Ritratto della Contessa Teresa Zumali Marsili col figlio Giuseppe

Hayez, Francesco

Ritratto della Contessa Teresa Zumali Marsili col figlio Giuseppe

Descrizione

Autore: Hayez, Francesco (1791-1882), esecutore

Cronologia: post 1831 - ante 1833

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: tela/ pittura a olio

Misure: 100 cm x 135 cm (intero)

Descrizione: L'opera ritrae una donna con indosso un abito rosso di velluto, con una fascia in vita dello stesso colore, le maniche corte a palloncino e inserti di pizzo a decorare la scollatura a "V". Ha i capelli neri, ricci, raccolti sulla nuca ma lasciando i boccoli ai lati sciolti in un'acconciatura tipica dell'Ottocento. La donna di tre quarti è seduta su di una sedia in legno con i braccioli a volute, stretto a se tiene in braccio un bambino vestito di nero, anch'egli di tre quarti girato verso la donna, le passa il braccio destro attorno alla spalla. Nella mano destra, appoggiata mollemente sul bracciolo della sedia, tiene una coda di pelliccia. Entrambi guardano dritto davanti a loro l'osservatore.

Notizie storico-critiche: Il definitivo trasferimento a Milano nel 1823 e la rapida affermazione di Hayez, schiudevano nuove strade sia alla pittura storica, con sperimentazioni e soluzioni più complesse, dove ben presto l'artista dominò incontrastato, che nella ritrattistica, dove si scontrò con altri protagonisti della scena milanese come Pelagio Palagi e Giuseppe Molteni. ll dipinto appartiene ad un periodo particolarmente significativo della carriera dell'artista, che proprio tra gli anni venti e trenta, andò a consolidare il suo indiscusso primato, come capofila del Romanticismo storico, nella pittura cosiddetta "civile (GREGPRI M. 2009). Hayez si rivolse ai collezionisti colti, morigerati, e impegnati, proponendo loro ritratti in cui si abbandonava l'idealizzazione neoclassica per perseguire una pittura di pacato realismo introspettivo a cui univa una caratterizzazione individuale, drammatica, "domestica" dell'effigiato, che attualizzava la grande tradizione ritrattistica lombarda e veneziana di Tiziano, Paolo Veronese e Moroni. E' questa capacità di saper rendere, con la psicologia, proprio le doti morali degli effigiati, a decretare la supremazia di Hayez sugli altri artisti milanesi. Teresa Marsili apparteneva a una fra le più illustri famiglie nobili di Bologna , nel 1819 sposò il conte lodigiano Giuseppe Zumali il quale, nel febbraio del 1828 morì lasciandola erede di un vasto patrimonio terriero e in attesa di un figlio, Giuseppe, anch'egli prematuramente scomparso nel 1831. Nel marzo del 1834 la nobildonna si unì in seconde nozze con il dottor Francesco Cavezzali di Lodi, grande collezionista di arte moderna, ma si spense ancora giovane nel settembre dello stesso anno. Fu particolarmente generosa destinando un'annualità perpetua all'Ospedale Fissiraga di Lodi, al quale nel 1876 sarà donato, dal vedovo, il suo ritratto in ricordo della benefattrice (REBORA 2007). Teresa Marsigli era una donna estremamente raffinata nelle scelte artistiche, aveva precedentemente affidato allo scultore Gaetano Manfredini l'esecuzione di un monumento funebre neoclassico, su disegno di Pelagio Palagi, che doveva commemorare la memoria del figlio e del primo marito. Proprio dall'iscrizione posta alla base del monumento funerario, consente di porre l'esecuzione del ritratto di Hayez sicuramente dopo la morte del figlio dell'effigiata. E' un ritratto intenso, essenziale e allo stesso tempo estremamente moderno, dove l'alone di luce che emerge dallo sfondo neutro conferisce all'immagine una forte solennità, accentuata anche dal richiamo all'iconografia della Vergine col Bambino. Questa scelta, del tutto originale e inconsueta nella ritrattistica dell'epoca, conferisce gravità all'opera, aiutando a generare una carica emotiva intensa, che proietta l'osservatore verso un dialogo silenzioso che avviene tra il figlio morto e la madre, unite in un colloquio di anime. La stessa carica emotiva e lo stesso spessore stilistico, legano quest'opera a due ritratti capolavoro di quegli stessi anni, simili anche nella loro formula iconografica, il ritratto di Cristina Belgiojoso Trivulzio del 1830-1831 (Milano, collezione privata) e di Luigia Mylius Vitali del 1832 (Loveno di Menaggio, Villa Mylius Vigoni), vere e proprie scene di conversazione silenziona. (MAZZOCCA 1994, GREGORI M. 2009). L'impostazione austera è smorzata dallo sfavillante abito di velluto rosso all'ultima moda indossato con estrema grazia ed eleganza da Teresa, i cui tratti del volto, delineati da Hayez con insuperabile virtuosismo, evidenziano uno sguardo profondo, dolcissimo e malinconico. Leggermente sproporzionata appare la figura del bambino, ritratto dopo la sua morte, che si contrappone, in un contrasto cromatico, al colore sfolgorante di porpora e di luce dell'abito elegantissimo della madre. Dal punto di vista formale, l'origine bolognese dell'effigiata può spiegare la scelta, non insolita in Hayes, del raffinato richiamo , nel nervoso scatto della posa e nella sinuosità serpentina della figura, al manierismo emiliano e a Parmigianino. Mentre il dettaglio delle mani affilate, nervose, di un colore quasi spettrale come quella che trattiene il piccolo, fanno pensare a Sebastiano del Piombo. (REBORA 2007, MAZZOCCA 2009). In questo intenso e smagliante ritratto, Hayez condensa nell'inquietudine del volto il senso della vita, il dramma della maternità; il discorso romantico si fonde col realismo, inteso come una sorta di fisionomismo interiore che dà al modello un'isolita autonomia.Teresa Zumali Marsili, così come tutti gli effigiati di Hayez, raccontano di un mondo scomparso, immobile nelle sue barriere di classe, non tanto legato a simbologie mondane ed a emblemi del potere e del censo come nella ritrattistica di Molteni, ma interessati a trasmettere l'idea di una classe emergente, civilmente impegnata e dai solidi valori morali.

Collocazione

Provincia di Lodi

Ente sanitario proprietario: A.S.S.T. di Lodi

Credits

Compilazione: Ronchi, Valeria (2009)

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