Collezione di burattini d'epoca Adolfo Besutti

Definizione: collezione

Tipologia: istituzionale

Datazione: post 1800 - ante 1975

Istituto di conservazione: Museo Civico Polironiano, San Benedetto Po (MN)

Consistenza

La Collezione di burattini d'epoca Adolfo Besutti è composta da 392 pezzi di teatro popolare raccolti dal burattinaio Besutti di Carpi a partire dagli anni '60. La collezione è composta da: 236 burattini, 76 teste di burattino e 80 scenari dipinti.
Si segnala che questa raccolta di proprietà della Regione Lombardia costituisce solo una parte dell'intero Fondo Besutti depositato presso il Museo Civico Polironiano, per la maggior parte acquistato dal Comune di San Bendetto Po in tranche successive a partire dal 1993.

Notizie storico critiche

L'origine del burattino e della marionetta è da ricercare nel costante valore simbolico e magico-religioso che essi hanno assunto nelle grandi civiltà del passato - in Egitto, a Giava, in Giappone, in Africa - fino alla fine del Medioevo. Verso la fine del '600 il teatro delle marionette si appropriò del ruolo prima dominato dalla Commedia dell'Arte, dallo spettacolo popolare di piazza, arrivando ad assumere forme di teatro stabile a pagamento e una funzione culturale di comunicazione, anche se si dovette attendere l'inizio dell'800 per la nascita delle prime compagnie professionistiche a conduzione familiare, che traevano ispirazione, per i loro spettacoli, dal teatro ufficiale, dai fatti di cronaca contemporanea e dalla letteratura e fiabe popolari.
La Collezione Besutti di proprietà della Regione Lombardia fa parte del più ampio Fondo Besutti - formato a partire dall'inizio degli anni '60 dal burattinaio di professione Adolfo Preti Besutti - e conserva al suo interno burattini, marionette e scenografie appartenute ai principali burattinai del nord-Italia, che ne fecero dono a Besutti in seguito ad un furto del suo materiale di scena.
La raccolta venne concessa in deposito presso il Museo Civico Polironiano nel 1992 dai figli Giancarlo e Antonietta Besutti e a partire dal 1993 cominciò ad essere acquisita in tranche successive dal Comune di San Benedetto Po, fino all'acquisto conclusivo effettuato nel 1996 dalla Regione Lombardia, per un valore complessivo di pagamento dell'intero Fondo pari a 200 milioni di Lire.
Al contrario della maggioranza di collezioni di teatro d'animazione, costituitesi dall'accumulo di materiali eterogenei provenienti da più compagnie possibili e ottenute per scambio, il Fondo Besutti ha cercato di mantenere intatti interi nuclei di diversi burattinai, databili indicativamente dai primi anni dell'800 fino agli anni '70 del Novecento.
All'interno di tale raccolta si sono così conservati intatti interi nuclei che altrimenti sarebbero andati dispersi, come ad esempio quello del burattinaio bergamasco Adolfo Murovech, la cui tradizione dell'intaglio è decisamente elevata; oppure i pezzi ascrivibili al burattinaio Giordano Ferrari di Parma, i cui personaggi sono fortemente caratterizzati e dipinti con colori anche violenti, di grande impatto sul pubblico. Vi sono poi esemplari di Cesare Maletti di Modena, della Compagnia Lupi di Torino e un sostanzioso gruppo di teste dipinte, riconducibili ai due principali nuclei di produzione attivi nel XIX secolo: la Scuola di Lendinara (Rovigo), famosa per la sua cura nei particolari e il caratteristico intaglio delle sopracciglia, e gli artisti della Val Gardena, caratterizzati da una scultura grezza ma precisa che prima di essere dipinta veniva immersa in un liquido denso a base di gesso e stucco (Melloni, 2001).
Per quanto infine riguarda gli scenari dipinti, i vari soggetti sono stati in passato utilizzati per diverse rappresentazioni da Besutti stesso (le scritte sul retro sono infatti ricorrenti nei suoi copioni), la cui attività è documentata per più di 50 anni nel basso mantovano, nel modenese, nel reggiano, nel ferrarese e durante la Guerra anche in Istria: oltre alle maschere tradizionali di Sandrone, con la moglie Pulonia e il figlio Sgurgheguel, che aveva ereditato per tradizione familiare da Giulio Preti, Besutti mise in scena anche Mostardino, maschera carpigiana che compariva nelle sfilate di carnevale degli anni '20, spaziando il suo repertorio fra rappresentazioni tradizionali, messe in scena di fiabe e attualizzazioni o contaminazioni di generi diversi (Piva, 1993).