Veduta di Vaprio d'Adda

Wittel, Gaspar van

Veduta di Vaprio d'Adda

Descrizione

Autore: Wittel, Gaspar van (1674/ 1736), esecutore

Cronologia: ca. 1730

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: tela/ pittura a olio

Misure: 110 cm x 56 cm (intero)

Descrizione: Il dipinto rappresenta uno scorcio di Vaprio d'Adda, preso dalla riva destra del fiume e da un punto di vista leggermente rialzato, che consente di ammirare sullo sfondo verso nord, il profilo appena accennato delle Prealpi Orobiche.
La parte sinistra è dominata da Villa Melzi, con accanto la Chiesa di S. Nicolò prima dei restauri neoclassici, lungo la cui sponda scorre il canale laterale dell'Adda rialzato rispetto al fiume - la cui costruzione sarebbe riconducibile ad un progetto di Leonardo - su cui stanno navigando un paio di grosse imbarcazioni che recano uomini e un cavallo bianco. Al centro, i due corsi d'acqua sono separati da un'ampia strada artificiale percorsa da un paio di viandanti e da un gruppetto di lavandaie con il bucato sulla testa, accompagnate da un cagnolino. Sulla riva che scende dolcemente verso il fiume, si crea uno spazio verde occupato in primo piano da alcune donne distese a riposarsi e da un contadino che frusta il suo asino. Sulla destra scorre infine l'Adda, solcato da una tipica chiatta da carico guidata da cinque barcaroli che remano in piedi, mentre sull'altra sponda è visibile il campanile romanico della Canonica di Vaprio.

Notizie storico-critiche: L'opera risulta presente sul mercato antiquario londinese (Christie's e Giacomo Algranti Ltd.) prima di essere acquistata dalla Regione Lombardia all'asta di Finarte n. 900 del 31 maggio 1994, per essere infine depositata nel 2000 presso le raccolte dell'Accademia Carrara di Bergamo.
Dello stesso soggetto, raffigurante la città di Vaprio d'Adda vista dal fiume, esistono sette diverse versioni - tre delle quali datate 1717 (Holkham Hall, collezione Leicester, inv. 162), 1719 (Roma, collezione privata) e 1722 (Londra, Christie's, 1949, n. 128) - e un disegno preparatorio conservato al Museo di S. Martino a Napoli (cat. D251), databile intorno agli anni Novanta del Seicento, nel breve ma intenso periodo in cui Van Wittel soggiornò in Lombardia. A partire da alcune vedute delle isole Borromee sul lago Maggiore, il pittore olandese si spinse infatti in parecchie località minori lungo le rive dei corsi d'acqua lombardi, attratto dalla poeticità dei paesaggi naturali ma anche dalla grande eredità lasciata da Leonardo da Vinci a Villa Melzi, costruita sulla confluenza del Brembo con l'Adda, che ospitò il pittore fiorentino durante la progettazione del Naviglio di Paderno (Briganti, 1996).
Vaprio e Canonica appaiono nel dipinto come una sola località divisa a un duplice corso d'acqua: da un lato il Naviglio Martesana navigabile fino a Milano e dall'altro la roggia che da Canonica scorre fino a Vailate. I due paesi erano fin dai primi del '700 località di villeggiatura e Van Wittel le dipinse, forse sollecitato da un amico dei principi Colonna (suoi mecenati) che possedeva una villa a Vaprio, proprio per far scoprire le meraviglie del posto ai gentiluomini stranieri che le avrebbero rese una tappa importante del Grand Tour (Malara, 2005).
Van Wittel fornisce di questa veduta una rappresentazione rigorosamente documentaria, precisa fin nei minimi dettagli e nello stesso tempo di ampio respiro, soprattutto grazie alla luce limpida e cristallina che pervade tutto il quadro: il maestro olandese è infatti considerato da buona parte della critica il padre del vedutismo italiano, a cui s'ispireranno artisti del calibro di Pannini e Canaletto. In quest'opera in particolare, l'artista fonde sapientemente il gusto per il particolare tipico della pittura olandese e fiamminga con l'utilizzo di delicate cromie e un maggiore realismo nella realizzazione delle figure, aspetti questi invece più legati alla tradizione pittorica italiana (Dotti, 2007).
La stessa veduta della città di Vaprio, che oggi costituisce uno strumento essenziale per la ricostruzione delle antiche topografie della zona, venne successivamente ripresa anche da Bernardo Bellotto, che vi dedicò due tele dipinte intorno al 1744.

Collocazione

Bergamo (BG), GAMeC - Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea

Credits

Compilazione: Uva, Cristina (2008)

Aggiornamento: Uva, Cristina (2009)

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