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1597. Francesco Sforza al podestà di Arena Po 1453 maggio 12 Milano

Francesco Sforza, intesa la lamentela fatta dagli uomini di San Damiano perché da quelli di Arena Po li si vuole costringere, contro quanto da sempre fatto, a contribuire con loro, non intendendo che ciò avvenga, imponga che sia rilasciato ai ricorrenti il frumento, cui si accenna nella supplica, e si revochi qualsiasi novità fatta per tale pretesa.

Potestati nostro Arene.
Intendarai per lo tenore del'introclusa supplicatione la querela n'è fata per parte deli homini nostri de Sancto Damiano, perché, contra l'usitato sempre per lo passato, vogliano per queli d'Arena essere tirati a contribuire con loro contra etiam ogni honestade et equitate. La qual cossa non intendendo nuy se facia per (a) niuno modo, te commandemo et volemo habii informatione de ciò et, trovando essere vere le cosse narrate, provede che sia libere relaxato ali dicti supplicanti il furmento, del quale se fa mentione la supplicatione, e sia revocata ogni novitade fusse fata per questa casone, nec per l'avenire possano essere artati contra l'usitato sempre a contribuire con essi d'Arena, perché (non) volemo faciano cossa nova. E se pur havessi altra cossa iuridica in contrario, de his avisane per tue lettere. Data Mediolani, xii maii 1453. (b)


(a) Segue uno depennato.
(b) A margine: Pro Bivilaqua de Verona.