Arazzo

Benedetto da Milano; Bramantino [per Suardi, Bartolomeo] (attribuito)

Arazzo

Descrizione

Identificazione: Mesi

Autore: Benedetto da Milano (notizie sec. XVI), arazziere; Bramantino [per Suardi, Bartolomeo] (attribuito) (1465-1530 ca.), cartonista

Ambito culturale: manifattura di Vigevano

Cronologia: ca. 1503 - ca. 1512

Tipologia: tessuti

Materia e tecnica: lana/ lavorazione a telaio; seta

Descrizione: Gli arazzi rappresentano scene allegoriche dei dodici mesi dell'anno. I bordi dei dodici tessuti sono simili fra di loro: vi sono stemmi talvolta accompagnati da iscrizioni esplicative. Le cornici di Marzo, Aprile e Maggio sono più elementari rispetto alle altre che presentano anche altri motivi decorativi forse riconducibili a rami recisi. Lo stemma a strisce verdi e oro è di Gian Giacomo Trivulzio; la croce di Sant'Andrea in campo rosso è lo stemma del figlio Gian Nicolò; le aquile imperiali con croce rossa e i leoni rampanti costituiscono lo stemma di Paola Gonzaga (moglie di Gian Nicolò); i tre testicoli in campo rosso e bianco costituiscono l'emblema di Marcherita Colleoni (prima moglie di Gian Giacomo); le torri merlate a bande rosse e d'argento con leoni sono lo stemma di Beatrice d'Avalos (seconda moglie di Gian Giacomo). Al centro dei dodici arazzi pende un tondo con lo stemma, l'impresa e il motto di Gian Giacomo. Lo stemma presenta il collare dell'ordine di San Michele, sormontato da un cimiero e da una figura mostruosa ed alata. Questa figura ha una lima che si infrange su un diamante. Sopra l'immagine vi è un cartiglio recante il motto NETES MAI. La figurazione è circondata da un'iscrizione che riporta i titoli acquisiti dal Trivulzio per concessione di Luigi XII.

Notizie storico-critiche: La collocazione originaria della serie dei Mesi doveva essere in Palazzo Trivulzio, in via Rugabella a Milano. Tra il XVI e il XVII secolo gli arazzi cambiano collocazione più volte e compaiono nel 1638 nel Palazzo Trivulzio di Porta Tosa. Da qui in poi il destino degli arazzi si segue nei carteggi e negli inventari (Agosti, Stoppa e Squizzato) finché i manufatti entrano a far parte del patrimonio del Pio Albergo Trivulzio.
Dopo varie vicissitudini, nel 1935 il Comune di Milano acquisisce una parte della raccolta Trivulzio, tra cui i Mesi. Questi vengono acquistati al prezzo di 300.000 lire, soldi forniti da Paolo Gerli, presidente della Gerli Industria Rayon (Pertegato).
L'organizzazione della materia secondo una precisa suddivisione degli spazi e delle superfici accomuna tutti gli Arazzi Trivulzio. Anche questo testimonia che vi è un progetto di insieme da far risalire ad un solo artista. Se vi furono collaboratori, essi si conformarono al progetto iniziale. In tale progetto doveva esserci un'ingabbiatura figurativa cui tutti i manufatti si conformarono.
La scoperta del Libro delle Rendite del Magno Trivulzio ha permesso di stabilire che almeno gli arazzi con i mesi di Novembre e Gennaio non erano stati terminati nel dicembre del 1509. Wilhelm Suida ha supposto che, non potendo essere intessuti per limiti oggettivi più di due arazzi all'anno, la fase della tessitura dovesse risalire al 1504-1509. Bramantino avrebbe preparato i cartoni nel periodo dal 1503 al 1505 circa. Tuttavia i documenti non assicurano che il 1509 sia da ritenere l'anno in cui furono terminati gli arazzi. Un sicuro termine "ante quem" è il 1512, anno in cui i Francesi abbandonarono Milano. La serie degli stemmi d'altra parte fornisce un termine "post quem" per la datazione dei manufatti: il 1501, anno in cui si festeggiarono le nozze di Gian Nicolò Trivulzio e Paola Gonzaga.
I modelli iconografici per i segni zodiacali sono desunti da un manoscritto (Vat. Lat. 3110) contenente sia gli Aratea (in una traduzione di epoca carolingia) sia i quattro libri dell'Astronomicom di Igino. Tale manoscritto fu assunto come prototipo nelle miniature di una serie di importanti codici astrologici del Quattrocento. A questi modelli iconografici che rifà anche Bramantino. Probabilmente egli attinge (sopratutto per il particolare gruppo Bilancia-Scorpione) anche da un'altra fonte: la prima edizione a stampa dei quattro libri dell'Astronomicom di Igino, pubblicati a Venezia nel 1482 da Erhardus Ratdolt. Rispetto alle fonti Bramantino apportò pochi cambiamenti: corresse prevalentemente i tratti meno naturalistici e spigolosi e scorciò alcuni particolari. Le variazioni maggiori si notano nel gruppo dei Gemelli che Bramantino tradusse in una coppia di putti rinascimentali. Solo il segno dell'Ariete non si ispira alla fonte del 1482 (è anche l'unico che non è racchiuso in un circolo bensì in un ovale dal contorno seghettato).
In ogni arazzo in alto a sinistra è raffigurato, pur con varianti, il sole che cambia colore a secondo del mese o della stagione in cui è raffigurato.
In ciascun tessuto compare in basso al centro un cartiglio o un cippo o una targa con iscrizioni in latino composte da quattro versi gliconei (metro adottato da Catullo, Seneca e Orazio).
Spetta a Heinrich Gobel (1928) l'essere ritornato alla corretta identificazione del Gennaio e a considerare il Febbraio (che reca la firma dell'arazziere) come il tessuto conclusivo del ciclo.
I cartoni (perduti) di Bramantino sono stati fraintesi, almeno in parte da Benedetto da Milano e dagli arazzieri che lo hanno aiutato nella realizzazioni dei manufatti tessili. I progetti grafici di Bramantino devono essere immaginati come fogli di grande formato, in scala uno a uno, colorati e ombreggiati: le sottili invenzioni che si possono scorgere nei tessuti difficilmente sono ascrivibili alle capacità e alle mani degli arazzieri.
Il ciclo dei Mesi, nonostante gli errori di traduzione di Benedetto da Milano, mantiene un'eccezionalità indimenticabile, riuscendo in un'abile miscela di elementi realistici e sacrali (Agosti, 2012).

Collezione: Collezioni delle Civiche Raccolte d'Arte Applicata del Castello Sforzesco

Collocazione

Milano (MI), Raccolte Artistiche del Castello Sforzesco. Raccolte d'Arte Applicata

Credits

Compilazione: Forti Grazzini, Nello (1984)

Aggiornamento: Vertechy, Alessandra (2014); Garzillo, Benedetto (2015); Barbieri, Lara Maria Rosa (2021)

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