San Carlo elargisce l'elemosina ai poveri

Torriani, Francesco Innocenzo

San Carlo elargisce l'elemosina ai poveri

Descrizione

Autore: Torriani, Francesco Innocenzo (1648-1700)

Cronologia: ca. 1675

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: tela/ pittura a olio

Misure: 238 cm x 165 cm

Notizie storico-critiche: Tra le scarse attestazioni riguardanti il dipinto, Luigi Brambilla cita la tela quale opera "d'un Procaccino". La paternità a "uno de' fratelli Procaccini da Bologna" è ripresa anche dal Borri , cui segue un silenzio, da parte della letteratura critica, durato circa un secolo e, almeno in tempi recenti, favorito certamente dall'infelice collocazione del dipinto relegato nella cantoria della chiesa di San Giovanni dell'Ospedale. Riferita alla produzione del pittore genovese Giovanni Maria Arduino, l'opera è stata segnalata pochi anni orsono con la corretta attribuzione al Torriani e di recente riproposta al pubblico con la convincente circoscrizione cronologica al 1675. La scorretta menzione dei Procaccini, proposta in passato, rappresenta tuttavia un riferimento utile per comprendere la maniera pittorica e l'impianto teatrale della rappresentazione, il fresco naturalismo, i numerosi spunti descrittivi e il generale tono "penitenziale" dell'opera, derivato certamente da una profonda adesione agli ideali religiosi proposti da Carlo Borromeo.
Il dipinto, prima della definitiva acquisizione al Torriani, veniva dunque visto come un'opera pienamente rispondente alle direttive dell'Accademia Ambrosiana e innestata nella maniera e nella tradizione iconografica dei cicli della Vita e dei Miracoli del beato Carlo, illustrati nei celebri "quadroni" del Duomo di Milano.
Proprio la Damiani Cabrini, del resto, ipotizza che F. Innocenzo Torriani abbia frequentato la rinata Accademia milanese, adeguandosi a stilemi pittorici caratteristici dei maestri gravitanti attorno alla celebre istituzione. La mancanza di stemmi araldici, che possano in qualche modo svelare la committenza da parte di qualche confraternita formatasi per sostenere opere di carità, rende problematico l'accertamento della sede primigenia della tela. Tuttavia, il riferimento esplicito ad una iconografia pauperistica consente di immaginare l'originaria provenienza dell'opera dall'Ospedale dei Poveri di Varese, costituito nel 1567 da San Carlo. Venendo a tracciare l'analisi figurativa dell'opera del Torriani, conviene subito sottolineare che, così come avviene in molte altre sue tele, la composizione è pensata prevalentemente su una linea orizzontale che lega le diverse figure protagoniste all'interno del racconto sacro. La scena è inquadrata ai margini da figure accovacciate come quinte teatrali: mentre al centro del dipinto si dispiega la scena principale con l'elemosina di San Carlo e trovano posto personaggi poco convincentemente rimpiccioliti, all'estremità intervengono alcune figure a movimentare lo schema compositivo ed emotivo.
Sul lato sinistro, in particolare, il monumentale personaggio che offre la carità pare un ritratto, che potrebbe costituire una sorta di richiamo alla sequela delle opere di carità di San Carlo, sull'esempio delle quali proseguire l'assistenza espletata nel nosocomio varesino.
Il giovane accovacciato in braghe rosse e dalla possente muscolatura, invece, è quasi un brano fisso di F. Innocenzo essendo spesso presente in altri suoi dipinti come nelle già citate tele con i miracoli di Sant'Antonio e come nella lunetta con San Carlo che istituisce le scuole della Dottrina cristiana (Lugano, chiesa di San Carlo).
Sull'altra quinta laterale della tela compare uno straordinario episodio di realismo. Il gruppo di fanciulli con la madre che allatta distrae inevitabilmente dal soggetto principale, immerso nello sfondo bruno e ammantato di modestia. Anche questo secondo gruppo di figure laterali, che approfondisce lo spazio della tela non senza una qualche incongruenza tra i piani di profondità, ritorna sovente in altre opere del Torriani. Quest'ultimo brano pare richiamarsi al noto frammento del Miracolo di Clementina Crivelli Arese (Modena, Civica Galleria Campori), dipinto dal Cerano e raffigurante una donna che allatta e dunque generalmente noto come Carità.
La sopraccitata raffigurazione rivela dunque quanto sia profondo il debito dell'autore nativo di Mendrisio nei confronti dell'iconografia dei celebri "quadroni" del Duomo di Milano, dai quali desume a piene mani composizioni e singole figure.
L'opera in esame, infatti, visibilmente sensibile alle formule della produzione pittorica di Daniele Crespi e del Cerano, ma anche del Landriani e del Bonola, condivide con queste ultime uno spiccato gusto realistico e una certa attitudine allo spettacolare. In particolare, sono indicative l'insistita caratterizzazione fisionomica di taluni personaggi e la contrapposizione speculare delle figure di quinta in primo piano, riprese dai cicli della Vita e dei Miracoli del beato Carlo. Tuttavia qualche scarto qualitativo, fisiologico all'interno della "bottega familiare" dei Torriani, e qualche incomprensione dei più impegnativi modelli del Crespi e del Cerano rivelano il nostro autore ancorato e, in taluni casi, attattardato su stilemi replicati in modo insistente.

Collocazione

Provincia di Varese

Ente sanitario proprietario: A.S.S.T. dei Sette Laghi

Credits

Compilazione: Squizzato, Alessandra (2009)

Aggiornamento: Castaldo, Clara (2010)

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