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677. Francesco Sforza a Giovanni Mauruzzi da Tolentino 1450 ottobre 18 Milano

Francesco Sforza ordina a Giovanni Mauruzzi da Tolentino di ben sistemare nel cremonese al di là dell'Adda Baldassarre da Treviso, in modo che possa riferire a Borso d'Este di essere stato visto e trattato ben volontieri dal duca.

[ 202v] Domino Iohanni de Tolentino (1).
Altre volte per più nostre littere ve havemo scrito quanto desideremo che misser Baldesar de Trevisio sia ben veduto acarezato et ricolto dali nostri, in modo ch'el cognosca noy averlo caro per reverentia dela felice memoria del marchexe (2) passato, et mo non mancho lo desideremo per rispecto del'illustre signor miser Borso el quale reputamo in loco de caro fratelo, considerato che esso miser Baldesar è sua creatura et che ala sua signoria farà sapere tuto quelo tractamento haverà dal canto nostro, per questo rispecto deliberamo fargli ogni bono tractamento a noy possibile. Et prima circha el fato deli 150 ducati deli ebrei a luy assegnati, volimo che scrivate el modo qual per altre nostre ve havemo scripto in fare che gli ebrei gli butano fora et poy si faciano pagare ad magistro Isach. E circha el fato deli logiamenti suoi, sentendo nuy che aviti posti xviii cavali deli suoi a Castelnovo de Boca d'Ada, se ne maraeliamo perché già più mesi passati per più nostre littere ve havemo giarito che non ve impazate de Castelnovo de qua d'Ada, perché avendo noy tanti cavali in lodesana quanti havemo et che non gli pono capere beni gli averissimo saputo metere deli cavali senza che gli avesino posto de quili che volimo alogiano de là d'Ada in cremonese. Dovete anchora sapere che quanto aspeta in fare ragione havimo dicto se lasi al podestate dela terra (3), et quanto aspecta al'intrate al referendario di Cremona (4), et quanto aspeta al stato nostro voy haviti a piliare caricho. Volimo adoncha, per concludere el fato de miser Baldesar, che gli diate logiamento bono in cremonese de là d'Ada in modo ch'el se possa contentare, perché se bene intenderiti le nostre littere nuy cerchamo ch'el sia tractato in modo ch'el referischa al'illustre signor miser che vedemo volentera li suoy. Ceterum, intese le vostre novissime littere circha el fato deli ebrei che mandano qua ad alegare la sua inhibilità, dicemo che vengano [ 203r] a suo piacere che da nuy non haverano altra risposta, siché exequiti quanto ne havimo scrito non aspectando altra nostra reposta, et non debbe gravare a lor pagare questi pochi dinare siando lor certi de rehaverli da magistro Isach, che pur se trovarà tanta sua roba che potrà pagare. Data Mediolani, die xviii octobris MCCCCL.
Cichus.


(1) Si tratta di Giovanni Mauruzzi da Tolentino.
(2) Si tratta di Leonello d'Este.
(3) Identificato come Alberto Marliani (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 408).
(4) Identificato come Giovanni Ceno da Varese (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 411).