San Giovanni riceve il donario per il Duomo dalla regina Teodolinda

bottega campionese

San Giovanni riceve il donario per il Duomo dalla regina Teodolinda

Descrizione

Identificazione: Battesimo di Cristo

Ambito culturale: bottega campionese

Cronologia: post 1319 - ante 1345

Tipologia: scultura

Materia e tecnica: pietra/ scultura

Descrizione: La lunetta in pietra del portale maggiore è composta da sette lastre marmoree disposte su due ordini sovrapposti e separati da una semplice modanatura orizzontale, ed è appoggiata su un piedistallo formato da cinque frammenti lapidei antichi riutilizzati. Nel registro inferiore è decorata con l'immagine del battesimo di Cristo nelle acque del Giordano. Al centro sono visibili Gesù, sormontato dalla colomba dello Spirito Santo, e San Giovanni Battista, circondati ai lati dai Santi Elisabetta (sulla sinistra) e Zaccaria (sulla destra). Alle estremità sono collocati, a sinistra, San Pietro con in mano le chiavi accanto ad un arbusto di quercia e, a destra, San Paolo che regge tra le mani la spada, vicino ad un tralcio di vite. Nel registro superiore San Giovanni riceve il Tesoro del Duomo di Monza dalla Regina Teodolinda che regge tra le mani la Corona ferrea; alle sue spalle sono collocati i due figli Gundeberga e Adaloaldo - quest'ultimo con in mano un uccellino - e il marito Agilulfo inginocchiato. Ai due angoli della fascia decorativa sono raffigurati: sulla sinistra, tre corone votive con croci gemmate, mentre sulla destra alcuni pezzi del Tesoro, tra cui la chioccia con sette pulcini, la croce di Berengario, la coppa di zaffiro e un grande calice ansato.

Notizie storico-critiche: La lunetta è stata dalla critica variamente datata negli anni dalla fine del Duecento alla metà del Trecento, arco temporale più di recente ristretto intorno alla realizzazione della prima campagna dei lavori eseguita in facciata, collocabile tra il 1319 e il 1345, sia a confronto con le sculture lombarde del primo quarto del XIV secolo, sia in considerazione degli oggetti del Tesoro in essa rappresentati. Non appare possibile circoscrivere maggiormente tale data nemmeno esaminando i motivi iconografici presenti in essa, che da questo punto di vista non sono molto chiarificatori. La lunetta è infatti caratterizzata da modalità espressive ancora arcaicizzanti e solidamente legate alle esperienze scultoree del secolo precedente, quali la durezza del modellato e un accentuato e nervoso linearismo, prima associato dalla critica ad una maestranza tedesca e poi alla possibilità che il rilievo derivi da pitture originariamente presenti all'interno del più antico edificio basilicale, perdute con la demolizione di quest'ultimo. Il motivo dell'acqua del Giordano che discende a cascatella dal bacino di Gesù, raffigurato nel registro inferiore nella scena del "Battesimo di Cristo" è, in effetti, frequentissimo nella pittura tra il XIII e il XIV secolo e se ne trovano esempi in architetture quali il Battistero di Parma e S. Francesco a Lodi. Quanto agli orli delle vesti di Teodolinda e in generale dei personaggi raffigurati nel registro superiore, essi presentano invece eleganze pienamente trecentesche, non ascrivibili ad una datazione più arretrata, il che verrebbe confermato anche dall'assoluta omogeneità, anche costruttiva, della lunetta al complesso del portale e della facciata, nonchè ad una serie di sculture del primo Trecento rilevabili nei capitelli figurati all'interno della chiesa (Lo Martire, 1990).
Una datazione alla prima metà del secolo parrebbe confermata inoltre dalla minuziosa puntualità nella raffigurazione degli oggetti del Tesoro, che sembra volerne rivendicare il legittimo possesso da parte della basilica di S. Giovanni. Al di sotto delle vicende costruttive edilizie del Duomo è infatti possibile ricostruire la fitta trama di avvenimenti politici che, tra la fine del Duecento e i primi del Trecento, resero Monza teatro dello scontro tra i Visconti e i Della Torre. Durante la guerra contro Federico II il podestà di Milano si fece consegnare parte del Tesoro, che venne depositato nel 1242 presso l'abate di Chiaravalle e restituito solo sei mesi dopo, per poi essere nuovamente impegnato da Manfredo della Torre nel 1277. Lo storico Costantino Baroni aveva nel 1944 proposto, sulla base di tali eventi, di fissare la datazione della lunetta tra il 1275 e il 1277 e di attribuirne la committenza all'Arciprete Raimondo della Torre. Alla critica successiva apparve però incongruo affidare l'esecuzione dell'opera ad un esponente della famiglia che si era assunta la responsabilità dell'alienazione del Tesoro e dunque venne proposta una datazione della lunetta al 1319, anno della restituzione del Tesoro a Monza per merito di Matteo Visconti o, al più tardi, al 1345, quando il Tesoro venne nuovamente requisito dal legato pontificio Bertrando del Poggetto ed inviato alla corte di Avignone, per poi rientrare grazie all'intervento di Giovanni Visconti (Cassinelli, 1988 e Conti, 1999).
Il restauro effettuato all'inizio degli anni Ottanta ha permesso di recuperare in più zone tracce di colore, soprattutto gli occhi e le sopracciglia dei personaggi, nonchè tracce diffuse di doratura: nella fascia superiore, esse sono collocate in corrispondenza del vello e dell'aureola di San Giovanni, mentre nel registro inferiore sempre San Giovani indossa un drappeggio decorato a fiori dorati e dorate sono anche le ali e l'aureola dell'angelo. Sul fondo sono state trovate tracce di colore blu, probabilmente steso a tempera (Formica, 1988).
La lunetta costituisce inoltre un importante episodio di reimpiego: lo stretto basamento su cui poggia è infatti costituito da un singolare assemblaggio di pezzi di età imperiale romana, raffiguranti scene di caccia, animali marini, motivi vegetali e un motivo a candelabro medievale, tutti di provenienza indecifrabile o riconducibile a frammenti di un'alzata di sarcofago. E' difficile identificare il motivo di tale collocazione: per alcuni si tratta di materiali riuniti con funzione puramente decorativa e non narrativa (David, 1988), per altri di un preciso riferimento alla vittoria della Chiesa di Cristo sul paganesimo, con la collocazione della scena del Battesimo sopra tali elementi classici (Conti, 1999). In ogni caso va osservato che al fregio corrispondono lateralmente inserti di uguale altezza che rialzano tutto l'archivolto di circa 25 cm: si potrebbe dunque pensare che esso costituisca un'aggiunta all'intero portale effettuata prima della sua posa in opera, con il probabile scopo di rialzare la lunetta per evitare che il forte aggetto dell'architrave la nascondesse (Lo Martire, 1990).

Collocazione

Monza (MB), Palazzo degli Arcipreti

Credits

Compilazione: Uva, Cristina (2014)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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