Il Genio di Savoia

Bianchi, Mosè

Il Genio di Savoia

Descrizione

Identificazione: Allegoria di casa Savoia

Autore: Bianchi, Mosè (1840-1904), esecutore

Cronologia: post 1883

Tipologia: disegno

Materia e tecnica: carta/ carboncino; carta/ gessetto

Misure: 340 cm x 495 cm (intero)

Descrizione: Disegno a carboncino e gessetto su carta, ritagliato ai bordi seguendo un profilo ovale di orientamento verticale: al centro è raffigurata l'immagine allegorica di un Genio alato che regge con la mano destra lo stemma araldico dei Savoia e con quella sinistra un'alabarda. Tutto intorno a lui e allo scudo crociato si dispondono una serie di piccoli putti: alcuni si reggono allo scudo crociato, altri invece al drappo di tessuto bordato d'ermellino che circonda lo stemma. Sullo sfondo sono visbili alcune nuvole e il profilo gigante di un cerchio bianco (sole o luna) dietro la figura del Genio.

Notizie storico-critiche: Il disegno costituisce il cartone preparatorio per l'affresco realizzato da Mosè Bianchi presso la Saletta Reale della stazione ferroviaria di Monza. Nel 1883, a seguito della costruzione della nuova stazione infatti, l'artista venne incaricato di realizzare la decorazione del locale destinato a fungere da sala d'aspetto per i sovrani e la corte in occasione dei trasferimenti in Villa Reale; l'ambiente, tuttora esistente, è riccamente decorato secondo i dettami dell'eclettismo "fin de siécle" ed è ornato sul soffitto dall'immagine allegorica del Genio alato che sostiene, tra un tripudio di putti, lo scudo sabaudo. L'idea della figura che si libra in volo, scorciata, è da mettere in relazione con le soluzioni studiate dal pittore per il ciclo di affreschi di Villa Giovanelli a Lonigo del 1877, benchè in quest'opera l'artista mostri di seguire una tendenza più plastica, ricca di accenti veristici, che rivela una più matura consapevolezza e solidità del tirocinio accademico: Bianchi si dedicò infatti all'affresco nel periodo centrale della sua carriera, trovandosi a collaborare sia a Milano che a Monza con diversi tra i maggiori protagonisti della stagione culturale dell'eclettismo lombardo, da Luca Beltrami a Giuseppe Bertini, suo maestro all'Accademia di Brera.
Per progettare questo dipinto murale l'artista realizzò in realtà più di uno studio preparatorio. Un veloce schizzo a matita è, ad esempio, attualmente conservato presso le Civiche Raccolte d'Arte del Comune di Milano e mostra la prima versione del Genio, con le gambe distese anzichè con la sinistra flessa. Tale impostazione trova conferma anche in uno studio ad olio proveniente dalla collezione di Pompeo Mariani, venduto all'asta nel 1933 e attualmente conservato in una collezione privata. In un altro bozzetto ad olio, conservato come il presente cartone presso i Musei Civici di Monza Casa degli Umiliati (inv. DEF 0496) e anch'esso proveniente dalla collezione di Pompeo Mariani, viene invece mostrata la versione definitiva del Genio, atteggiato come poi verrà dipinto nell'affresco. Anche in questo cartone, donato ai Musei Civici dagli eredi di Emilio Borsa nel 1935, il disegno della gamba del Genio rileva qualche pentimento, a conferma della laboriosità con cui il pittore giunse alla versione definitiva. Un altro cartone e un ulteriore bozzetto sono poi conservati presso la Fondazione Pompeo Mariani di Bordighera, provenienti direttamente dallo studio dell'artista e poi confluiti nella raccolta del nipote: queste due versioni mostrano un'altra idea mai realizzata, mancante anche nel cartone monzese, ovvero la presenza di una figura femminile posta a reggere lo stemma.
Il confronto tra bozzetto, cartone e affresco monzesi offre del resto la possibilità di rilevare ulteriori varianti intervenute in corso d'opera. Nel dipinto definitivo, ad esempio, sono state modificate la lunghezza e la parte terminale del pennone che regge il vessillo ed è stata eliminata la coppia di putti che sovrasta a destra il manto reale, ben evidente nel cartone, mentre nel dipinto murale è stata sostituita con una nappa dorata. I due putti sul lato sinistro, previsti nel bozzetto con il viso rivolto verso lo spettatore, vengono nell'affresco posti di profilo, rivolti verso lo stemma sabaudo, come confermato anche dal pentimento evidente sul cartone qui schedato. I volti dei due putti sono infatti qui stati cancellati sommariamente a mano dall'autore, forse con uno straccio, e ridefiniti su due piccoli pezzi di carta separati, poi tagliati in modo irregolare e posizionati sulla superficie cartacea a coprire l'avvenuta modifica.
Originariamente di formato rettangolare, dopo l'ingresso nelle collezioni civiche monzesi il presente cartone fu ritagliato seguendo l'andamento del segno di contorno ovale tracciato dal pittore, con la conseguente perdita parziale della firma, collocata in basso a destra, e l'eliminazione totale della data "1883". Tale cartone fu esposto pubblicamente alla grande mostra monografica dell'artista tenutasi presso la Villa Reale nel 1924, quando ancora risultava di proprietà di Emilio Borsa, mentre non potè essere esposto alla monografica del 1987 per il precario stato di conservazione in cui versava: nel 2001 l'opera è stata sottoposta ad un delicato intervento di restauro, a seguito del quale venne poi arrotolato secondo precisi criteri conservativi e riposto in deposito, a causa delle difficoltà di una sua esposizione continuativa al pubblico per via delle ingenti dimensioni. In occasione dell'apertura dei nuovi Musei Civici di Monza Casa degli Umiliati, tuttavia, si è reso disponibile uno spazio idoneo a ospitare il grande cartone, sottoposto quindi a un ulteriore intervento di toelettatura e, soprattutto, teso e fissato su un telaio appositamente realizzato dalla ditta Nicola Restauri di Aramengo (AT) che, grazie anche alla presenza di materiale protettivo trasparente, consente la sua esposizione permanente in sicurezza.

Collezione: Collezione dei Musei Civici di Monza

Collocazione

Monza (MB), Musei Civici di Monza

Credits

Compilazione: Uva, Cristina (2014)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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