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234. Francesco Sforza ai consoli, al comune e alla comunità di Pioltello della pieve di Segrate 1451 luglio 19 Cremona

Francesco Sforza ordina ai consoli, al comune e agli uomini di Pioltello che, per salvare dalla peste la loro località, ove si sono anche rifugiati cittadini e gentiluomini di Milano portatisi nei loro possedimenti, sbarrino e circondino tutto il paese, in modo che nessuno possa entrarvi. Se qualcuno di quelli che provengono da Milano ha avuto in casa un morto di peste, lo si faccia sistemare in una capanna in la campagna, dove non habbia ad conversare cum persona alcuna. Poiché la strada comune è percorsa da viandanti, comanda che si adatti una strada intorno al paese dove si possa passare liberamente.

Consulibus, comuni et hominibus loci nostri Pioltelli, plebis Sagrate.
Per comservare quello nostro luoco de Pioltello da questa contagione che occorre al presente della peste, sì anchora perché sta in mezo della strata comuna dove praticha ogniuno, sì per habitatione che fanno de presente in quello nostro luoco li citadini et gintilhomini nostri da Milano, redutti alle sue possessione là per sì, etiam per la salute vostra propria, per evitare questo pericolo del morbo, havimo delliberato et cussì per la presente ve commandiamo che vuy debbiati sbarrare et asserrare circum circha lo dicto loco de Pioltello che non li possa intrare persona veruna che non sapiati et intendiati molto bene donde vengono et si sonno sani o non della dicta contagione. Et serrato et sbarrato che haveriti intorno intorno (a) alla dicta villa, pigliati fra vuy tale ordine che non li possa intrare persona alcuna che fusse infecta de morbo et, sì in casa loro in Milano o in altro luco (2) li fusse morto qualcuno delli suy in casa et che loro habbiano le sue possessione lì, volimo li faciati provedere et fare una capanna in la campagna, dove non habbia ad conversare cum persona alcuna de quello nostro luoco, ad ciò che vuy et tucti quelli nostri citadini che sonno reducti lì se preservano sani et liberi della dicta peste. Et perché vuy stati suso la strada comuna, como havimo dicto, et molte zente vanno inanzi et indreto et ad ciò che dicti [ 60v] viandanti no (3) habbiano casone intrare et passare per quello luoco, per schifare dicto pericolo, volimo adaptati una strata comuna intorno alla dicta villa overo lì contigua li possa passare liberamente per lo suo viazo. Della qual cosa ad nuy fariti piacere assay et ad vuy tucty. Et cussì ad quelli nostri citadini et gentiluomini, che sonno reducti lì, ne seguirà bene et utile grande, siché vogliamo lo faciati in ogni modo, ad ciò quello nostro loco se preservi sano della dicta peste. Data Cremone, die xviiii iulii MCCCCLprimo.
Cichus.


(1) Così in A.
(2) Così in A.
(3) Così in A.