Andrea Meroni

Bianchi Gerardo

Andrea Meroni

Descrizione

Identificazione: Ritratto di Andrea Meroni

Autore: Bianchi Gerardo (Monza, 1845-1922)

Cronologia: post 1890 - ca. 1899

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: tela/ pittura a olio

Misure: 71 cm x 91 cm

Descrizione: ritratto a mezza figura ambientato

Notizie storico-critiche: L'effigiato è Andrea Meroni, morto il 19 ottobre del 1890. Il suo nome è inciso sulla lapide commemorativa ai benefattori dell'ospedale posta all'ingresso dell'edificio di Via Solferino.
Il Meroni fu un industriale tessile, proprietario di uno dei cappellifici più all'avanguardia di Monza. Cominciò l'attività nel 1840 facendo tutto da sé, dallo spoglio delle pelli all'appropriaggio; ritiratosi nel 1881, lasciò ai propri figli un'azienda molto ben avviata (Longoni 1987, p. 143).
Con testamento 19 luglio 1890 il signor Andrea Meroni dispose un legato di 8.000 lire a favore della Pia Casa di Ricovero. Il figlio ed erede Giovanni, però, non corrispose per intero la somma spettante alla Congregazione di Carità, amministratrice della Pia Casa, che nel gennaio del 1892 dovette ricorrere alle vie legali per ottenerne il pagamento. Il figlio del benefattore dovette così liquidare alla suddetta Congregazione la terza parte ad essa ancora spettante - lire 6.000 - con l'aggiunta degli interessi, per un totale di 6.650,13 lire (ASCRIMz 26/11, n. rep. 45).
Il testatore, inoltre, dovette disporre di un legato destinato anche al Civico Ospedale, di cui non rimane documentazione, se non una vaga citazione nei documenti rinvenuti.
Il ritratto di Andrea Meroni fu eseguito in forma gratulatoria dal pittore monzese Gerardo Bianchi, secondo la consuetudine inaugurata dalla Cà Granda milanese e condivisa dalla gran parte delle pie istituzioni lombarde (Coppa 2002, p. 105).
Sul rovescio del dipinto si conserva l'etichetta dell'inventario che l'Ospedale Umberto I (come fu chiamato il nosocomio nel 1896 col trasferimento in Via Solferino), stilò nel 1938 con l'avvenuta soppressione della Congregazione di Carità, l'ente che dai tempi dell'Unità sappiamo raccogliere le beneficenze e gestire l'amministrazione dei luoghi Pii della città, compreso l'ospedale (Colombo 2002, pp. 39, 60, 76, 186 e ss.).
In questo ritratto, che ricalca un'impostazione convenzionale col soggetto seduto di tre quarti accanto a un tavolo, il pittore si sforza di rendere immediata e naturale la posa, grazie al gesto della mano sinistra che infila l'orologio nel taschino del gilet e l'altra che si appoggia sul bastone, come se il ritrattato fosse in procinto di alzarsi. L'ostentazione tutta borghese dello stato d'appartenenza sociale è affidata alla raffigurazione di un'appariscente catena d'oro. Come nota di costume si osserva l'utilizzo nella moda maschile dell'abito a tre pezzi - giacca, gilet, pantaloni - eseguiti nello stesso tessuto e nello stesso colore (Butazzi 1977, p. 139). Il colore bruno dell'abito e il cravattino a farfalla in seta colorata, invece del cerimonioso abito scuro, sottolineano il carattere informale del ritratto, che sembra ispirato alle immagini di destinazione privata.
L'opera è stata esposta alla mostra "L'eredità dei cappellai. Memoria, mito e realtà di un'avventura del lavoro", tenutasi presso il Palazzo dell'Arengario di Monza tra maggio e luglio 2003 su promozione della Camera del Lavoro Territoriale della Brianza e della C.G.I.L. Lombardia (ADHSG 90/14, prot. gen. 6148).

Collocazione

Provincia di Monza e Brianza

Ente sanitario proprietario: A.S.S.T. di Monza

Credits

Compilazione: Mantovani, Gabriella (2007)

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