giunta del censimento 1818 - 1859

Il 28 febbraio 1819 venne pubblicata la patente sovrana di istituzione di una “particolare magistratura straordinaria”, la giunta del censimento, posta sotto la diretta dipendenza del viceré. Era composta da consiglieri, procuratori fiscali, ingegneri, periti “presi in pari numero dalle lombarde e venete province”.
La giunta del censimento ebbe la direzione superiore di tutte le operazioni necessarie per la compilazione del censimento dei beni immobili. Per garantire la regolarità e l’efficienza delle operazioni fu stabilita inoltre l’istituzione in ogni provincia nella quale si iniziassero a intraprendere le stime, di una speciale commissione provinciale che, sotto la diretta dipendenza della giunta, aveva il compito di vigilare sui lavori e “sul contegno dei commissari periti distrettuali”.
Inoltre, a fronte delle prevedibili difficoltà, le autorità politiche ed amministrative del Regno dovevano, dietro eventuale richiesta della giunta, “prestare […] tutta l’assistenza e somministrarle tutti i mezzi che sono in loro potere, e di cui fosse nell’aver bisogno nell’adempimento delle importanti incombenze ad essa da Noi commesse” (Patente 31 dicembre 1818).
Dopo il 1848, con la nuova organizzazione delle province che seguì la rivoluzione e la guerra tra il Piemonte e l’Austria, la giunta del censimento fu posta alle dirette dipendenze della direzione generale del catasto di Vienna, che era una sezione del ministero delle finanze. Il decreto 8 giugno 1859 stabilì infine che la direzione della contabilità di Stato e la giunta del censimento avrebbero continuato l’esercizio delle loro attribuzioni. Queste furono però naturalmente poste “sotto l’immediata vigilanza del governatore”, al quale avrebbero dovuto rivolgersi anche in tutti quei casi in cui, sotto l’Impero asburgico, erano tenute a rivolgersi ai ministeri e dicasteri centrali del governo passato (Atti della commissione Giulini 1962).

ultima modifica: 19/01/2005

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