giunta urbana del censimento 1719 - 1757

Costituita nel 1719 la Giunta urbana del censimento, incaricata di contrastare l’operato delle giunte censuarie statali e di difendere gli interessi patrimoniali del patriziato milanese, era composta da sei decurioni, figure influenti, di grande prestigio e particolarmente esperte in materia fiscale: “oltre al famoso Carlo Borromeo, che era stato viceré di Napoli e commissario imperiale per i feudi, vi era un membro del Consiglio segreto o un esperto diplomatico, due giureconsulti di collegio, generalmente ex vicari di provvisione e senatori, un commissario degli eserciti ed un uomo di fiducia della Città, revisore dei conti; e ancora per tutta la durata di questa Giunta non mancò quasi mai un conservatore degli ordini” (Pino 1982, p. 143-145).
Per consentire alla Giunta urbana del censimento di svolgere nel miglior modo possibile le incombenze a lei attribuite, il Consiglio generale era in potere di autorizzare deroghe alla regola secondo cui soltanto i decurioni potevano esserne membri, permettendo quindi ad ex-decurioni, cioè a decurioni dimissionari, di continuare a farne parte. Scopo del Consiglio era impedire la perdita del vasto patrimonio di conoscenze, esperienza ed affiatamento acquisito dai membri della Giunta nel corso del lavoro su una materia importante come quella censuaria.
Alle riunioni della Giunta urbana, presieduta dal vicario di provvisione e dal luogotenente regio, intervenivano anche i due sindaci ed i due avvocati della città, figure che partecipavano con voto consultivo – non decisivo – a tutte le riunioni delle congregazioni civiche, ed ai quali erano attribuite mansioni di carattere tecnico. Esperti di giurisprudenza e delle istituzioni civiche tali officiali ricercavano i precedenti nell’archivio e stendevano memoriali e consulte sulla base di proposte formulate dai decurioni durante le adunanze della Giunta urbana. I sindaci, che appartenevano ai collegio dei causidici e notai, tenevano in ordine l’archivio e cercavano le informazioni storiche, che sarebbero servite per fornire ai decurioni tutti gli elementi necessari per prendere decisioni. Gli avvocati, che provenivano solitamente dal Collegio dei giureconsulti stendevano dopo le riunioni della Giunta i ricorsi ufficiali. Dopo i primi due anni le riunioni della Giunta si fecero meno frequenti e, a partire dal 1724, si intensificarono invece quelle di un’assemblea più ristretta, formata dal vicario, dal luogotenente, dai sindaci e dagli avvocati. I decurioni non ne erano esclusi ma la loro partecipazione non era giudicata necessaria. Queste assemblee analizzavano i problemi emersi e proponevano la linea da adottare ai decurioni della Giunta, ai quali spettava pur sempre la decisione definitiva.
La Giunta urbana che aveva ricevuto dal Consiglio generale ampia autonomia decisionale ed esecutiva non si riuniva a scadenze regolari, bensì ogni qualvolta le circostanze lo richiedessero. Talvolta le riunioni si protraevano fino a notte inoltrata e venivano convocate anche in piena notte e nei giorni festivi. Precedere le sessioni della Congregazione dello stato e quindi concordare insieme come ed in qual senso il vicario potesse o dovesse cercare di condizionare i lavori in corso erano gli scopi principali di queste improvvise adunanze. Il vicario prima delle riunioni della Congregazione dello stato, si appartava infatti con i suoi singoli membri, per scoprire le loro intenzioni e convincerli ad adottare la linea convenuta nella assemblea straordinaria della Giunta urbana. Quando il vicario non riusciva a fare accettare ai membri della Congregazione dello stato le sue proposte evitava di affrontare l’argomento o ne rimandava la discussione (Pino 1979; Pino 1982; Pino 1985; tesi Martini 1993-1994).
La Giunta urbana del censimento continuò a svolgere le sue mansioni sino al 1757 quando la seconda Giunta del censimento, presieduta da Pompeo Neri, venne definitivamente sciolta.

ultima modifica: 19/01/2005

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