maestri delle entrate ordinarie sec. XIV - 1541

Magistratura finanziaria più importante del Dominio perché gestiva la quasi totalità delle entrate ducali, i Maestri delle entrate ordinarie, di origine viscontea, subirono alcune limitazioni nelle loro competenze a partire dal 1469, quando Galeazzo Maria Sforza, istituì un solo tesoriere generale e trasformò la tesoreria da semplice ufficio contabile in banca (Leverotti 1997, p. 24).
La politica del duca, intenzionato a consolidare sempre più il proprio potere personale a scapito delle magistrature cittadine, si concretò infatti inizialmente con la conquista delle magistrature attraverso il rinnovo degli uomini o l’immissione in esse di persone di sua fiducia, ed in seguito con l’alterazione delle competenze di quelle stesse magistrature.
I maestri continuavano tuttavia a tenere la nota di tutte le entrate e spese delle singole città che componevano il Dominio e quindi a ricevere i rendiconti mensili dai referendari cittadini, officiali nominati direttamente dai maestri, i quali erano tenuti a scegliere tra quei candidati che dimostrassero di essere “circumspecti, prudentes, intratarum er datiorum peritiam habentes et experti”.
Non avendo Milano un suo referendario cittadino essi, in collaborazione con un maestro straordinario, con il referendario generale e con il giudice generale dei dazi, erano tenuti inoltre a curare l’appalto degli incanti dei dazi della città. E ancora ogni anno, nel mese di gennaio, i maestri, sulla base di un “quadernetto” compilato e firmato dal ragioniere generale, dovevano valutare le entrate e spese del Dominio, e decidere con i referendari, come recuperare ulteriori entrate qualora avessero valutato insufficienti quelle previste.
Prima di segnalare ai ragionieri l’ammontare degli stipendi e prima ancora che il loro ammontare venisse trasmesso al tesoriere generale ed ai ragionieri della carta e del papiro per le opportune registrazioni, i Maestri ordinari erano tenuti a concordare con il duca la “possibilità” e soprattutto le modalità di pagamento. Ad essi era inoltre affidato il controllo mensile di tutti i conti delle note delle entrate e spese fatte dal tesoriere generale, inviate loro giornalmente e di quelle dei “sescalchi e degli spenditori di corte” anch’esse recapitategli quotidianamente.
E ancora ai maestri ordinari spettava dare corso ai “restauri”, cioè ai rimborsi decisi dal duca, e controllare che i ragionieri del papiro registrassero su un apposito libro tutti gli oneri ed esenzioni concesse.
Spettava infine ai maestri ordinari trattare le ragioni finanziarie delle terre prive di referendari e tesorieri (Leverotti 1997, p. 25).

ultima modifica: 19/01/2005

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