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874. Francesco Sforza ad Alberto Marliani e alla comunità di Cremona 1450 novembre 15 Milano

Francesco Sforza dice ad Alberto Marliani, podestà di Cremona, e alla comunità della stessa città che vuole abbia luogo la composizione tra detta comunità e il locale paratico del lanificio con il pagamento di 120 ducati da parte degli artisti del lanificio

[ 245r] Potestati (1) et comunitati Cremone.
Doveti già molti dì fa e mesi essere informati dela deferencia qual vertisse tra la comunità et Università deli artisti del lanificio sive draparia de quella nostra cità et dele alegacione fra l'una parte et l'altra in defensione dela causa loro et per questo non ve replicamo quanto per qualuncha dele parte molte fiate è agitato nanti a nuy. Ma ben ve dicimo che, portando nuy quello amore che portemo a quella nostra cità, ogni differencia et discordia che nasese fra quilli nostri citadini ne è tanto exosa e più che nuy potessemo dire né scrivere. Et così, desiderando nuy che lì se viva bene, unitamente et pacifice, et se toglie via ogni cagione de rancore et inimicicie piutosto per via de acordio et amicabile composicione che per via iudiciaria, ed haendo nuy inteso che per li deputati de quella nostra cità et alcuni adiuncti a suasione de ti, potestà, era praticata et quasi conclusa compositione et accordio fra le parte in questo modo, cioé che il pratico overo artisti sive Università deli artisti del lanificio pagasseno centovinti ducati overo quanto tu, podestà, determinase et le parte ambedue rimanesero de acordio et tacite et contente così per lo passato como etiam per lo avenire, la qual cosa per unione et ben vivere de quella nostra carissima cità a nuy piaceria ultra modo, ve pregamo, confortamo et carichiamo che vogliati terminare la dicta causa per tale acordio, non agravando però a questo se non quanto ve pare, ma ben ve avissamo che facendo così ne fareti cosa gratissima, che sia sempre, como havemo dicto, cum piacere dele parte. Mediolani, xv novembris 1450.
Cichus.


(1) Identificato come Alberto Marliani (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 408).