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192. Francesco Sforza a Venturino da Marni 1450 agosto 26 Lodi

Francesco Sforza rimprovera Venturino da Marni, vescovo di Cremona, per il mancato sussidio. Spera cambi idea, altrimenti agirà di conseguenza.

Episcopo et universo clero civitatis Cremone (1).
Reverende in Christo pater et venerabiles dilecti nostri, cum ampla fede et speranza che alli nostri bisogni ce dovesseno soccorrere, ve habiamo già mandato più dì fa ad chedere per ser Andrea da Foligno, nostro cancellero, subsidio appresso gli altri nostri subditi cremonesi, al quale per certo non dovevati far dificile volendone nuy fare securo d'essi sul'intrate nostre, ma, per quanto comprehendemo, non ve moviti cum quella amorevoleza né benivolencia che doveresti fare et che faciamo nuy per la conservacione de tuti vuy, del che ne siamo molto maravigliati et dolene, perché remanemo molto inganati dela oppinione havevamo verso voy né possiamo pensare donde proceda tanta vostra dureza. Et renditivi certissimi che a tanti nostri bisogni non smenticarimo lingeramente chi ce servirà e chi non. Et perché ce disponimo una volta de intendere se da vuy possimo may sperare che faciati la volentà nostra, volimo che cum quanto più cellerità possiti, provedati ad subvenirce, respondendo ad ser Andrea del subsidio voliti fare, aut respondeti ad noy per vostri mesi proprii delo vostra ultima voluntà, avissandove che malvolentera comportarimo essere così postergati da vuy. Laude, die xxvi augusti 1450.
Cichus.


(1) Si tratta del vescovo Venturino da Marni (cfr. GAMS, Series episcoporum, p. 790).