Collezione della Pinacoteca Ambrosiana

Definizione: collezione

Tipologia: artistico

Datazione: post 1618

Istituto di conservazione: Pinacoetca Ambrosiana, Milano (MI)

Consistenza

La Pinacoteca Ambrosiana si compone di più di millecinquecento opere su tavola, su tela e su rame. Fanno parte di questa collezione: la Galleria Resta, o galleria portatile, cosiddetta perché riunita in un volume di grande formato e comprendente duecentoquarantotto disegni di vari maestri con alla testa Raffaello; il "Codice Atlantico" di Leonardo da Vinci con i suoi 1750 disegni di carattere tecnico-scientifico e il grande cartone di Raffaello raffigurante la "Scuola d'Atene" (m 8,04 x 2,85), acquistato dal cardinale Federico per l'Accademia, che presenta alcune piccole varianti rispetto all'affresco vaticano della Stanza della Segnatura.
Tra i dipinti più famosi della Pinacoteca Ambrosiana vanno segnalati: il "Musico di Leonardo", la "Canestra di frutta" di Caravaggio, il "Ritratto di dama" di Giovanni Ambrogio De Predis, la "Madonna del padiglione" di Botticelli, il "Presepe" di Barocci, l'"Adorazione dei magi" di Tiziano, la "Sacra Famiglia" di Bernardino Luini, il "Fuoco" e l'"Acqua" di Brueghel. Unito alla Pinacoteca è anche il Museo Settala, uno fra i primi d'Italia, fondato dal canonico Manfredo Settala (1600-1680), ed entrato all'Ambrosiana nel 1751. È una specie di museo di storia delle scienze con varie curiosità di ogni tempo.

Notizie storico critiche

Il 29 aprile 1618 il Cardinale Federico Borromeo donava la sua collezione di dipinti, statue, stampe, disegni e incisioni all'Ambrosiana, istituendo la Pinacoteca Ambrosiana che, nelle sue intenzioni, doveva servire da supporto e modello a una futura Accademia di belle arti per la formazione e l'educazione del gusto estetico, in conformità con con i dettami del Concilio di Trento e con le nuove esigenze dell'arte sacra. Egli andava così a completare il grandioso progetto che aveva avviato nel 1607 con la fondazione della Biblioteca Ambrosiana, concepita sin dagli esordi come un vero e proprio baluardo di scienza e cultura nel cuore di Milano, aperto al dialogo, ma allo stesso tempo profondamente radicato nella dottrina cattolica. I criteri che hanno guidato il Borromeo nella sua impresa collezionistica sono espressi chiaramente nel suo trattato "Musaeum" del 1625, da cui traspaiono la sua ferma convinzione nell'efficacia delle opere d'arte come mezzo per educare e indurre devozione negli spettatori, come affermato dai dettami del Concilio di Trento, e la sua visione ottimistica della fede e del mondo, derivatagli certamente dal suo maestro spirituale, San Filippo Neri. Nel "Musaeum" Federico descrive scrupolosamente l'aspetto della quadreria, allora allestita in quattro sale secondo una suddivisione per scuole ben definita: quella veneta, quella leonardesca, quella fiamminga, il cartone preparatorio per la Scuola di Atene di Raffaello e la sezione dedicata alle copie da sculture antiche e da Michelangelo. Col passare dei secoli numerose donazioni di liberali mecenati sono andate ad arricchire le collezioni del Museo. Si ricordano la donazione Settala la donazione De Pecis, grazie alla quale entrano in Ambrosiana numerosi dipinti di scuola lombarda, veneta, fiamminga e una preziosa serie di bronzi dorati in stile neoclassico, e la donazione Melzi d'Eril, che arricchisce la galleria della celebre "Madonna delle Torri" di Bramantino e del "Polittico di San Cristoforo" di Vivarini. Più recenti sono invece le donazioni Brivio e Negroni Prati Morosini. Alla prima, risalente al 1959, si deve l'ingresso in Pinacoteca di diverse opere tra cui una "Natività" della scuola del Ghirlandaio e una "Sacra Famiglia" della bottega del Bellini, mentre alla seconda, del 1962, si deve l'acquisizione del "Ritratto di Napoleone" di Andrea Appiani, di quattro ritratti di Hayez e due dipinti di Camillo Procaccini e Nuvolone.