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63. Francesco Sforza a Oldrado Lampugnani e Lancillotto Del Maino 1450 agosto 8 Lodi

Francesco Sforza, spinto dal malcontento dei dazieri della mercanzia, che ritengono nociva alle entrate dello stato l'addizione proposta, vuole si riascoltino i Maestri delle entrate e si interroghino dei competenti in materia.

Dominis Oldrado de Lampugnano et Lanzaloto de Mayno, militibus.
Spectabiles dilectissimi nostri, havimo intiso per più vostre littere quanto haviti scripto nella materia del subsidio per lo quale seti andati là et fra l'altre cosse quanto diciti deli dacieri della mercancia, li qualli alla prima monstrorono acquiescere et essere contenti delo acrescimento et postea hanno voltato el folio et nedum dicto al contrario, ma subornato l'altri in contrario in nostro preiudicio et tardare la facenda, del che se ne retrovamo malcontenti. Et avendo mandato per loro, sonno venuti et allegano molte cose che pur hanno deli verisimili et dicono, fra l'altre cose, che tale adicione, [ 77r] maximamente a quello dacio, grandemente preiudicaria ad quelle nostre intrate per lo incanto del'anno a venire et che ulterius saria loro total desfactione et uno erradicarli funditus per molte ragione, qual allegano. Et perché non volessimo preiudicare al'intrate nostre del'anno a venire et anche non vorisimo far torto a veruno né iniusticia et avendo maxime respecto che tale diferencie et disputacione non siano cagione de tardare el facto nostro, volimo che habiati novo consilio et informacione cusì dali Maystri dele nostre intrate como d'altri periti et docti in similibus pratici et indeferenti se tale addicione è preiudicativa al'intrate nostre, como havimo dicto, et anche s'el se pò fare senza iniuria de veruno. Et demum, considerato el carico havimo alle spale de queste nostre gente d'arme, che ogni dì ce demandono dinari, ve confortiamo et ad fare presto conclusione alla facenda. Data Laude, viii augusti 1450.
Cichus.