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893. Francesco Sforza a Tristano Sforza 1450 novembre 17 Milano

Francesco Sforza scrive al figlio Tristano di aver ottenuto che quelli di Barbata diano autonomamente un contributo per la spesa dello strame.

[ 248v] Domino Tristano Sfortie.
Ad instantia de quella comunità de Soncino scrissemo ad miser Pasquale, vicario del reverendissimo monsignor de B. (a), che volesse fare contribuire l'homini de Barbata ala spesa del strame con quella comunità per le gente d'arme nostre che sonno allogiate lì, perché dicta comunità allegava non potere supplere ala spesa da per sì. Hora l'è venuto da nuy dicto misser Pasquale, el quale, dolendose de questo, ne dice che l'homini de Barbata may non hanno contribuito per niuno tempo ad spesa veruna con la comunità de Soncino et ch'el dicto loco non è iurisdictione de Soncino et per questo non debbe contribuire ad questa spesa né ad niun'altra con esso et, se la comunità de Soncino obtenesse questa cosa al presente, sempre poteria per lo advenire astringere dicti homini de Barbata ad contribuire con loro ad ogni spesa. Per la qual cosa, intendendo nuy de non derogare a niuna sua raxone, havemo confortato dicto miser Pasquale voglia intenderse con ti et sforzarse de far fare qualche contributione dali dicti homini. Et cossì ne ha promesso fare. Pertanto volemo te debbi intendere con esso et con lo podestà (1) nostro lì et tuore quelle strame che te farà dare et comparterlo fra quelle nostre gente, secondo te parerà. Et ultra ciò volemo che per respecto del reverendissimo monsignore de B. dicti homini siano bene tractati in tucte le sue cose. Mediolani, xvii novembris 1450.
Cichus.


(a) Così A.

(1) Identificato come Maladobato de Summo (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 425).