Collezioni civiche del Museo della Città di Mantova

Definizione: collezione

Tipologia: artistico

Istituto di conservazione: Museo della Città, Mantova (MN)

Consistenza

Una parte dei materiali affidati al Museo compone il percorso espositivo permanente che offre una visione generale delle principali tematiche della storia di Mantova e del suo territorio. La raccolta comprende marmi antichi, dipinti, affreschi, sculture ed epigrafi di epoca medioevale e rinascimentale. Le altre collezioni, anch'esse di grande pregio, sono conservate per essere esposte al pubblico in occasione di mostre temporanee. Un nucleo di opere d'epoca greco-romana, la Quadreria antica, il Monetiere e medagliere patrio, Stampe antiche e Beni Preistorici. Il Fondo Risorgimentale riunisce insieme cimeli, armi bianche e da fuoco, stampe, dipinti e sculture, oltre a libri e documenti. La gipsoteca è composta da 231 pezzi settecenteschi. La collezione Sammartini, senza precedenti per numero e qualità di opere, comprende esemplari rari di vedute e piante della città, carte geografiche riguardanti il Ducato di Mantova, ritratti, stampe di carattere storico risalenti al periodo francese e all'Ottocento mantovano, piante topografiche e rarissime cartoline di viaggio settecentesche.

Notizie storico critiche

Il Museo della Città recupera e valorizza alcuni tratti della grande civiltà artistica mantovana e il gusto per il collezionismo appartenuto ai Gonzaga, salvaguardati dall'ottocentesco Museo patrio di Mantova. Il Museo della Città non è una riedizione aggiornata del Museo patrio, bensì un museo nuovo che al Museo patrio fa risalire le sue radici.
Fondato dopo l'unità d'Italia, il Museo patrio di Mantova, come venne allora chiamato, ha seguito il percorso di altri musei italiani di proprietà comunale. L'entusiasmo postrisorgimentale aveva portato molte città italiane a costituire istituti culturali civici, grazie alle donazioni e all'impegno delle classi dirigenti locali. Per decenni tali istituti furono non solo luoghi di conservazione di cimeli e collezioni urbane, ma anche attivi presidi culturali, a cui facevano riferimento benemerite associazioni locali. Nei primi decenni del XX secolo il Museo patrio fu smembrato e le collezioni trasferite in Palazzo Ducale, dove, seppur ben conservate, persero poco per volta unitarietà e rappresentatività della storia locale. Il completamento del Museo della Città secondo moderni criteri museologici e museografici rappresenta il definitivo superamento di quella soluzione di continuità nella storia della cultura mantovana. Il Museo si è concretizzato grazie a una complessa sinergia tra il Comune di Mnatova, la Regione Lombardia e il Ministero per i beni culturali e ambientali ed ha visto il ritorno alla gestione civica di una collezione statalizzata da più di tre lustri.
Nel 1769 l'Accademia di Pittura Scultura ed Architettura inclusa da Maria Teresa d'Austria nell'Accademia di Scienze, Belle Lettere ed Arti, fu affidata alla direzione del pittore cremonese Giuseppe Bottani. Questi, nel trentennio in cui visse a Roma, collezionò una ricca serie di gessi (nel 1773 compilava un elenco di oltre seicento pezzi) che si fece inviare a Mantova dopo il suo trasferimento. Fra il 1775 e il 1776 i gessi di Bottani furono utilizzati in Accademia per il disegno dal vero sino al 1862, quando l'edificio e l'intera collezione divennero di propiretà comunale. Agli inizi del Novecento il Comune trasferì in Palazzo Ducale gran parte della collezione per poi consegnarla, nel 1940, agli Istituti d'Arte di Mantova e Guidizzolo. Nel 2004, dopo un'attenta ricognizione inventariale, si è proceduto a ritirare tutti i gessi presenti nelle sedi scolastiche per riunirli a quelli ancora depositati in palazzo Ducale e ripristinare la gipsoteca comunale.
La prestigiosa raccolta di stampe sulla città e sul territorio mantovano, acquistata dal Comune di Mantova, è stata collezionata da Tudy Sammartini, vedova dell'architetto e pittore Ugo Sissa. La varietà di stampe offre la rara possibilità di esaminare l'assetto idrografico del territorio, di osservarne l'evoluzione di toponimi e microtoponimi, documentando al tempo stesso il percorso compiuto dalla cartografia europea.