Cristo crocifisso

Crespi, Daniele (maniera)

Cristo crocifisso

Descrizione

Autore: Crespi, Daniele (maniera) (1597/1600-1630)

Cronologia: post 1600 - ante 1630

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: tela/ pittura a olio

Misure: 132 cm x 205 cm (intero)

Notizie storico-critiche: Nella nota manoscritta dell'Inventario del mobiglio di spettanza dell'Ospedale di Circolo e Casa d'industria in Gallarate, stilata in data 11 settembre 1877 e conservata presso l'Archivio dell'Ospedale, tra l'elenco dei beni relativi ad un non meglio precisato Oratorio, al numero 11 si trova l'indicazione di un "Grande quadro con Crocifisso", dal valore di 250 lire. Purtroppo però le informazioni circa la Pia Casa (o Causa - come altrimenti indicato) d'Industria Lamperti risultano molto scarse: fondata nel 1857, eretta in ente morale nel 1864, nel 1894 venne concentrata - unitamente ad altre opere pie, nella Congregazione di Carità, primo nucleo costitutivo dell'Ospedale gallaratese.
Un carteggio del 1925, rinvenuto in archivio, fa pensare ad un intervento di restauro commissionato dall'allora presidente della Congregazione di Carità al pittore Pietro Murani, che chiedeva un compenso di 100 lire per sistemare due lacerazioni del quadro.
Altre segnalazioni dell'esistenza di questa opere, ta i beni dell'Ospedale, si trovano negli inventari del 1927: collocato nella chiesa del sanatorio, versava in stato ottimo, e ad esso era assegnato un valore artistico di 5000 lire.
Una fotografia in bianco e nero, conservata presso l'Archivio dell'Ospedale, risalente al 1961, ritrae l'allora Cardinal Montini benedicente in uno dei nuovi padiglioni dell'Ospedale, inaugurati in quegli anni: alle sue spalle si erge il Crocifisso. Il dipinto si trovava, infatti, in una cappella al terzo piano del padiglione di chirurgia, distrutta verso la metà degli anni '90; vagò poi per alcuni tempi per i magazzini del nosocomio, finché l'allora responsabile dell'Ufficio Tecnico, pochi anni fa, ritenne di collocare la tela nell'attuale cappella, aprendo una sorta di nicchia nella parete sinistra e mettendola sotto vetro, preservandola così da nuovi danneggiamenti.
Pare verosimile inserire l'opera nel panorama artistico del Seicento lombardo, ancora influenzato dal clima borromaico, riconoscendo in Daniele Crespi un significativo precedente, soprattutto se si considerano opere giovanili. La somiglianza è evidente con il San Sebastiano di Brest, datato intorno ai primi anni venti del Seicento: l'indagine anatomica è accurata in entrambi i casi, i trapassi chiaroscurali tradiscono linee e forme morbide che sembrano richiamarsi (nel torace è evidenziata la linea dello sterno, molto simili sembrano le ombreggiature del collo e delle gambe, e persino le ginocchia), il volto - in controparte - è di simile fattura, con la bocca semi-aperta e lo sguardo rivolto verso l'alto, ancora libero dalla più tarda tipizzazione geometrizzante, pur carico di un retaggio ceranesco qui molto accentuato; infine l'atmosfera è similmente cupa e carica di pathos, che nel caso del Cristo permette un coinvolgimento maggiore dello spettatore.
Bisogna tuttavia mettere in luce anche altri aspetti, che indicano punti di tangenza con un orizzonte artistico molto ampio.
Il panneggio, increspato e svolazzante, pare suggerire quasi un'influenza emiliana, ricordando le Crocifissioni di Guido Reni (1639 - Modena, Galleria Estense), così come il tema del Cristo vivo - presente nella stessa, e dal Reni approfondito in altre circostanze (Roma, San Lorenzo in Lucina e, ancor prima, nella Cristo crocifisso con la Vergine Addolorata, Santa Maria Maddalena e San Giovanni del 1617 - Bologna, Pinacoteca Nazionale).
Inoltre è bene richiamare anche i nomi di Rubens e Van Dyck. Nei primi anni del Seicento, propongono dipinti raffiguranti il Crocifisso (e molte, soprattutto di Van Dyck, sono presenti anche in collezioni pubbliche - ad esempio Napoli, Museo di Capodimonte - e private italiane) [Van Dyck 2004]: si potrebbe vedere in esse un significativo precedente iconografico all'opera in mostra.
Forse la somiglianza più eclatante la si può scorgere con il Crocifisso di Rubens (1610/11 - Anversa, Koninklijk Museum voor Schone Kunsten), dove è proposta la stessa ripresa scorciata della scena, la cui profondità viene squarciata dalla luce a sinistra, e con essa il tema del Cristo vivo con lo sguardo rivolto al cielo, il panneggio bloccato nell'aria e, ancora, il cartiglio in triplice lingua e i piedi quasi disgiunti. Visti i molti punti in comune quindi con i maestri fiamminghi si può ipotizzare un "incontro" fra le due culture, agevolato e filtrato forse attraverso la diffusione di stampe e incisioni che possono aver suggestionato il pittore del Crocifisso qui esposto, portandolo a rielaborare i molti e differenti spunti secondo la propria sensibilità artistica, poggiata ancora una volta sul realismo tipico della pittura lombarda e supportata da una indubbia capacità tecnica.

Collocazione

Provincia di Varese

Ente sanitario proprietario: A.S.S.T. della Valle Olona

Credits

Compilazione: Marcora, Lisa (2009)

Aggiornamento: Marcora, Lisa (2010)

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