pieve dei Santi Pietro e Paolo sec. X - 1574

Pieve della diocesi di Milano. Il primo documento che cita esplicitamente la pieve di Brebbia è un’atto di permuta del 22 giugno 999. A quell’epoca doveva già esistere la vecchia chiesa plebana di San Pietro, poi sostituita da un nuovo edificio (DCA, Brebbia). In altri documenti dei secoli XII e XIII viene citato il prevosto della chiesa di San Pietro. Nella pieve di Brebbia si ebbe una notevole presenza monastica, a partire dal XII secolo. Nel 1148 una dipendenza del monastero di Sant’Ambrogio di Milano si sviluppò attorno al santuario di San Sepolcro di Ternate, sorto nel 1024. Si verificò successivamente un passaggio agli agostiniani e, nel secolo XV ai benedettini di San Pietro in Gessate. Sempre a Ternate si attestarono i carmelitani nella chiesa di Santa Maria. A Besozzo si costituì una dipendenza del monastero cluniacense di San Giulio di Dulzago presso la chiesa destinata a divenire successivamente la collegiata plebana di Besozzo. Secondo la Notitia cleri del 1398, la canonica plebana di Brebbia comprendeva un prevosto e diciotto canonici; le cappelle della pieve erano Travedona; Cocquio; Carnisio; Gavirate; Brinate; Castro Brebbia; San Martino di Ispra; San Lorenzo di Biandronno; San Martino di Cardana; San Vito di Bongo; San Quirico di Ternate; Comabbio; Santa Maria di Cadrezzate; San Siro di Trevisago (Notitia cleri 1398). Durante la sua visita pastorale del 1455, l’arcivescovo Gabriele Sforza trovò presenti otto canonici e il prevosto. Quasi un secolo dopo, nel 1545, il visitatore Melchiorre Crivelli trovò un vicecurato, che sostituiva il prevosto, e sei canonici, che si ridussero a quattro all’epoca di san Carlo Borromeo. Ma nel 1564 erano nominalmente registrati nella canonica di Brebbia la prevostura e diciassette canonicati, con un mazeconicato e un cimiliarcato; le rettorie della pieve risultavano essere San Martino di Ispra; San Lorenzo di Biandronno; Santo Stefano di Bardello; San Martino di Cardana; San Vito di Bogno; San Quirico di Ternate; Carnisio; San Giacomo di Comabbio; San Vito di Travedona; San Simpliciano o San Sebastiano di Cazzago; Santi Pietro e Paolo di Inarzo (Liber seminarii 1564). Brebbia si trovava a essere quasi spopolata quando l’arcivescovo Carlo Borromeo, in data 6 ottobre 1574, stabilì il trasporto delle funzioni plebane a Besozzo.

ultima modifica: 04/01/2007

[ Claudia Morando, Archivio di Stato di Varese ]