Psiche condotta da Mercurio sull'Olimpo

Cristona Giuseppe (attr.); Natali Giuseppe (attr.)

Psiche condotta da Mercurio sull'Olimpo

Descrizione

Autore: Cristona Giuseppe (attr.) (1664/ 1723), figure; Natali Giuseppe (attr.) (1661/ 1729), quadrature

Ambito culturale: ambito pavese

Cronologia: post 1698 - ante 1713

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: affresco; stucco

Descrizione: Il medaglione al centro della volta reca figure che rappresentano la Traslazione di Psiche sull'Olimpo. In basso, Mercurio (messaggero e guida degli dei), riconoscibile dal petaso, solleva Psiche verso il cielo, aiutato da una figura con ali di farfalla (che corrisponde alla personificazione dell'anima di Psiche, in Apuleio), come ordinatogli da Giove (raffigurato in alto con l'aquila, suo attributo tradizionale) per farla ricongiungere all'amato Eros, affrescato di lato con ali, arco e faretra con frecce, suoi attributi più frequenti. A destra forse Vulcano (che in Apuleio fa il cuoco al banchetto di nozze tra Amore e Psiche) o forse il Tempo con la clessidra (che può alludere alla caducità della giovinezza e della bellezza). La scena è completata da Venere a sinistra e da putti adagiati su nuvole.

Notizie storico-critiche: La medaglia è incorniciata da una ricca struttura architettonica dipinta con lesene e colonne d'ordine dorico, tra le quali, al centro, si dispongono statue di divinità antiche a monocromo e negli angoli, entro nicchie a trompe l'oeil si stagliano, su un motivo a conchiglia centrale, busti virili su alto basamento. Lungo il perimetro della sala corre una cornice modanata, fortemente aggettante, tinteggiata di color cotto.
La Traslazione di Psiche sull'Olimpo è tratta dall'Asino d'oro o Metamorfosi di Lucio Apuleio. Psiche era una giovane fanciulla (che corrisponde alla personificazione dell'anima, come compare nel racconto di Apuleio), così bella da suscitare l'invidia di Venere, dea dell'amore e madre di Cupido. La quale mandò Cupido (Amor latino o Eros greco; dio dell'amore) per fare innamorare Psiche di un essere insignificante, ma invece lui si innamorò di lei. Cupido si fece prommettere da Psiche che non avrebbe mai posato lo sguardo su di lui, ma tradì la promessa e fu abbandonata da Cupido. Psiche vagò per tutta la terra alla ricerca dell'amato, superando numerose difficili prove, finchè Giove impietosito dalle implorazioni di Cupido, fece condurre Psiche in cielo da Mercurio, dove divenne dea, si ricongiunse e sposò Cupido. E' un'allegoria filosofica della tensione dell'anima (Psiche) all'unione col Desiderio (Eros), la cui conseguenza è il Piacere (frutto del loro incontro).
Nell'inventario del 1775 dei beni lasciati da Antoniotto Botta Adorno, questo ambiente viene ricordato come "la stanza verso San Felice".
Per Paola Casati la fisionomia plastica, la resa dei tratti, la pesantezza delle figure, il modo di trattare le mani, riconducono il dipinto al pittore pavese Giuseppe Cristona. Psiche ricorda nella postura e nei tratti, la più tarda Madonna su nuvole nella cappella della Vergine nella vicina chiesa dei SS.Gervaso e Protasio. La studiosa attribuisce al Cristona anche le quattro statue a monocromo sulla cornice architettonica a trompe l'oeil: Ercole ricorda il Cristo coronato di spine realizzato da Cristona per Luigi Botta Adorno nella cappella del Crocifisso in S.Gervaso. Il committente, divenuto priore della Confraternita del Sacramento, esistente presso la chiesa di S.Gervaso (nella cui circoscrizione parrocchiale si trovava il palazzo), nel 1698 fece erigere la cappella di S.Antonio, di giuspatronato della famiglia, affrescata dal Cristona, al quale commissionò anche la pala d'altare (1701) e i due quadri laterali con i miracoli del Santo. Tra il 1713 e il 1725 la chiesa venne integralmente rinnovata dal Crastona. Tolomelli sostiene che tra le due presenze di Crastona nella chiesa, va collocata la decorazione di questa medaglia del palazzo, vicina all'affresco della volta della cappella di S.Antonio.
Inoltre il pittore fu sicuramente presente a palazzo il 14 gennaio 1706, quando fece da testimone alla stesura del testamento di Maria Matilde Meli Lupi di Soragna.
Le quadrature sono attribuite da Giovan Battista Zaist atribuisce al cremonese Giuseppe Natali. E' probabile che negli anni seguenti la morte di Luigi Botta Adorno (avvenuta nel 1700), committente e forse progettista del palazzo, la vedova Maria Matilde Meli Lupi di Soragna, intorno al 1706 abbia fatto affrescare le quadrature da G. Natali, accanto al quale dovette essere attiva una cerchia eterogenea di artisti di provenienza locale.
Benchè le quadrature di questa sala rimandino alla volta dipinta da Francesco Natali, fratello minore di Giuseppe, nella Villa Dosi Delfini a Pontremoli, è da escludere un intervento di Francesco nel palazzo pavese, in quanto impegnato in questo periodo proprio a Pontremoli. Francesco sfruttava probabilemnte l'inventiva del fratello che gli aveva fatto da maestro "riprendendone le composizioni più in linea con la tradizione bibienesca e declinandole secondo canoni più rigorosi e meno decorativi" come asserisce Tolomelli.
Sebbene le quadrature architettoniche visibili appaiano "parte di un ciclo unitario, probabilmente realizzato nello stesso momento e dalle stesse maestranze", per Tolomelli non sembrano concepite tutte nello stesso modo. Nel caso in oggetto "la costruzione prospettica è più rigorosa, governata in modo unitario e razionale, cosicchè l'architettura torna ad essere protagonista e riesce a superare illusionisticamente i confini fisici delle volte in muratura, mentre gli inserti figurativi giocano un ruolo subordinato e sono ridotti [...] alle statue al centro dei lati e ai busti agli angoli".

Collocazione

Provincia di Pavia

Credits

Compilazione: Manara, Roberta (2008)

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