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1356. Francesco Sforza a Tommaso Tebaldi da Bologna e Azzone Visconti e al rettore del Collegio dei medici di Como 1451 gennaio 8 Milano

Francesco Sforza esprime a Tommaso Tebaldi da Bologna e Azzone Visconti, rispettivamente commissario e podestà di Como, nonché al locale rettore del Collegio dei medici, il suo stupore perché i farmacisti si rifiutano di giurare di esercitare la loro professione nel modo previsto.

Comissario (1) et potestati Cumarum (2) necnon rectori medicorum ibidem.
In li capituli quali confirmassemo li dì passati dal Collegio di medici de quella nostra cità, secondo lo apparere et iudicio del nostro Coscilio secreto et del Colegio di medici qui, glin'è uno disponente che gli speciari debbiano zurare de fare l'arte soa drictamente et como in epso capitulo se contene, el qual ne piaque summamente, perché retorna in gran bene et utilità delli subdicti nostri fare le medicine et l'altre cose bene et necte. Adesso intendiamo che li dicti speciali sonno renitenti a prestare lo dicto zuramento et exequire lo dicto capitulo, del che se maravigliamo, perché, essendo cosa licita et honesta et de suo honore, lo doveriano fare spontaneamente, non che aspectare d'essere costrecti ad farlo. Per observancia adhunca del dicto capitulo et per bene de quelli nostri citadini et subdicti, ve commectiamo et vollemo astrenzati dicti speciari a zurare de fare el dovere et commo dispone il dicto capitulo et in tutto observati la disposicione d'essi capituli. Et el simile volemo faciano gli ceroyci per respecto alle medecine che fanno. Et se alcuno se sente gravato de questo, admonite le parte che vengano dal nostro Conseilio Secreto, quale l'intenderà. Et provediati como sarà expediente. Mediolani, viii ianuarii 1451.
Cichus.


(1) Identificato come Tommaso Tebaldi da Bologna (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 241)
(2) Identificato come Azzone Visconti (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 238).