Ritratto di Alessandro Agnelli

Ceresa, Carlo

Ritratto di Alessandro Agnelli

Descrizione

Autore: Ceresa, Carlo (1609-1679), esecutore

Cronologia: ca. 1630

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: tela/ pittura a olio

Misure: 86,5 cm x 113 cm (intero)

Descrizione: Ritratto di Agnelli Alessandro. Il soggetto è ritratto in piedi, con l'indice della mano destra puntato a indicare il tavolino accanto a lui. Sullo sfondo, in alto a destra, è dipinto uno stemma gentilizio. L'abito scuro e il grande collo bianco sono tipici della moda della prima metà del '600.
Il viso del personaggio è staccato dal fondo grazie al candore del colletto bianco analiticamente descritto con la luce che crea effetti di riflesso.
La figura è quasi priva di un vero peso corporeo essendo tutta giocata sulla varietà delle fogge dei diversi capi di abbigliamento e sulla ostentazione di una esibita eleganza.
Resa della pienezza del modellato del volto; la luce proveniente da sinistra crea effetti chiaroscurali di luci e di ombre.
Il dipinto è inserito in una semplice cornice in legno modanato; nella parte inferiore, cartiglio con iscrizione.

Notizie storico-critiche: Il Ceresa occupa un ruolo centrale nella ritrattistica del Seicento italiano. Nelle sue opere sono evidenti una straordinaria impronta naturalistica, grande realismo, resa dettagliata dei costumi, notevole essenzialità. I suoi esordi, la rappresentazione degli offerenti nelle pale, sono precoci e denotano una grande capacità di introspezione caratteristica di tutti i suoi ritratti; raffigura i personaggi con un taglio ravvicinato e la posizione frontale, lo sfondo ridotto all'essenziale. Per il Ceresa non è la ricchezza dell'abito a dar valore al ritratto, non basta dipingere in modo somigliante, occorre dare sentimento e far emergere il carattere della persona e questo a lui riesce meravigliosamente, aiutato dalle sue capacità di cogliere l'essenza della persona e restituircele in pittura attraverso il volto, le mani che parlano del personaggio e la luce che utilizza come forte elemento espressivo.
In quest'opera emerge l'emblema della borghesia bergamasca del tempo, quella borghesia severa e nello stesso tempo caritatevole verso i bisognosi.
All'idea di ritratto come strumento di idealizzazione si contrappone qui l'idea di un ritratto eticamente motivato in cui prevale il valore esemplare: evidenza della penetrazione psicologica del soggetto, dignità di espressione e di posa.
Gli studi condotti da Alessandra Civai, autrice nel catalogo "Carlo Ceresa i ritratti della gratitudine: Restauro e studio di dipinti mai visti della quadreria dell'Ospedale di Bergamo" del saggio "Genesi di una quadreria. Arte, carità e patrimoni di famiglia: il caso del pittore Carlo Ceresa e dei suoi discendenti" e delle schede delle opere, e il restauro effettuato da Antonio Zaccaria, autore anche di un saggio sulla tecnica ceresiana, hanno confermato la paternità al maestro bergamasco Carlo Ceresa, riscontrabile nella finissima tecnica esecutiva caratterizzata da molteplici velature trasparenti, da uno stile vigoroso e sapiente nella presa diretta della realtà e dall'introspezione psicologica del personaggio.
Nella figura enigmatica del nostro personaggio ritratto, con zazzera bruna e collo di merletto, si può riconoscere l'effige dell'orefice benefattore Zaccaria Caio da giovane.

Collocazione

Provincia di Bergamo

Ente sanitario proprietario: A.S.S.T. Papa Giovanni XXIII

Credits

Compilazione: Iorio, Patrizia (2009)

Aggiornamento: Basilico, Andrea (2013); Gigante, Rita (2014)

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