parrocchia dei Santi Mamete e Agapito sec. XIV - [1989]

Parrocchia della diocesi di Milano. La chiesa di San Mamete di Valsolda risulta elencata tra le dipendenze della pieve di Porlezza fin dal XIII secolo (Liber notitiae). La “capella” curata di San Mamete è ricordata ancora nel 1398 nella pieve di Porlezza (Notitia cleri 1398). Fu quindi rettoria dipendente dal prevosto-parroco di Porlezza (Mantegazza 1960) e, nonostante avesse raggiunto una probabile autonomia già nel corso del XIV secolo, il prevosto di Porlezza continuò anche in seguito a riscuotere le decime in Valsolda. Nel 1640 l’arcivescovo Cesare Monti smembrò la pieve di Porlezza erigendo la Valsolda in vicariato foraneo autonomo. La chiesa di San Mamete venne considerata plebana (Palestra 1984).
Nel 1745, durante la visita pastorale dell’arcivescovo Giuseppe Pozzobonelli nella pieve della Valsolda, nella chiesa parrocchiale dei Santi Mamete e Agapito di San Mamete in Valsolda si avevano la “sodalitas” del Santissimo Sacramento dell’Eucarestia, autorizzata dalla curia arcivescovile con diploma del giorno 6 luglio 1680 e la “sodalitas” sotto il titolo di San Pietro martire dell’Ordine dei predicatori, approvata dalle lettere redatte nella curia arcivescovile il giorno 26 settembre 1607 e annessa al sacello dedicato al detto santo. Il numero dei parrocchiani era di 130 unità. Entro i confini della parrocchia di San Mamete esistevano l’oratorio di San Carlo, l’oratorio di San Filippo Neri di Casarico e l’oratorio di Santa Maria Lauretana di Caidate (Visita Pozzobonelli, Tre Valli Svizzere e Valsolda).
Verso la fine del XVIII secolo, secondo la nota specifica delle esenzioni prediali a favore delle parrocchie dello stato di Milano, la chiesa parrocchiale di San Mamete possedeva fondi per 4.14 pertiche; il numero delle anime, conteggiato tra la Pasqua del 1779 e quella del 1780, era di 136 (Nota parrocchie Stato di Milano, 1781). La parrocchia di San Mamete in quanto parte della pieve della Valsolda era feudo della mensa arcivescovile e non era quindi subordinata ai regolamenti generali del governo di Milano (Tabella parrocchie diocesi di Milano, 1781).
Il 10 settembre 1841 il cardinale Carlo Gaetano Gaysruck eresse in prepositurale la parrocchia di San Mamete e la stabilì definitivamente come sede del vicariato foraneo della Valsolda (DCA, Valsolda).
Nel 1895, all’epoca della prima visita pastorale dell’arcivescovo Andrea Carlo Ferrari nella pieve di San Mamete, la rendita netta del beneficio parrocchiale della prepositura di San Mamete assommava a lire 298.72. Entro i confini della parrocchia di San Mamete esistevano l’oratorio di San Filippo in Casarico, l’oratorio di San Carlo e della Beata Vergine di Loreto. La rendita della cappellania Affaitati, divenuta Causa Pia Affaitati-Rinaldi era stata convertita nella costituzione dell’ospedale a favore degli infermi della Valsolda. Nella chiesa prepositurale di San Mamete non si avevano confraternite. Il numero dei parrocchiani era di 180 unità (Visita Ferrari, I, Pieve di San Mamete).
Nel XIX e XX secolo la parrocchia dei Santi Mamete e Agapito figura sempre come sede vicariale nella pieve e nel vicariato foraneo di San Mamete, nella regione II della diocesi. Con la revisione della struttura territoriale attuata tra il 1971 e il 1972 (decreto 11 marzo 1971) (RDMi 1971) (Sinodo Colombo 1972, cost. 326) è stata attribuita al decanato di Porlezza nella zona pastorale III di Lecco.

ultima modifica: 04/01/2007

[ Alessandra Baretta ]