Storie della vita di Cristo

ambito lombardo

Storie della vita di Cristo

Descrizione

Ambito culturale: ambito lombardo

Cronologia: ca. 1270 - ca. 1320

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: intonaco/ pittura

Descrizione: Il ciclo relativo alla rappresentazione dei fatti della vita di Cristo si sviluppa in trentuno riquadri variamengte conservati sulle due pareti della navata centrale (divise in due ordini) e sull'arco trionfale. Parete sinistra, ordine superiore (da sin a dx): Annunciazione, Visitazione a santa Elisabetta, Natività, Adorazione dei Magi, Strage degli innocenti, Fuga in Egitto, Presentazione di Gesù al Tempio (?), Disputa coi dottori, Battesimo di Cristo, Nozze di Cana (?); parete sinistra, ordine inferiore (da sin a dx): scena non identificata, Cena di Betania, Entrata di Cristo a Gerusalemme, Orazione nell'orto; parete destra, ordine superiore (da sin a dx): Bacio di Giuda e Cattura di Cristo, Cristo davanti a Pilato, Cristo deriso, Flagellazione, Salita al Calvario, Crocefissione, Deposizione dalla croce, Seppellimento di Cristo, Resurrezione; parete destra, ordine inferiore (da sin a dx): Marie al sepolcro, Noli me tangere, Incredulità di Tommaso, Spartizione delle vesti, Congedo di Cristo dagli apostoli, Pentecoste, Giudizio universale; parete di fondo, arco trionfale: Ultima cena.

Notizie storico-critiche: L'analisi complessiva del ciclo cristologico ha permesso di individuare quattro distinte fasi realizzative, tutte comunque circoscrivibili, sul piano della cronologia, nell'arco di tempo piuttosto limitato di circa un quarantennio.
La prima fase corrisponde alle scene che, inziando in controfacciana proseguono sulla parete sinistra, della Annunciaizone, Visitazione, Natività (che include altri episodi quali l'Adorazione dei pastori e il Primo bagno di Gesù Bambino), Adorazione dei Magi, Strage degli innocenti. L'elemento distintivo di questa serie di affreschi è l'impaginazione illusionistico spaziale, che definisce uno spazio "artificiale" entro il quale vengono ambientate le varie scene, la cui matrice culturale è decisamente estranea all'ambito lombardo, mentre trova puntuali riscontri in area romana e assisiate nella seconda metà del Duecento. Ciò trova conferma in alcuni puntuali confronti individuati tra l'Annunciazione qui raffigurata e gli affreschi della decorazione absidale di Santa Maria in Vescovio presso Roma, oppure tra la Natività e i clipei di Santa Maria Maggiore a Roma. In generale il rapporto figure-architettura individuabile nelle cinque scene di Almenno trova relazioni con le testimonianze della scuola romana pre-cavalliniana. I contatti con il mondo centro italiano suggeriscono, quale possibile committente di questa prima decorazione, il nome del vescovo di Bergamo Roberto de' Bonghi (residente a Roma sino al 1289, vescovo di Bergamo dal 1291 al 1294).
La seconda fase, cronologicamente assegnabile intorno ai primissimi anni del XIV secolo, comprende sei episodi che si svolgono su due ordini, sempre sulla parete sinistra: Fuga in Egitto, Presentazione al Tempio, Disputa coi dottori, Battesimo, Nozze di Cana, Cena in casa del Fariseo, Entrata di Cristo a Gerusalemme. Qui l'impaginazione compositiva è più semplice, rinunciando a ogni forma di inquadratura illusionistica; l'importanza assegnata alle figure, rispetto al loro ordinamento parattitco sulla parete, conferma che l'anonimo esecutore di questo settore della decorazione aveva una più alta concezione dell'immagine, come rappresentazione in sé, generatrice di uno spazio autonomo e autosufficiente a livello narrativo. E' stato giustamente riscontrato qui un orientamente classicheggiante che si sostanzia in un ritmo pausato, in solenni gesti delle figure, in immagini di appagata bellezza che trovano confronti e assonanze con altri cicli lombardi, da quello della chiesa di San Zenone all'Arco di Brescia a quello del Maestro di S. Cassiano a Lodi. E' pur vero, però, che si rintracciano anche influenze dalla cultura lagunare e adriatica, in particolare per certi spunti di bizantinismo e giottismo "riminese".
La terza fase realizzativa, ancora confinata nel tardo Duecento, corrisponde alle scene cristologiche presenti sulla parete destra della navata, che incominciano dall'arco trionfale con una monumentale Ultima cena e proseguono in una serie di cinque episodi: Bacio di Giuda, Giudizio di Pilato, Cristo deriso, Flagellazione, Salita al Calvario. Ogni scena si staglia su un fondo in fonto marmo rossastro (rosso pompeiano), determinando così una sorta di continuità narrativa interna. Questo modulo impaginativo, di chiara matrice arcaica, presuppone una concezione atermporale della storia sacra, rappresentata priva di ambientazione per sottolinearne il portato simbolico. Sono stati individuati, in questa serie, legami con la cultura assistate (per via della comune matrice "bizantina") e in particolare con l'ambiente di Jacopo Torriti e con i decoratori della cappella del Sancta Sanctorum a Roma. Sempre per i riferimenti centro italiani, in continuità con la prima fase dell'intervento pittorico, è stato supposto che il committente potesse essere Giovanni da Scanzo, già collaboratore e uomo di fiducia di Roberto de' Bonghi e suo successore come vescovo di Bergamo (1295-1309)
La quarta fase è anche l'ultima in ordine di tempo, sopraggiunta probabilmente dopo una pausa dei lavori di decorazione del cantiere. Pur avviando nella parte alta, con la Crocifissione, la Deposizione della croce e la Deposizione nel sepolcro, la Resurrezione, si sviluppa soprattutto nelle scene dell'ordine inferiore della parete destra: Marie al sepolcro, Noli me tangere, Incredulità di Tommaso, Spartizione delle vesti, Congedo dagli apostoli, Pentecoste e Giudizio universale. Lo schema impaginativo è essenziale, quasi senza soluzione di continuità tra un episodio e l'altro; ciò a vantaggio della narrazione, che si serve anche di un "espressionismo caricato e patetico" e di una attenta descrizione del dato naturale, elementi che tradiscono una vocazione più popolare di queste pitture, ormai lontane dalla matrice intellettuale che caratterizzava le fasi precedenti. La datazione di questo intervento, forse ascrivibile a una committenza francescana, va circoscritta intorno al secondo decennio del Trecento.

Collocazione

Almenno San Salvatore (BG), Chiesetta di S. Giorgio al Cimitero

Credits

Compilazione: Piazza, Filippo (2016)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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