monte Napoleone 1805 - 1816

La costituzione di Lione del 26 gennaio 1802, all’art.125, stabiliva che: “tutti i debiti e crediti delle diverse provincie, le quali in oggi forman parte della Repubblica, appartengono alla nazione” (costituzione 1802). Il pagamento del debito pubblico venne poi regolato con legge 21 marzo 1804, che prevedeva una duplice modalità: attraverso il consolidamento in iscrizioni con interesse del 3 e mezzo % oppure con rescrizioni senza interesse accettate per l’acquisto dei beni nazionali (Vietti 1884).
Circa due mesi dopo, con legge 20 maggio 1804, i creditori dello stato vennero uniti e rappresentati in un unico corpo denominato Amministrazione dei fondi del debito pubblico, formato da un prefetto, due viceprefetti e da un consiglio di amministrazione di 5 membri, con sede nei locali del Monte di Santa Teresa. Ad esso competeva l’esercizio di tutte le operazioni relative al pagamento dei creditori e alla gestione e conversione dei fondi di consolidazione e di ammortizzazione (Roberti 1946-1947).
La legge generale di finanza per gli anni 1805 e 1806, all’art. 12, stabilì poi che: “l’Amministrazione dei fondi per la consolidazione ed ammortizzazione del debito pubblico” mutasse denominazione in “Monte Napoleone” (legge 17 luglio 1805); un nome scelto – stando alle parole attribuite dal Coraccini all’imperatore – per “dare una garanzia di più a quegli impegni ed obbligazioni che lo costituiscono tale e nello stesso tempo un nuovo vigore al credito pubblico” (Coraccini 1823). A questo fine la citata legge di finanza dispose inoltre, all’art. 13, che i fondi per il pagamento delle rendite del Monte costituissero sempre “la prima parte del conto preventivo d’ogni anno”. L’interesse del debito pubblico sul Monte Napoleone non poteva comunque “in alcun tempo oltrepassare l’annua rendita di cinque milioni” (legge 17 luglio 1805).
Se in origine il Monte Napoleone aveva il duplice scopo di riunire in un solo organismo l’enorme massa di titoli, obbligazioni, luoghi o cambiali, che gravavano sul regno, quale successore dei precedenti stati, e, dopo avere tacitato i creditori con nuovi titoli, quello di emettere altri prestiti per trarne i mezzi finanziari per i bisogni dello stato (Roberti 1946-1947); col passare del tempo su di esso vennero caricate diverse altre funzioni, come il pagamento delle pensioni, che prima era effettuato direttamente dal tesoro, o il disbrigo degli affari in precedenza affidati alla Direzione del demanio.
Alla cassa d’ammortizzazione, costituita presso il Monte fin dalla sua fondazione, si vennero pertanto ad aggiungere una cassa di garanzia, prevista con la legge di finanza del 1810, e in seguito una cassa speciale per le pensioni. Per ciascuna delle tre amministrazioni la prefettura del Monte mantenne una contabilità separata (Sandonà 1912).
La cassa d’ammortizzazione, istituita al solo scopo di ammortizzare il debito iscritto, venne via via gravata di vari altri incarichi, che il conto di amministrazione delle finanze del 1810 così riassumeva: “1° degli interessi e dei capitali dei depositi ed impieghi di denaro fatti sul Monte Napoleone; 2° degli assegni alle Mense vescovili, ai capitoli ai seminarii ed altri stabilimenti di culto; 3° di pagare in denaro gl’interessi ed il capitale dei residui boni del decreto 29 marzo 1809 e di quelli creati dagli art. 18, 19 e 20 della legge 11 marzo 1810” (Vietti 1884). Sulla cassa ricadde inoltre l’amministrazione e l’alienazione dei beni demaniali; essa esigeva poi i capitali per le affrancazioni di livelli ecclesiastici; riceveva i depositi ordinati dalle autorità e quelli che a titolo di cauzione venivano fatti dai ricevitori dipartimentali, notai, patrocinanti, ecc.; soccorreva infine il tesoro del Regno con boni a proprio carico, dei quali soddisfaceva l’interesse ed il capitale (Sandonà 1912).
Alla cassa di garanzia, formata con la legge di finanza del 1810, spettava invece coprire tutte le rendite perpetue a carico dello stato, vale a dire: interessi del debito inscritto proveniente da liquidazioni, annualità alla legion d’onore, quota parte del debito degli stati romani, dotazioni ai gran feudatari, ai militari francesi e a quelli italiani, dotazione delle commende a quattro grandi ufficiali della corona, dotazioni della corona di ferro e del Senato, rendita perpetua a favore del tesoro di Francia, indennizzi ai comuni per vendite forzate.
La cassa delle rendite vitalizie e delle pensioni infine era incaricata del pagamento di tutte le pensioni temporanee o vitalizie a carico dello stato, che, al 1° gennaio 1812, risultavano così classificate: pensioni ecclesiastiche ed assegni temporanei del culto, pensioni civili, pensioni militari, pensioni ai nobili veneti.
Tanto la cassa di garanzia che quella delle pensioni ricevevano la loro dotazione dal tesoro dello stato (Sandonà 1912).
Nel 1810, per le verifiche annue dell’amministrazione del Monte, venne istituita una commissione formata da due senatori, due consiglieri di stato e un membro della regia contabilità (Roberti 1946-1947).
Dopo la caduta del Regno italico il governo austriaco assunse l’amministrazione provvisoria del Monte Napoleone, sospendendo però i pagamenti, finché, con sovrana patente 12 febbraio 1816, venne disposta la liquidazione delle rate semestrali ai creditori per rendite iscritte, nei quali concorressero le due qualità di sudditi e di aventi domicilio nello stato austriaco (Vietti 1884).
In quel periodo la direzione dell’istituto, indicato come I.R. Prefettura del Monte, venne affidata al prefetto provvisorio Giovanni Maestri (almanacco 1817).
Nel frattempo, con la spartizione dei territori del Regno italico tra Austria, Santa sede, Regno di Sardegna e ducati di Modena e Parma, si era posta la questione della eventuale conservazione del Monte o della divisione delle sue attività e passività tra gli stati interessati, oltre al riconoscimento o meno delle voci che componevano tali passività.
Della materia, presente nello stesso trattato di Vienna, che, all’art. 97, riconosceva tra l’altro la necessità “di dare all’Istituto, noto sotto il nome di Monte Napoleone in Milano, i mezzi di soddisfare i suoi creditori”, venne investita una commissione apposita, che si espresse a favore della soppressione del Monte e della divisione del suo attivo e del suo passivo tra gli stati succeduti al soppresso Regno d’Italia (Sandonà 1912).
Le convenzioni tra i singoli stati circa la ricognizione ed il riparto del debito furono sottoscritte tra il 1816 e il 1818 e il 15 agosto 1820 fu firmato “l’Atto di riparto fra le sovranità interessate”, cui seguirono le singole misure di riparto e liquidazione operate dalla commissione diplomatica, avente sede a Milano, nel palazzo del Monte.
Per provvedere alla liquidazione della quota di debito del cessato Regno d’Italia finita a carico del Lombardo-Veneto, nel frattempo era stata istituita in Milano una commissione liquidatrice del debito pubblico (patente 27 agosto 1820) e, due anni più tardi, fu attivato il Monte del Regno Lombardo-Veneto, presso il quale venne concentrato tutto il debito pubblico del regno; sia dunque quello proveniente dal Monte Napoleone sia gli arretrati dell’amministrazione del Regno d’Italia assunti dal nuovo stato (patente 24 maggio 1822).

ultima modifica: 19/01/2005

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