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1276. Francesco Sforza a Giovanni da Cavirano 1453 aprile 13 Milano

Francesco Sforza vuole che Giovanni da Cavirano, commissario degli alloggiamenti dei cavalli nell'Oltrepo verifichi se a ragione gli uomini di Penarollo lamentano l'eccessivo aggravio che loro ne deriva dalla tassa di nove cavalli per i mesi di gennaio e di febbraio essendo già stato dato da loro alloggio, negli stessi mesi, a delle lance spezzate. Se così è, non gli molesta quavismodo.

[ 266r] Iohanni de Cavirano, comissario super alogiamentis equorum in Papia ultra Padum.
Li homini nostri de Penarollo de ultra Po se aggravano che gli rechedi la taxa di nove cavalli per li dui mesi zenaro et februaro proxime passati non havendogli respeto che neli dicti dui mesi habino suportato in allogiare dele nostre lanze spezate, multo maiore detrimento de taxe, neanche alla povertà loro, la quale, dicono, essere tanto che gli sarà più commodo abandonare il dicto luocho che pagare essa taxa, secundo che per la supplicatione introclusa copiose vedarai. Per la qual cossa, havendo nui compassione ala inopia deli dicti homini et non volendo da loro quelo non pono, siamo contenti et comandemoti che, hauta diligente informatione de premissis, se conoserai essi homini non essere habili, immo impotenti al pagamento dele taxe deli predicti dui mesi, como dicono, tunc per lo dicto tempo ex causa d'esse taxe non gli molesta quovismodo, né fa, ho lassa sive permiti siano molestati, aciò cognoscano la bona disposizione nostra verso di loro e non habiano digna casone de lamenta. Data Mediolani, xiii aprilis MCCCCLIII. (a)


(a) A margine: Pro Iohanne de Cichis.