Vittoria alata

officina dell'Italia settentrionale

Vittoria alata

Descrizione

Identificazione: Vittoria

Ambito culturale: officina dell'Italia settentrionale

Cronologia: post 100 - ante 124

Materia e tecnica: bronzo/ fusione a cera persa

Misure: 191 cm

Descrizione: La statua riproduce una figura femminile, volta leggermente verso sinistra e vestita con una tunica fermata sulle spalle (kiton) e un mantello (himation) che avvolge le gambe.

Notizie storico-critiche: La statua è realizzata con il metodo della fusione a cera persa indiretta e risulta costituita da almeno trenta parti fuse singolarmente e saldate poi tra loro; è inoltre rifinita con strumenti a punta che ne definiscono con precisione i dettagli. Alla testa è applicata una agemina in argento e rame che cinge la capigliatura. Gli studi più recenti ne datano la produzione durante il secondo quarto del I secolo d. C. e la attribuiscono ad un'officina bronzistica di alto livello dell'Italia settentrionale.
La posizione della figura, con una gamba leggermente sollevata e le braccia avanzate, si spiega con la presenza in origine di alcuni attributi che permettevano di identificarne il soggetto. Il piede doveva infatti poggiare sull'elmo di Marte, il dio della Guerra, e il braccio sinistro doveva trattenere uno scudo, sostenuto anche dalla gamba piegata, sul quale erano incisi il nome e le gesta del vincitore (con queste caratteristiche veniva infatti rappresentata dai romani la dea Vittoria).
La statua è dedicata alla dea probabilmente da una personalità importante in qualità di ringraziamento (ex voto) per un successo militare e poteva forse essere esposta all'interno del tempio o in un edificio pubblico della città, probabilmente il Capitolium (isolata, o forse associata alla figura maschile il cui nome era riportato sullo scudo che la Vittoria tratteneva).
L'iconografia della Vittoria alata è ben documentata nell'arte romana, soprattutto su monete e rilievi di età imperiale. Il tipo custodito a Brescia costituisce una variante di una statua della fine del IV secolo a.C., l'Afrodite cosiddetta "Capua", raffigurata mentre si ammira seminuda nello specchio che tiene tra le mani. Questo modello venne riprodotto in numerosi esemplari a partire dal II secolo a.C. Successivamente lo schema iconografico dell'Afrodite è trasformato in Vittoria con l'aggiunta della tunica e delle ali e sostituendo lo specchio con lo scudo sul quale la divinità incide il nome del vincitore. Questa variante gode di larga fortuna a partire dal I secolo d.C.
La statua, scoperta il 20 luglio del 1826 in occasione degli scavi archeologici promossi dai membri dell'Ateneo di Scienze, Lettere e Arti di Brescia, costituisce il pezzo più significativo tra i materiali rinvenuti presso il Capitolium e uno dei pochi casi di statue in bronzo conservatesi, l'unico in Italia settentrionale: con il passaggio al Cristianesimo come religione ufficiale dell'Impero, i simboli pagani vengono infatti distrutti e, nel caso di materiali bronzei, fusi. Per preservarla da tale sorte, la statua fu nascosta in un'intercapedine del tempio, motivo per cui essa è giunta a noi.
A partire dal 1826 la fama della Vittoria di Brescia si diffonde in tutta Europa, al punto che Napoleone III, ospite a Brescia prima della battaglia di Solferino, nel giugno 1859, visitò il Museo Patrio e rimase così colpito dalla bellezza della statua che chiese di poterne avere una copia, ora esposta al Louvre.

Collezione: Collezione archeologica dei Civici Musei d'Arte e Storia di Brescia

Collocazione

Brescia (BS), Musei Civici di Arte e Storia. Santa Giulia - Museo della Città

Credits

Compilazione: D'Adda, Roberta (2014)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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