maestrato camerale 1750 - 1786

Con la riconquistata autonomia del ducato di Mantova da quello di Milano e la successiva esecuzione del piano dei tribunali ed uffici della città e ducato di Mantova del 1750 (piano 15 marzo 1750), il 2 aprile 1750 “veniva insediato il ripristinato magistrato camerale” (Mantova 1958-1963). Il maestrato camerale (così denominato nel detto piano) era composto dal presidente e quattro questori togati e doveva provvedere all’“amministrazione di tutte le rendite regali e patrimoniali, sì ordinarie che straordinarie del ducato di Mantova ed insieme la privativa cognizione di tutte le cause camerali per qualunque somma”. Doveva curare l’esazione di tutte le imposizioni, tasse, dazi e gabelle, comprese le multe e le condanne irrogate dagli altri giudici, secondo le note da essi compilate e trasmesse alla ragionateria camerale”. Doveva occuparsi dell’amministrazione dei beni allodiali, enfiteutici e feudali della regia camera, delle fabbriche, teatri e mulini, avendo “cura della scalcheria”. Era di sua competenza la materia annonaria e quella relativa ad acque e strade, per le quali, oltre alla giurisdizione civile, aveva “la criminale privativa a qualunque altro giudice sì della città che del ducato nelle cause de’ contrabbandi, usurpazioni d’acque, danneggiamento delle strade, de’ beni allodiali e loro dipendenze, estrazioni proibite di generimale versazione dell’amministrazione de’ pubblici” . Doveva infine controllare i resoconti degli “amministratori de’ corpi pubblici e delle comunità, ogni anno della loro amministrazione, invigilando attentamente alla legalità ed economia di essa, facendone anche relazione al governo”.
Oltre al presidente, che doveva sopraintendere alla attività dei questori togati e degli ufficiali dell’ufficio e aveva inoltre “l’ispezione sopra tutti i pagamenti”, e ai questori togati, ognuno dei quali svolgeva delle precise “incombenze” assegnate ad arbitrio del presidente, nel maestrato camerale operavano due avvocati fiscali, che erano addetti “alla difesa di tutte le cause, articoli ed emergenze riguardanti il diritto”, e due sindaci fiscali, che curavano le istanze e la costruzione dei processi. Vi erano quattro “uffizi di notai”, un sopraintendente alle vie regali e pubbliche, due esecutori “per la sollecitudine delle cause e per la riscossione de’ crediti camerali”, tre portieri e due cursori. Vi erano inoltre un agente camerale, dipendente dal questore competente alla sovraintendenza delle fabbriche e dei beni allodiali, un perito camerale, un commesso della scalcheria, il fattore di Viadana, e uno scrittore per gli affari di “scalcheria”. Dipendevano dal maestrato camerale la ragionateria camerale, che era formata da un ragionato generale, due coadiutori e uno scrittore, e doveva “tenere la scrittura camerale” e redarre i bilanci di “prevenzione” e di “consunzione”, e l’ufficio delle contribuzioni, che era formato da un commissario, un cancelliere, un vice cancelliere, due ragionati, due scrittori e un portiere. Faceva parte infine del maestrato camerale un capitano e un vice capitano della navigazione “colle solite incombenze per li comandi delle barche e pel regolamento della paronesca” (piano 15 marzo 1750; Castelli 1994).
Con il piano relativo al “nuovo siatema dei tribunali per lo stato di Mantova”, pubblicato il 31 dicembre 1771, venivano redifinite le competenze del maestrato camerale, che doveva occuparsi di “tutte le materie riguardanti l’amministrazione de’ dazi, regalie ed ogni altra specie di redditi camerali”, mentre la giurisdizione sulle cause che in passato erano di sua competenza passavano al supremo consiglio di giustizia (piano 31 dicembre 1771), sancendo “la fine della promiscuità di prerogative esistita fino a quel momento fra i due principali dicasteri”. Il maestrato camerale diventava un organo puramete amministrativo con competenza su regie finanze, commercio, commercio annona, censo, acque e strade, pesi e misure, zecca. “Questi settori sarebbero stati suddivisi fra quattro consiglieri, due per le finanze (cioè uno per le privative e uno per i dazi), uno, obbligatoriamente forestiero, per il censo e uno per le altre incombenze, coordinati dal predidente e assistiti da un visitatore” (Mori 1998).
Con l’attivazione nel 1786 del “piano di amministrazione civile politica per la Lombardia Austriaca”, il maestrato camerale cessava la propria attività.

ultima modifica: 19/01/2005

[ Giancarlo Cobelli ]