comitato di difesa 1848 marzo 20 - 1848 marzo 22

Durante l’insurrezione di Milano e prima ancora della formazione del governo provvisorio di Milano, avvenuta il 22 marzo 1848, l’attività amministrativa e di guerra del comune era stata divisa in cinque grandi branchie: vigilanza e sicurezza personale, finanza, guerra, difesa e sussistenza. L’ordinanza del 20 marzo 1848 del podestà di Milano Gabrio Casati annunciava infatti che la Congregazione municipale assumeva in via interinale la direzione di ogni potere; che venivano nominati altri collaboratori del municipio e che si istituivano quattro comitati con funzioni esecutive: uno di vigilanza sulla sicurezza personale, uno di finanza, uno di sussistenza e uno di difesa. Il comitato di difesa fu composto da Riccardo Ceroni, direttore in capo; da Antonio Lissoni, comandante e organizzatore della guardia civica; da Augusto Anfossi, comandante di tutte le forze attive; da Antonio Carnevali, direttore di tutti i punti di difesa e da Luigi Torelli in qualità di direttore delle ronde, delle pattuglie e dei corpi di guardia. Segretari furono Alessandro Biaggi e Luigi Narducci. Come gli altri comitati costituiti, anche quello di difesa nei due giorni conclusivi dell’insurrezione milanese ebbe funzioni paragonabili a quelle di un ministero: ai suoi membri era riconosciuto il diritto di iniziativa e uno di essi partecipava alle sedute del governo provvisorio con l’obbligo però di riferire sulle attività prese e sugli affari di competenza. Il comitato collaborò fraternamente con il consiglio di guerra, l’organismo creato la mattina del 20 marzo da Carlo Cattaneo e composto da Enrico Cernuschi, Giorgio Clerici e Giulio Terzaghi. Con la formazione del comitato si erano evidentemente venuti a creare due organismi dedicati alla difesa della città e alla guerra ed infatti il giorno conclusivo dell’insurrezione milanese il consiglio di guerra decise di dimettersi. Presentando al Casati le dimissioni del consiglio la mattina del 22 marzo, Carlo Cattaneo propose al podestà stesso la fusione del consiglio con il comitato di difesa con lo scopo di dare continuità alle operazioni belliche: venne così costituto il comitato di guerra, presieduto da Pompeo Litta.
Il 23 marzo il governo provvisorio accettò le insistenti proposte di organizzare una guardia civica. Le cariche principali furono così distribuite: generale comandante fu Pompeo Litta e capo dello stato maggiore Alessandro Scalvini. Aiutanti di questi furono Cesare Cima, Gennaro Viscontini, Emanuele Borromeo, Emilio Tasca, Pietro Lazzati, Antonio Rusca e Lodovico Re. Due giorni dopo, il 25 marzo, a questi si aggiunsero Giovanni Mazzucchelli, Alessandro Litta, Enrico Dolcini, Carlo Battaglia, Giuseppe Pollini e Antonio Sangiuliani. Il 25 giugno fu decisa la creazione di un vero e proprio comitato centrale straordinario per l’organizzazione e l’armamento della guardia nazionale. Presidente del comitato fu il Moroni; membri furono Carlo Bassi, Gilberto Borromeo, Cesare Clerici, Guglielmo Fortis, Antonio Litta Arese, Benigno Brogli, Pietro Maestri, Alessandro Porro, Lodovico Belgiojoso, il generale Camillo Rougier e Gabrio Sormani (Candeloro 1960; Cattaneo 1849; Marchetti 1948 a; Meriggi 1987; Raccolta 1848; Curato 1960).

ultima modifica: 06/01/2003

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