La strada Vallassina

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bq. La strada della Vallassina si dirama dalla Comasina a pochi passi dal casale della Fontana, e corre solitaria per quasi tre miglia fra campi coltivati, sino a Niguarda. Siede questo lieto villaggio sul Séveso che qui si passa sur un bel ponte, ed ha fregio d'assai case signorili, ville una volta delle più cospicue famiglie milanesi, che ne' contorni della città usavano prolungar la villeggiatura fin nel rigido dicembre. Qui il Corio attese a scrivere la storia sua. Indi lasciati a sinistra Bresso, a destra Prato Centenaro, si passa dinanzi al casale della Madonna di Cusano, denominato dalla prossima terra, ov'hanno i Cusani splendida villa, di cui si veggono dalla strada i giardini. Nel vicino Cormano, che giace sulla sinistra, si trovarono urne antiche, armi, monete e ruderi molti. Di qui per lungo tratto procede monotona la strada a Nova, poi a Desio, grosso borgo, famoso per la vittoria che Ottone Visconti vi riportò sui Torriani nel 1277. Nell'ampia sua chiesa maggiore voglionsi cercare un bel quadro di Vitale Sala che rappresenta il Transito di san Giuseppe, ed il sepolcro d'un Giammaria Lampugnano, qui morto nel 1563, che per soccorrere a' poveri impoverì, e sette anni visse nello stento. Moto ed ornamento gli danno assai belle ville, fra cui maggioreggia "la Traversi":http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/MI100-02959/, che fu già dei Cusani. Essa ha il giardino più bello, se non il più grande, di Lombardia, e fra breve non temerà il paragone con le più splendide d'Italia, compiuti che siano il ristauro e l'addobbo del palazzo, rifatto di fresco nelle fronti sopra disegno ricchissimo di Pelagio Palagi con logge e statue colossali e fregi d'ogni maniera, in modo da fare bel riscontro alla vaghezza del giardino. In esso non è punto contraffatta, bensì amorosamente riprodotta la natura, e trovansi tutte le magnifiche squisitezze, tutti gli amabili capricci. Gli danno singolar vezzo un laghetto, che tra gli artificiali è de' più ampii, una isoletta coronata di pioppi e cipressi della Luigiana, una gotica torre, un castello diroccato, un labirinto, una copiosa raccolta de' fiori ed arbusti più pellegrini. La torre, imitata da quella di Chiaravalle, sopra disegno del Palagi, si erge a considerevole altezza, con magnifici finestroni ed aerea guglia, e dai suoi vani piani offre il prospetto de' ridenti colli della Brianza. La base di questa gran mole, che forse è grande troppo, le sue pareti e una chiesuola gotica che le è attigua, sono ornate di stemmi, busti, bassorilievi e mausolei, qui trasportati da più luoghi, fra' quali merita speciale ricordo il monumento di don Diego de Guzman eretto nel 1528, ch'era in Milano nel convento delle Grazie. Una sala entro la torre serve ad armeria, ed ha bellissime vetriere dipinte, recate da un convento di Svizzera. bq. All'uscir di Desio, dà nell'occhio a destra un decente edifizio a portici, ov'è un ospedale che serve a questo borgo e ai paeselli circostanti. Indi, proseguendo sulla strada, s'incontrano Seregno, popolosa terra e di gran traffico, con bella chiesa ottagona non finita ed altissima torre; poi Paina, stazione postale, e Giussano, ove hanno principio i colli. Alberico da Giussano, detto il Gigante per la smisurata statura, fu capo di quella affratellanza militare denominata della Morte, famosa tanto nelle guerre de' milanesi col Barbarossa. Ornano questo grosso villaggio una bella chiesa e assai ville, fra le quali la Magenta vuolsi disegno del Pellegrini. Prossimi gli sono sulla destra Robbiano che ricorda gli Orobii; sulla sinistra Carugo, ove sono gli avanzi d'un castello, e Mariano, ampio e industrioso borgo a piedi d'un poggio acclive e ferace di vigne, distinto per la "chiesa antica":http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/CO190-00130/ e fiancheggiata da un'alta torre e da un più antico battistero, per molti setifizii e per assai ville signorili, fra le quali primeggia la Passalacqua. Cesare Cantù, _Milano e il suo territorio_, tip. Pirola, Milano 1844 (ed. consultata, Maestri Arti Grafiche, Milano, novembre 1960, pp. 882-884)

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