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1267. Francesco Sforza al Gonfaloniere di giustizia di Lucca 1450 dicembre 23 Lodi

Francesco Sforza risponde al Gonfaloniere di giustizia di Lucca che è superfluo il ringraziamento per aver egli patrocinato presso Niccolò V la causa di Lucca nella vertenza con Borso d'Este. Ad Alessandro ha detto di rispettare la comunità di Lucca. Precisa però che nell'impresa cui sta partecipando il fratello non deve obbedire a Milano, ma a Firenze.

Magnificis Vexillifero iusticie comunis luchani, et cetera.
Magnifici amici nostri carissimi, havemo recevuto le vostre lettere per questo vostro messo et inteso quanto graciosamente per esse ne scriveti: restiamo de tutto advisati. Et respondendo alla prima parte, dove ne regraciati che per nostre littere havemo recomandato quella magnifica comunità alla santità del nostro Signore per la diferentia è fra lo illustre signor marchexe de Ferara et voy, et cetera, ve dicemo che questo regraciare è superfluo, perché, ultra che desideramo vedere fra esso illustre signor marchese et quella magnifica comunità bono acordio, reputamo [ 323r] et tenemo ogni interesse de quella magnifica comunità nostro proprio et cossì faremo continuamente nello advenire. Alla parte ne scriveti delli danni facti nella iurisdicione vostra per quelle gente sonno dal canto de là con lo magnifico signor marchexe Alexandro, nostro fratello, et cetera, ve dicemo che de questo noy non havemo anchora inteso niente, perché gli haveriamo proveduto, et ve certificamo che de questo havemo recevuto summo dispiacere, perché questo è tutto lo opposito de quello havemo ordinato al prefacto magnifico nostro fratello, che la prima cosa gli dicessimo fo ch'el se dovesse portare bene verso quella magnifica comunità et cose soe, non altramente como facesse verso le cose nostre proprie, et cussì è la intencione et voluntà nostra, perché non solo che intendiamo che per li nostri sia facto danno alcuno alle cose de quella magnifica comunità, ma intendemo per deffensione et manutencione de quella magnifica comunità ponerli ogni nostra facultà, como havemo facto per lo passato. Et cussì scrivemo per la alligata al prefacto magnifico nostro fratello, in modo non dubitamo farà restituire integramente ogni cosa e farà per lo avenire in modo che quella magnifica comunità et cose soe saranno reguardate como se fossero nostre proprie, perché cussì lo reputamo et cossì è la intencione et disposicione nostra, la qual gli vogliati mandare.
Alla parte dove diceti vogliamo certificare el prefacto magnifico nostro fratello che la intencione nostra è che le cose vostre romagneno a voy et che daghi favore, et cetera, ve dicemo che noy fariamo volontera ogni cosa per quella magnifica comunità, como havemo facto per lo passato, ma ve avisamo che, benché quelle gente sianno nostre, tamen quella impresa non è nostra, anzi è dela excelsa comunità de Fiorenza e cussì el prefacto nostro fratello ha ad obedire la prefacta excelsa comunità, siché in questo facto noy non porimo faro altro, ma poteti intenderve con li excelsi Signori fiorentini, alli quali pertenne questo facto, et cussì ve ne confortiamo. Et se dal canto nostro havemo a fare altro per quella magnifica comunità, ce ne vogliati advisare che sempre ne trovareti de bona voglia a fare tutto quello sia honore et augumento de quella magnifica comunità, cussì in questo como in ogni altra cosa. Data Laude, die xxiii decembris 1450.
Cichus (a).


(a) Alla lettera è allegata la missiva n. 1268.