Giochi e corsi d'acqua

L'acqua è la vera protagonista dei giardini all'italiana o di quelli ben più informali, all'inglese. È una ricchezza, di cui le ville gentilizie dell'area a Nord di Milano si fregiano, per poter aumentare gli effetti scenografici di proprietà fondiarie, utilizzate per il solo piacere personale o per mera ostentazione del rango raggiunto. Le stesse soluzioni con cui questa risorsa viene irregimentata o sapientemente immessa nelle fontane o nelle vasche sono un ulteriore sfoggio delle possibilità tecniche messe a disposizione della nobiltà, da sapienti maestri giardinieri, architetti e scultori. Tali manifestazioni del meraviglioso sono spesso poste in punti nevralgici dei percorsi o al termine di scorci visivi e segnalano la posizione da cui è possibile una vista privilegiata dell'architettura e del paesaggio circostante. La critica ha evidenziato spesso come le ascendenze del motivo del teatro d'acqua nell'architettura manierista sia da localizzare nell'Italia centrale, e soprattutto in area toscana e romana: Serena Ventafridda ne segnala antecedenti illustri a Frascati, nelle ville Mondragone e Piccolomini Lancellotti fino a risalire alla paradigmatica villa d'Este a Tivoli, vicino a Roma, che con il viale delle cento cannelle e la Fontana dell'organo rappresenta il prototipo delle strutture per giochi d'acqua. Persino gli apparati delle architetture dei giardini e le grotte artificiali, che compaiono già in una elegante declinazione lombarda, a "Palazzo Te a Mantova":http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/MN240-00027/, sono da ascriversi alle invenzioni dei giardini medicei di Pratolino, Boboli e Castello. L'ingente carico d'acqua, utile ad alimentare i giochi dei parchi di queste ville, oltre che dall'irrigazione, era procurato da rogge e canali che allora percorrevano il territorio, alcune ancora esistenti, come il Villoresi che alimenta i giardini di Villa Litta a Lainate o come quella nel parco di Palazzo Arese Borromeo a Cesano Maderno, altre scomparse come quella che giungeva fino a "Palazzo Visconti Banfi a Rho":http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/MI100-05980/, o come le condutture idriche che alimentavano le fontane scomprse di "Villa Raimondi a Lentate sul Seveso":http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/MI100-03673/. h3. Villa Visconti Borromeo Litta a Lainate Spesso le fontane arrivano ad assumere dimensioni tali da diventare veri e propri teatri o ninfei, strutture dotate di ambienti interni dedicati ai più vari giochi e scherzi d'acqua. Il _ninfeo_ è una tipologia architettonica di origine greca, dedicato al culto delle Ninfe. Nell'antichità l'edificio veniva eretto in adiacenza di grotte naturali o cascate; vi abbondavano i getti d'acqua. Esso ricompare nel giardino all'italiana, la cui concezione deriva direttamente dal mondo classico, come mostrano i continui rimandi iconografici alla mitologia greco-romana e la presenza di tempietti e padiglioni. "Il ninfeo di Villa Litta a Lainate":http://www.lombardiabeniculturali.it/percorsi/ville-milano/3.9/, progettato dall'architetto Martino Bassi (1542-1591), evidenzia in quali forme si fosse declinato in ambito milanese. L'edificio consiste in un complesso di vani attraversato in varie forme dall'acqua, che filtra dalle pareti e gocciola in varie intensità simulando il cadere della pioggia, coinvolgendo tutti i sensi in una sorta di estraniameto, di esperienza mistica. Così, memori degli esempi greci, i vani del ninfeo ricordano le grotte naturali mediante la decorazione in ciottoli, stalagmiti e stalattiti. Attraversando il giardino di Lainate si nota che il ninfeo rappresenta il coronamento di un ciclo decorativo i cui due poli di riferimento per l'acqua sono la fontana di Galatea, al centro del giardino all'italiana, e la fontana di Nettuno, nella distesa verde originariamente divisa in parterre alla francese. Al dio del mare Nettuno, viene affiancata la meno nota Galatea, una delle cinquanta ninfe del mare, le Nereidi, figlie di Nereo e di Doride, che assisteva i marinai dal fondo dell'oceano.

Fontana di Galatea

Fontana di Galatea

Alla struttura principale della fontana, in marmo di Candoglia e Carrara, a partire dal 1751 lo scultore Donato Carabelli (1760-1828) aggiunse una balaustra su cui sono distese varie statue a soggetto mitologico ispirate al mondo agreste ed alla serenità che da esso deriva: Flora, Pompona, Imeneo, Polimnia, il Sonno, il Silenzio, due divinità campestri. Nella fontana di Nettuno, realizzata dallo stesso scultore alla fine del XVIII secolo, il dio del mare è adagiato su una conchiglia sostenuta da quattro tritoni. La divinità, accompagnata dal suo seguito di delfini, sirene, tritoni, è il soggetto che ricorre più di frequente nei gruppi scultorei che arricchiscono le fontane. h3. Villa La Valera ad Arese Anche in questa villa tutta la composizione del giardino maggiore, sul fronte sud, converge su una fontana circolare costituita da un bacino rotondo. Alla base due putti sovrastano una coppia di creature marine dalla cui bocca sgorgano zampilli d'acqua.

Fontana con giochi d'acqua

Fontana con giochi d'acqua

h3. Villa Arese Borromeo a Cesano Maderno Il visitatore che giunge qui non potrà che rimanere profondamente suggestionato dal teatro d'acqua in cui ci si imbatte subito dopo aver attraversato il varco d'ingresso al palazzo. Grandioso nella concezione, esso congiunge la villa gentilizia al suo contesto urbano. Lo spazio, oggi privo d'acqua, consiste in una esedra antistante al fronte principale di Palazzo Arese Borromeo, vasta piazza delimitata da due ali, collegate al viale d'accesso per mezzo di due pilastri con obelisco sulla sommità. Edicole e nicchie poste tra semicolonne variano il profilo interno del teatro. Fasce orizzontali di graniglia costituiscono il basamento perimetrale delle edicole, ne decorano la sommità ed i semipilastri; edicole ed elementi verticali si concludono in pinnacoli a fiamma in pietra spugnosa che richiamano illusionisticamente le concrezioni marine. Anche i gruppi statuari posti nelle edicole, dalle cui bocche fuoriesce acqua, sono ispirati all'iconografia acquatica. h3. Villa Arconati a Bollate I giochi d'acqua costituiscono il punto di forza dei celebri giardini dell'ampio complesso architettonico. La decorazione del parco è basata su una sequenza spettacolare di teatri d'acqua: alimentati da una ruota idraulica posta nella torre delle acque, in fondo al cortile presso il teatro di Andromeda. A partire dalla torre, l'acqua procede in tubi di cotto interrati per poi schizzare fuori da sculture o dalle pareti dei teatri. La prima composizione da cui si viene attirati è la fontana dei delfini: un bacino d'acqua con gruppo scultoreo centrale raffigurante un fanciullo adagiato su un pesce che spruzza acqua. La fontana è posta all'inizio di un sentiero che conduce al teatro più maestoso, dedicato a Diana. A sinistra di tale sentiero ci si imbatte nel teatro di Andromeda determinato da due esedre laterali in laterizio che inquadrano un pavimento in ciottoli bianchi e neri. Nello spazio così configurato, l'acqua schizza dal seno di un'ammaliante sirena alata, posta in una nicchia, e da un mascherone tra le sue gambe. Il teatro di Diana conclude scenograficamente l'asse prospettico est-ovest: un'esedra con pavimento in ciottoli accoglie tre nicchie ad arco in cui sono poste tre statue; quella centrale in stucco, alta quasi cinque metri, rappresenta Diana. La dea è posta tra due grotte artificiali, ovvero nicchie sulle quali è applicato un rivestimento ruvido per la presenza di scaglie di pomice ovvero spuma di travertino. Con lo stesso procedimento era realizzata anche un'altra grotta vicino al teatro di Andromeda, oggi scomparsa. A villa Arconati ritroviamo un teatro di Nettuno posto a nord rispetto alla strada che dalla villa porta al teatro di Diana. Delfini e conchiglie caratterizzano il teatro grande, collocato lungo un'asse nord-sud, parallelo all'asse principale che conduce alla facciata meridionale della villa, ove il bacino d'acqua circolare è circondato da otto sculture entro nicchie vegetali. La fontana più originale per invenzione è forse la scala dei draghi o via d'acqua: ai due lati di una scalinata in ciottoli, due draghi (nella tradizione orientale animali legati all'elemento acqua insieme ai serpenti) versano il liquido in piccole vasche a forma di conchiglia.

Fontana dei draghi e tempio di Diana retrostante

Fontana dei draghi e tempio di Diana retrostante

h3. Alcuni esempi di giochi d'acqua nel giardino all'inglese All'aspetto ordinato e gaio del giardino all'italiana di concezione rinascimentale si contrappone sul finire del XVIII secolo quello selvaggio e pittoresco del giardino all'inglese. Non diminuisce l'importanza dell'acqua, che assume forme diverse, meno artificiose. Uno dei topoi del parco all'inglese è lo scorrere naturale di un torrente o la placida quiete di un laghetto artificiale. Nei giardini all'inglese l'acqua assolve ad una finalità del tutto nuova: non più centro ordinatore dello spazio, fulcro che aiuta l'uomo ad orientarsi nella natura, ma veicolo che facilita sentimenti nostalgici o ricerca di solitudine appartata. L'acqua che scorre nascosta tra la vegetazione rigogliosa, l'isolotto selvaggio, ad esempio, invitano alla meditazione e al distacco dal mondo materiale. h3. Villa Ghirlanda Silva a Cinisello Balsamo Eloquente è il caso di villa Ghirlanda Silva a Cinisello Balsamo dove Ercole Silva fece realizzare un torrente (purtroppo scomparso) che nasceva da uno scoglio artificiale e comprendeva una piccola isola. Silva potrebbe addirittura aver solo simulato la presenza del corso d'acqua scavandone il percorso che poi rimaneva in secca, tanta era l'importanza che vi si attribuiva. h3. Villa Cusani Tittoni Traversi a Desio Una fontana di Nettuno compare anche qui. La statua del dio, cinto da un drappo e sostenuto da un delfino, si erge al centro di una vasca polilobata fungendo da punto di raccordo tra il mondo architettonico costruito dall'uomo e quello spontaneo e selvaggio del bosco retrostante. È sfortunatamente andato perso anche il laghetto con darsena e isoletta nel mezzo dell'originario giardino all'inglese, del quale costituiva una delle viste più suggestive. L'esistenza di una roggia nel parco di Desio, oggi prosciugata, è testimoniata anche dall'originale struttura a ponte della "Tomba Traversi":http://www.lombardiabeniculturali.it/percorsi/ville-milano/3.6/, così concepita poiché sotto di essa scorreva acqua.

Testo a cura di Robert Ribaudo (percorso tematico ideato da ISAL)