Carità di san Martino

Barberis, Vincenzo de (attribuito)

Carità di san Martino

Descrizione

Identificazione: Storie della vita di San Martino

Autore: Barberis, Vincenzo de (attribuito) (1490 ca.-1550/51), Pittore

Ambito culturale: Ambito lombardo

Cronologia: ca. 1524

Tipologia: pertinenze decorative

Materia e tecnica: intonaco/ pittura a fresco

Descrizione: Il ciclo doveva disporsi sulle pareti laterali e sulla volta a botte della terza cappella di destra, ma le cattive condizioni di conservazione delle figurazioni, con ampie lacune, consentono una adeguata lettura solo dei quattro episodi separati da finte cornici che si distendono sulla volta. In basso a sinistra troviamo la scena di S. Martino che calza gli stivali al suo servo, sopra la quale troviamo quella con il santo che si iscrive tra i catecumeni. Ripartendo da destra è possibile riconoscere l'episodio più noto, quello in cui il santo, seduto a cavallo, taglia con la spada il proprio mantello e ne dona metà al povero. La grande lacuna che investe la parte alta di questa scena si espande anche nella successiva, tanto che si può dedurre si tratti del momento in cui Martino celebra la messa solo grazie alla presenza di una figura con pastorale e tiara posta all'estrema destra. L'immagine meglio conservata è la prima, con le due figure in primo piano: il santo in piedi sulla sinistra fronteggia il servo seduto su un cassone. I due personaggi si stagliano su sfondi distinti che ne esaltano i contorni: dietro al servo un'architettura classica scorciata, bianca con cornici dorate; un brillante paesaggio con piante e montagne sfumate in lontananza dietro a Martino.

Notizie storico-critiche: Il ciclo, già attribuito a Bernardino Luini prima dei restauri del 1962-64, è stato in seguito ricondotto alla mano di Vincenzo de Barberis, che insieme a Bernardino De Donati nel 1521 ebbe l'incarico di eseguire alcuni affreschi nella cappella intitolata a S. Antonio abate, attigua a quella di S. Martino; questa non fu mai soggetta diritti di giuspatronato, diversamente da quanto è attestato per le altre cappelle della chiesa. Si ritiene sia stata dipinta nel 1524 - o comunque entro gli anni Venti del XVI secolo - quale voto devozionale fatto dalla comunità di Morbegno per scongiurare l'insorgere di pestilenze e varie calamità.
Il de Barberis è pittore noto per la felice interazione di elementi milanesi (Bramantino, Zenale) e bresciani (Civerchio, Ferramola, Romanino), che in Valtellina si aggiorna sui modi di Gaudenzio Ferrari e del Luini, che nel primo Cinquecento lavorarono proprio a Morbegno per la Confraternita dei Battuti dell'Assunta.
Il ciclo non comprende gli affreschi della parete di fondo della cappella, dove su più strati di intonaco si vedono figurazioni sovrapposte appartenenti al secolo precedente.

Collocazione

Morbegno (SO), Chiostro di S. Antonio

Credits

Compilazione: Perlini, Silvia (2014)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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