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1009. Francesco Sforza al podestà, al comune e agli uomini di Teglio 1453 marzo 10 Milano

Francesco Sforza dispone che il podestà, il comune e gli uomini di Teglio non facciano né permettano, fino a nuove disposizioni, alcuna novità nella possessione di cui Bartolucio da Esio, famiglio ducale e podestà di Tirano, era stato investito per nove anni dal recentemente defunto arcivescovo di Milano.

Potestati, comuni et hominibus Tillii.
Essendo venuto qua Bartolucio da Exio, nostro familio et podestà nostro de Tirano dilecto, dal reverendissimo quondam misser l'archiepiscopo di Milano, nuperrime defuncto, per lamentarsse de alcune lettere haveva concesse et scrite il prefato monsignore lì per casone di quella posessione, dela quale è investito a ficto ad novenium Bartolucio. Come sapeti, hoc tempore, il prefato monsignore è passato di questa vita presente, in modo che Bartolucio non ha poduto havere altro, e pertanto ve commandiamo expressius et volemo che non faciati alcuna innovatione in la dicta posessione, ho contra lui vel su li autori, e cossì tu, potestate, nullo pacto lo permetti fare, mentre haveriti sopra ciò altro in contrario da nui ho dal presente monsignore, siché fati de ciò non sentiamo lamenta, perché l'haverimo molestissima, possa che Bartolucio se offerisse ad stare a raxone e fare tuto quello che dè fare de casone. Data Mediolani, x martii 1453.