Pietà Mantegazza

Mantegazza, Antonio (attribuito)

Pietà Mantegazza

Descrizione

Identificazione: Cristo in pietà

Autore: Mantegazza, Antonio (attribuito) (notizie 1464 - m. 1495), esecutore

Ambito culturale: ambito lombardo

Cronologia: post 1470 - ante 1475

Tipologia: scultura

Materia e tecnica: terracotta/ scultura; marmo/ scultura

Misure: 140 cm x 159 cm

Descrizione: All'interno di una raffinata edicola con cornici modanate in terracotta, si inserisce una straordinaria Pietà in marmo. Il gruppo, di notevole qualità e sicurezza formale, reca al centro il Cristo morto sorretto sul sepolcro, da Maria a sinistra di profilo e da S. Giovanni a destra frontale. Le tre figure, che si stagliano entro lo spazio esiguo dell'incorniciatura, presentano capelli a grosse ciocche, barbe puntute, lunghe mani scarne e dalle dita aperte, occhi socchiusi e bocche aperte che sembrano urlare, caratteristiche peculiari della produzione scultorea dei Mantegazza.
Il Redentore abbandona mollemente le braccia sul marmo in scorcio prospettico, mentre le mani sapientemente modellate della Vergine e di S.Giovanni, abbracciano il suo nudo ed esile busto frontale, quasi dilatato e lievemente reclino. L'inquadratura architettonica in cotto è corredata, inferiormente, di una lastra marmorea con epigrafe celebrativa in caratteri capitali relativa alla costruzione dell'Ospedale S. Matteo.

Notizie storico-critiche: Il rilievo della Pietà, di altissima qualità e sicurezza formale, è un capolavoro che uguaglia le migliori opere di plastica della vicina Certosa.
La scultura, viene attribuita dalla critica ad Antonio Mantegazza, con qualche perplessità dovuta alla difficoltà di distinguere la sua mano da quella del fratello Cristoforo.
Personalità di grande fama nel XV secolo, Antonio e Cristoforo Mantegazza sono impegnati nella preziosa decorazione della facciata e dei chiostri della grande fucina artistica della Certosa, e nel 1473 sono anche chiamati ad elaborare la statua equestre di Francesco Sforza, poi progettata da Leonardo.
Il gruppo scultoreo si staglia entro lo spazio esiguo della cornice, creando un contrasto cromatico tra i diversi materiali utilizzati, suggestiva la bicromia data dal rosso del cotto dell'incorniciatura architettonica e dal bianco del marmo delle tre figure del Compianto.
I panneggi dalle pieghe quasi cartacee, i contorni netti e taglienti, i lineamenti vigorosi e possenti, le fisionomie tormentate e variate nelle posture dinamiche, che raggiungono un alto livello nell'accostamento tra la Vergine di profilo e il busto frontale del Cristo lievemente reclino, costituiscono delle caratteristiche formali, quasi una sigla peculiare dei fratelli Mantegazza e manifestano un animus drammatico.
I due scultori pavesi creano un "tipo" umano, una sorta di prototipo ben delineato con propri caratteri fisionomici (capelli a grosse ciocche, barbe puntute, occhi socchiusi, bocche aperte che sembrano urlare) resi con grande realismo, che riesce a trasmettere un forte sentimento di dolore, una vigoria che raggiunge una certa asprezza e una fantasia figurativa drammatica.
Un altro aspetto caratteristico è il gioco delle lunghe mani scarne, dalle dita aperte, sapientemente modellate, delle tre figure che diffondono accenti di intenso patetismo ed un'aspra poesia.
Il motivo del Redentore che abbandona mollemente le braccia sul marmo in scorcio prospettico, mentre le mani della Vergine e di S. Giovanni, premono con energia contro il petto nudo ed esile, quasi dilatato, è presente anche nel "Compianto sul Cristo" di Cristoforo sopra la porta del transetto sud della Certosa, che Romanini accosta alla "Pietà" di Brera di Giovanni Bellini. L'austero disegno geometrizzante denota, invece, un' ascendenza fiorentina (Donatello).
In questa opera capitale della scultura lombarda del XV secolo, si ravvisano anche ascendenze di pathos gotico e fiammingo, e riferimenti al linguaggio che va dal Mantegna ai maestri ferraresi, superando però i limiti di routine narrativa e decorativa. Bisogna sottolineare, inoltre, che questo particolare modo di fare scultura, che raggiunge effetti di autentica partecipazione emotiva, fece numerosi proseliti.
L'edicola con la Pietà proviene da un muro esterno del vecchio Ospedale S. Matteo (odierna Aula del Quattrocento dell'Università, dove è sostituita da una copia), di cui ne era il simbolo.
La cornice in cotto è corredata, inferiormente, di una lastra marmorea con un'iscrizione celebrativa che riassume i contenuti programmatici della costruzione dell'Ospedale S. Matteo.
La scultura rappresenta l'esito di un maestro, abituato ad un contesto decorativo molto stimolante e pretenzioso come quello della Certosa, che qui appare consapevole del ruolo emblematico delle sue figure, destinate infatti all'Ospedale della Pietà (primo nome della fondazione).
Il prestigioso manufatto è esposto a Milano alla mostra evento "Arte Lombarda dai Visconti agli Sforza" presso Palazzo Reale (marzo - giugno 2015).

Collezione: Sezioni Medievale e Rinascimentale

Collocazione

Pavia (PV), Musei Civici di Pavia. Sezione Romanica e Rinascimentale

Credits

Compilazione: Manara, Roberta (2014)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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