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1114. Francesco Sforza a Nicola Pallavicino 1453 marzo 23 Cremona

Francesco Sforza ridice al marchese Nicola Pallavicino che si è nuovamente lamentato il marchese Bartolomeo Pallavicino, uomo d'arme ducale, per non avergli ancora rilasciate le possessioni parmensi di Cortere D'Alta e di Medesano. La smetta, poi, di ripetere che le tiene perché ha presso di sè le pute: gli è ben noto che esse si trovano da Bartolomeo. L'avverte, infine, di aver incaricato il consigliere ducale Oldrado Lampugnani di intervenire per porre fine alla vertenza con Bartolomeo.

[ 232v] Nicolao marchioni Palavicino.
De novo ne ha fato querella de ti Bartolomeo Marcheso Palavicino, nostro homo d'arme dilecto, perché ancora non ha poduto obtenire le sue posessione de Cortere d'Alta e de Medesano dil nostro territorio di Parma, quale gli tene occupata, come per altre v'è stato scrito. Pertanto te scrivemo di novi, confortiamo et carichamo vogli teniri sì fati modi che Bartolomeo predicto non habia più iusta casone a dolerse de ti, né a tornare da nuy con lamenta, maxime perché intendemo che quele pute, quarum pretextu scrivesti fa tenire le dicte posessione, non sono più preso de ti, ma sono reducte con el dicto Bartolomeo, avisandoti che, aciò la cossa receva debito fine, n'havimo fata commissione al spectabile domino Oldrado de Lampugnano, nostro consiliero dilectissimo, siché hay ad exequire et obedire quanto sarà deschiarato et ordinato per luy, el quale, ne rendimo certissimi in questo farà per tal modo che non se poterà fare iustamente querella. Cremone, xxiii martii 1453.