di Lecco, era infeudata ad Ercole Sfondrati, conte della riviera, al quale corrispondeva annualmente lire 384.15 “per antica convenzione”.
La comunità era sottoposta all’officio pretoriale (podestà feudale) di Mandello, presso la cui banca criminale prestavano ordinariamente giuramento i consoli dei comuni compresi nella giurisdizione pievana.
Al podestà, che era allora Paolo Antonio Mornigo, la comunità generale pagava lire 460.16 di salario, oltre a lire 24 annue per la visita delle strade e a lire 6 ogni sei mesi per assistenza ai conti.
La comunità generale di Mandello, “essendo anche capo di pieve” – come attestano le risposte – non era dipendente “da altro comune”: era costituita dai comuni di Abbadia; Borbino; Linzanico; Grebbio; Lombrino; Olcio; Rongio; Molina; Tonzanico; Motteno; Maggiana; Somana; Molini inferiori e superiori. Altri due comuni le erano in parte aggregati, cioè Vassena e Lierna, senza altro effetto che il comune di Vassena aveva “il comodo di pagare a Mandello in ragione del 3% del totale spettante a Mandello di diaria, camerale, o sia cavaleria, fitti di censi del sale ed imposte straordinarie della congregazione di Stato”, e questo per antica convenzione fra i rispettivi comuni. Con la stessa regola Vassena corrispondeva anche “al salario del podestà e sua curia, convenzione del conte feudatario, manutenzione del pretorio, fatta di strade”. Per quanto riguardava Lierna, questo comune passava “da sè alla provincia di Milano in ragione di lire 24.19.6 per cento del totale spettante a Mandello de’ suddetti carichi sì reali, che della provincia, e simili, e ciò per riparto fatto l’anno 1743 in cui seguì la separazione tra rispettivi comuni in esecuzione di sentenza magistrale dell’anno 1731”; per ciò che concerneva “a’ locali, come del salario del podestà e sua curia, convenzione del feudatario, fatta di strada, manutenzione del pretorio”, anche di questi capitoli di spesa il comune di Lierna corrispondeva nella stessa proporzione, e per il rimanente dei suoi interessi locali parimenti si regolava in modo autonomo.
La comunità generale di Mandello aveva nel 1751 il proprio consiglio ordinario o particolare, formato da dodici consiglieri che erano “li comunisti primi estimati”, non essendovi altri ufficiali che il solo archivista.
Il consiglio, convocato ogni anno il 31 dicembre, nominava tre sindaci, ai quali spettava l’incombenza dell’amministrazione e cura degli interessi del comune; rimanevano competenza del consiglio la discussione delle questioni straordinarie, la pubblicazione delle imposte e taglie, la sottoscrizione dei mandati per le spese del comune.
La comunità aveva un cancelliere, “non già con specifico obbligo di risiedere, ma però di non mancare” (in caso che alla comunità occorresse la sua assistenza), con un salario di lire 130 annue.
La comunità generale aveva un archivio nel quale si conservavano le scritture pubbliche, posto nella pubblica sala del pretorio, il quale aveva “tre chiavi differenti”, una delle quali restava presso l’archivista, le altre due una per ciascuno ai due sindaci più vicini alla residenza.
L’esattoria veniva appaltata; venivano messi all’incanto inoltre “vari terreni zerbivi e asciutti brugati dispersi sui monti e nelle dirupate valli”, chiamati “le sorti”, possedute dalla comunità generale nel suo complesso (”a titolo comunale”); dei boschi comunali, di legna minuta e grossa, alcuni venivano messi all’incanto, altri lasciati al godimento del pubblico.
Nel 1751 la comunità generale di Mandello contava circa 2.896 abitanti “secondo le notificazioni dei consoli” (Risposte ai 45 quesiti, 1751, Mandello).

ultima modifica: 12/06/2006

[ Saverio Almini ]