congregazione dello stato 1791 gennaio 20 - 1796 agosto

Con reale dispaccio 24 gennaio 1791, la Congregazione dello stato, soppressa da Giuseppe II nel 1786, venne riportata in vita da Leopoldo II, che accolse così le richieste formulate in tal senso dalla Deputazione sociale costituita dai rappresentanti delle province lombarde riunitisi a Milano nel giugno 1790 per deliberare in comune sopra tutti gli oggetti che potevano “esigere o meritare un sovrano provvedimento e specialmente sul bisogno […] d’una rappresentanza permanente della società generale dello stato”.
Ricostituita “colla sua cassa, ragionateria ed archivio, come pure colle altre prerogative, facoltà, inspezioni ed incumbenze state godute ed esercite rispettivamente dalla medesima fino al giorno della sua cessazione” (art. I), la Congregazione, “quale rappresentante la società generale delle province costituenti lo Stato di Milano”, doveva essere preventivamente consultata dal governo “tanto sopra gli oggetti riguardanti direttamente l’amministrazione e competenza civica sociale, a norma della passata osservanza, quanto anche nelle cose di regio e pubblico servizio, ogni qual volta si tratterà di qualche provvidenza e determinazione di massima, ovvero di un cambiamento de’ regolamenti che riguardino il bene universale dello Stato o involvano l’interesse generale e l’indennità comune del patrimonio sociale oppure il bisogno o l’interesse particolare di qualche città o provincia” (art. II).
In particolare essa andava interpellata in merito alle variazioni delle partite di bilancio e all’imposta generale (art. XI) e le dovevano essere trasmessi gli ordini e i regolamenti sovrani “emanati in qualunque forma, che riguardino un oggetto di sua competenza o le debbano servire di norma e direzione nell’esercizio del suo istituto” (art. III).
Alla Congregazione venne inoltre concessa la possibilità di presentare istanze e ricorsi direttamente al sovrano, senza più dovere necessariamente passare attraverso il canale governativo. A tal fine essa aveva facoltà di tenere stabilmente un proprio “deputato” a Vienna, “eletto fra il ceto nobile delle diverse città indipendentemente dall’approvazione governativa”, con mandato biennale (art. IV). Gli furono poi affidate anche “le incombenze per il disimpegno delle fazioni militari, che prima del 1786 spettavano all’abolita Commissaria dello stato” (art. XIII).
A capo della Congregazione dello stato stava, “secondo l’antica consuetudine, il Vicario di provvisione per tempo della città di Milano”; restava ugualmente confermata dal sovrano “la carica di regio delegato presso la Congregazione, colle facoltà spettanti alla sua rappresentanza. Essendo poi identica in oggi la natura e sfera delle incumbenze spettanti agl’individui della Congregazione cesseranno in avvenire le antiche discrepanti denominazioni di delegato, oratore e sindaco e vi sarà sostituita per tutti indistintamente quella di assessore primo e secondo” (art. V).
I due primi assessori per la città e provincia di Milano, eletti dal Consiglio generale tra i membri della Congregazione municipale, dovevano essere uno decurione e l’altro patrizio e, se possibile, appartenente al Collegio dei nobili giurisperiti. Analogamente i primi assessori delle città e province di Pavia, Cremona, Lodi e Como e l’assessore unico per Casalmaggiore andavano scelti tra il ceto decurionale patrizio e possibilmente tra i membri del Collegio dei nobili giurisperiti.
Al contrario il terzo assessore per la città e provincia di Milano ed il secondo per le altre dovevano provenire dalla “classe de’ possessori estimati non patrizj, che abbiano la scutizzazione corrispondente alla riforma o alla pratica attuale rispettiva delle singole città e province” (art. VI).
La durata dell’incarico di assessore era quadriennale “salva per la prima volta la proroga della metà di essi ad un biennio per stabilire il turno della rispettiva scadenza fra gl’individui delle città e provincie” (art. VII) (dispaccio 24 gennaio 1791 a).
La Congregazione mantenne inalterate le proprie funzioni e la propria organizzazione fino alla caduta del governo austriaco.
Dopo l’ingresso in città delle armate napoleoniche la Congregazione dello stato, “composta di 13 membri, incaricata dell’amministrazione in tutta la Lombardia”, venne “provvisoriamente ritenuta nelle funzioni che gli erano attribuite dal suo istituto”, che doveva esercitare ora “a nome della Repubblica francese sotto la vigilanza e l’autorità degli agenti militari”, ai quali la Congregazione – detta anche Congresso dello stato – era “obbligata a rendere conto” (ordinanza 30 fiorile anno IV).
Ottenuta la consegna delle casse del fondo di religione e della pubblica istruzione (avviso 10 maggio 1796), sul finire del mese di giugno essa trasferì i propri uffici dal palazzo del Broletto al palazzo Marini (avviso 9 messidoro anno IV).
Il 25 agosto il Congresso dello stato, i cui membri erano stati frattanto ridotti da 13 a 4 (Zaghi 1986), annunciò di essere “entrato in tutte le funzioni della cessata Agenzia militare” (avviso 8 fruttidoro anno IV), mentre il giorno seguente partecipò di avere assunto l’amministrazione “e percezione delle finanze ed altre rendite camerali e l’ispezione direttiva di tutti i pubblici stabilimenti, contro il pagamento di un milione di lire milanesi al mese, compresa la diaria ed il mensuale”, da contribuirsi alla Repubblica francese (ordine 9 fruttidoro anno IV). Nei giorni successivi la Congregazione dello stato mutò la propria denominazione in Amministrazione generale della Lombardia.

ultima modifica: 03/04/2006

[ Cooperativa Archivistica e Bibliotecaria - Milano ]