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1581. Francesco Sforza al podestà di Canzo, ai comuni e agli uomini della corte di Casate 1453 maggio 11 Milano

Francesco Sforza scrive al podestà di Canzo avvertendolo che dall'estimo in via di compilazione della corte di Casale estraggano i nomi di Pietro Pilizono e di suo fratello Donato perché pagano già a Milano per i loro beni.

Potestati nostro Canzii pro magnifica domina Luchina de Verme ac communibus et hominibus curie Casate.
Intendendo nuy che al presente se refà lo extimo de quela corte de Casale, pertanto, come per altre nostre havimo scritto, de novo ve replicamo e volemo et comandamovi expressamente che faciati exhimere et extrahere Pedro Pilizono e Donato suo fratello, che habita in quello loco de Canzo, del'extimo d'esso commune e de qualuncha libro ho scritura ove fosseno descripte, siché per alcuna novità, graveza ho caricho occurente in la dicta corte non possano essi fratelli aliqualiter fir molestati, taxati e gravati. E se alcuna novità ho molestia gli fusse fata contra, fatela libere (a) et penitus revocare et annullare, per modo che de ciò non habiano a farce alcuna lamenta, perché contribuiscano qui per tuti li loro beni ad ogni spesa et caricho incombente in questa nostra cità, siché non pare honesto che dupplici graventur onere et siano in pegiore grado dell'altri nostri citadini. Et se altra cossa gli fusse iuridica in contrario, de ciò avisatine per vostre lettere. Data Mediolani, xi maii 1453.


(a) Segue revocare depennato.