comune di Meleti sec. XVI - 1757

La località è probabilmente identificabile con “Meletum”, dove era situata la cappella di S. Quirico donata al monastero di S. Pietro di Lodivecchio nel’877. “Curtis” vescovile, come attestato da atti della seconda metà del sec. XII era capopieve, come documentato del provvedimento col quale nel 1181 il vescovo di Lodi stabilì che i fedeli di Lardera vi si recassero per ricevere il battesimo . Nel 1207 i Pusterla, che tenevano la “curtis” in feudo dall’episcopio lodigiano, ne vendettero l’ “honor” e il “districtus” al comune di Lodi (CDL II 1)
Infeudato da Gian Galeazzo Visconti a Guglielmo Bevilacqua nel 1385, costituì la contea di Maccastorna; sottratto a Cremona nel 1419 insieme a Castelnuovo e Maccastorna fu quindi venduto a Luigi Bossi nel 1452. I Bossi conservarono il feudo fino alla seconda metà del Cinquecento, quando passò ai Filiodoni, cui successero succesivamente i Besozzi e i Corio (Agnelli 1917 a).
In età spagnola, quando il Contado lodigiano fu suddiviso nei Vescovati Superiore, di Mezzo, Inferiore di strada Cremonese e Inferiore di Strada Piacentina, il comune apparteneva al Vescovato Inferiore di strada Cremonese (Tassa dei cavalli).
Secondo il “Compartimento territoriale” del 1751, la comunità era unita a Cassina Cavetta, Cassine vicine a Strata Iulita, S.Dionigi e Cajno con Chiosazzo, Monteiusto e Cucca con Chiavignogne, Cassinazza con Palazina, Molino (Compartimento Ducato di Milano, 1751).
Secondo le risposte date ai 45 quesiti disposti dalla Regia Giunta per il Censimento, nello stesso torno di anni Meleti contava circa 600 abitanti ed era feudo del conte Visconti Figliodoni. Rappresentava il feudatario un podestà che aveva in Meleti un proprio luogotenente; a questi, come pure al podestà di Lodi, prestava giuramento il console del comune.
Retto da un consiglio generale, il comune era amministrato dal console, eletto dalla comunità, e da tre deputati: eletti dal feudatario, dal publico per il reale e dal personale, essi dovevano garantire la tutela dell’equità dei pubblici riparti. Completava l’organico amministrativo un cancelliere, stipendiato con 50 lire annue e responsabile della custodia della documentazione pubblica, conservata in “una casa separata ove si trattano e si fanno gl’interessi della stessa comunità”. La riscossione delle taglie era affidata a un esattore, nominato con asta pubblica.
(Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3050)
Nella seconda metà del Settecento, la suddivisione in Città e Contado venne meno in seguito all’applicazione della riforma teresiana: i Vescovati vennero suddivisi in 24 Delegazioni, ognuna delle quali composta da un numero variabile di comunità: in seguito a tale riassetto, dunque, Meletto risulta compreso nella XXIV delegazione (editto 10 giugno 1757).
Alla riorganizzazione del territorio non se ne affiancò una istituzionale; in linea di massima (con poche eccezioni), l’organizzazione politico – istituzionale delle singole comunità restò invariata. Quindi mantennero le tradizionali funzioni (naturalmente dove presenti) i convocati generali degli estimati, i deputati e i sindaci.

ultima modifica: 10/01/2005

[ Cooperativa Mémosis - Lodi ]