370. Gazzetta dei prestiti

Sottotitolo Rivista economica-finanziaria. Monitore ufficiale di tutte le estrazioni dei prestiti e premi governativi e municipali, nazionali ed esteri. Eco della Borsa poi Monitore ufficiale di tutte le estrazioni dei valori mobiliari nazionali ed esteri. Eco della Borsa. Rivista economica-finanziaria poi Monitore ufficiale di tutte le estrazioni dei valori mobiliari nazionali ed esteri. Eco della Borsa. Rivista economica-finanziaria. Guida delle assicurazioni poi Monitore ufficiale di tutte le estrazioni dei valori mobiliari nazionali ed esteri. Eco della Borsa. Rivista economica-finanziaria poi Monitore ufficiale di tutte le estrazioni dei valori mobiliari nazionali ed esteri. Eco della Borsa. Rivista economica-finanziaria. Giornale finanziario più vecchio d'Italia. Fondato nel 1869. Aderente alla Associazione italiana della stampa tecnica poi Monitore ufficiale di tutte le estrazioni dei valori mobiliari nazionali ed esteri. Rivista economica-finanziaria. Anno di fondazione 1869 poi Monitore ufficiale delle estrazioni. Rivista economica-finanziaria. Anno di fondazione 1869.
Luogo Milano.
Durata 1° gennaio 1871 (a. III, n, 1*) - 30 marzo 1943 (a. LXXV, n. 2949*).
Periodicità Trimensile poi quadrimensile poi quindicinale poi quadrimensile poi settimanale poi quindicinale poi trimensile poi quindicinale.
Direttore Edoardo d'Eccheri poi Carlo D'Eccheri, Giuseppe Fontana poi nessuno, poi Enrico Zambelli (redattore responsabile) poi Ettore Portaluppi poi nessuno, poi Pietro Zanchi.
Gerente Natale Gambini poi Giuseppe Casiraghi poi Pompeo Pirovano poi Carlo Roncaglia poi Gaetano Molteni poi Carlo Martinelli poi Ercole Portaluppi poi Enrico Vago poi Carlo Polari poi Luigi Pola poi Lanfranco Delfino poi Giuseppe Borghesi, Pietro Zanchi (proprietario, gerente responsabile) poi Giuseppe Borghesi poi Pietro Zanchi (proprietario, gerente responsabile poi direttore responsabile).
Editore Nessuno, poi Pietro Zanchi poi nessuno.
Stampatore Milano, Tip. Golio poi Stab. Redaelli dei F.lli Rechiedei poi Stab. Giuseppe Civelli poi Stab. Tip. Molinari e Soci poi Stab. della Tip. Sociale poi Tip. del Commerciopoi Stab. Tipo. Lit. G. Abbiati poi Tip. del Commercio poi Tip. C. Ogliani e C. poi Tip. Ogliani, Rigamonti e C. poi Tip. L.F. Cogliati poi Tip. Attilio Piazza poi Tip. L.F. Cogliati poi Soc. An. Poligrafica Italiana poi Stab. Tip. Renato Romitelli e C. poi Tip. A. Frigerio poi Bergamo, Soc. Editrice Commerciale poi Milano, Scuola Tip. Artigianelli poi Cusano Milanino, Tip. A. Colombo e figli poi Milano, Unione Tipografica.
Pagine Da 8 a 10.

Diretta e fondata nel 1869 da Edoardo d’Eccheri (o Eccheri come viene alternativamente indicato) la «Gazzetta dei prestiti», si presenta come “la guida indispensabile” a tutti i possessori di azioni, obbligazioni di prestiti, cartelle di rendita pubblica, libretti di deposito bancario ed altri titoli di credito mobiliare nazionali ed esteri, essendo “l’unico giornale in Italia dedicato esclusivamente ai valori mobiliari”. E si aggiunge, “essa pubblica colla massima prontezza e immutabile precisione i bollettini ufficiali di tutte le estrazioni nazionali ed estere, nessuna eccettuata, avendo istituito delle corrispondenze ufficiali non solo in Italia ma in tutti i principali centri dei mondo finanziari” («Gazzetta dei prestiti», sull’ultima pagina di ogni numero della rivista). Se le tabelle delle estrazioni dei prestiti nazionali ed esteri costituiscono la materia principale dei periodico per tutta la durata della sua pubblicazione, sulle sue pagine trovano spazio anche i prezzi dei valori a rendita fissa e variabile italiani e dei principali titoli stranieri ? nella tabella fissa “Corso dei valori nazionali ed esteri” ?, le tabelle degli incanti dei beni demaniali, nonché un ampio ventaglio di informazioni riguardanti le più importanti società, come i programmi delle emissioni, le chiamate dei versamenti, gli avvisi di pagamenti d’interessi o dividendi, le convocazioni degli azionisti, le deliberazioni più importanti delle assemblee, sempre fornendo giudizi circa la convenienza o i pericoli delle varie operazioni, alla luce “della molteplicità dei valori che ven[gono] lanciati sul mercato e della difficoltà di sceverare fra di essi i buoni ed i mediocri dagli scadenti e fittizi, specialmente in questi tempi in cui la sfrenata avidità di guadagni addu[ce] gravissime condizioni finanziarie in parecchi stabilimenti che pure [sono] sorti sotto gli auspici più favorevoli” (gennaio 1874). A riguardo, tiene spesso a precisare che la direzione del periodico forma le proprio opinioni su ogni società o titolo di credito basandosi unicamente sull’attenta e imparziale osservazione degli atti pubblici delle società, come è bene e espresso in questo brano che riassume le principali materie trattate negli articoli pubblicati dalla rivista: “Noi leggiamo attentamente i programmi di emissione, indaghiamo lo scopo vero dell’associazione, verifichiamo se l’impresa annunciata abbia probabilità di successo, badiamo ai rapporti e alle discussioni delle assemblee generali, compulsiamo le cifre dei bilanci o delle situazioni mensili, trimestrali o semestrali, osserviamo se gli impegni vengano puntualmente eseguiti e specialmente se la puntualità vi sia nel pagamento degli interessi e dei dividendi, desumiamo i nostri pronostici anche dalle qualità personali e dalla posizione sociale dei promotori, amministratori, direttori e reggenti” (A proposito di certe domande dirette alla «Gazzetta dei prestiti» 13 agosto 1873). Come il foglio mette in evidenza in più occasioni, “indipendenza è il nostro motto, e lo sarà sempre. Noi non dipendiamo da nessuna casa bancaria, da nessuna società finanziaria; noi non siamo l’organo di nessun gruppo di interessi” (Ai nostri abbonati, 2 gennaio 1875; sempre sulla questione si veda L’indipendenza, 12 novembre 1889).

“Unico giornale finanziario a cui per legge del suo programma sia interdetta qualsiasi speculazione bancaria per suo conto”, la «Gazzetta» offre inoltre ai propri abbonati i servizi di: 1) compera e vendita di valori quotati alle borse italiane; 2) compera e vendita di obbligazioni di prestiti a premio nazionali ed esteri; 3) incasso di buoni e coupons di interessi o dividendi; 4) pagamenti rateali e sottoscrizioni di valori nazionali.

Le principali rubriche in cui si articola la rivista nei primi anni di pubblicazione sono: “Lettere romane”, sulla politica economica governativa, “Rivista di borsa”, “Ultime estrazioni”, “Nostre informazioni”, “Notizie varie”, “Cronaca delle assemblee”, “Assemblee”, “Versamenti a farsi”, “Pagamenti”, “Nuove società”, “Incassi delle ferrovie”, “Piccola posta”.

Dall’agosto 1877 prende avvio anche la rubrica “Le società d’assicurazioni” nella quale vengono passate in rassegna “tutte le compagnie e società d’assicurazione che operano in Italia, comprendendo anche quelle estere […] poiché è bene che il pubblico conosca di ciascuna il proprio valore” (18 agosto 1877), giudicando sempre “buon sintomo la molteplicità delle compagnie anche estere in Italia, giacché così non s’impiegheranno capitali italiani, i quali trovano impiego in altre industrie più omogenee al prodotto del nostro suolo che è la miniera dell’Italia” (Le assicurazioni, 5 agosto 1885). Dal 1886, alla luce dell’operato disonesto di molte compagnie che ha comportato una gestione fallimentare dei capitali di molti risparmiatori, la rivista si propone di approfondire ulteriormente i contenuti della rubrica analizzando minutamente i sistemi di amministrazione e le operazioni delle varie società, “istituendo confronti fra l’una e l’altra compagnia […] e più specialmente non trascurando di mettere in rilievo i pregi delle migliori che godono una ben meritata fama di serietà, di solidità e di puntualità nell’adempimento dei loro obblighi” (Le assicurazioni, 2 gennaio 1886).

Dal 1873 si occupa del riscatto delle Ferrovie romane da parte dello Stato, pubblicando il sunto degli articoli della convenzione stipulata fra il governo e i delegati degli azionisti della società, e negli anni successivi prende in esame con puntualità e completezza le varie fasi della causa agitatasi fra gli azionisti comuni e i soci privilegiati della società, poiché “il nostro scopo è quello di determinare in quali condizioni trovinsi le azioni delle diverse categorie, colla scorta dei quali ogni possessore di azioni delle Ferrovie romane potrà determinare il presunto valore dei propri titoli” (Le azioni delle Ferrovie romane, 17 marzo 1884).

Durante il primo decennio di pubblicazione, continui sono gli appelli ai piccoli risparmiatori perché investano con prudenza il loro denaro, che la «Gazzetta» consiglia di indirizzare di preferenza verso le obbligazioni fruttifere, non lasciandosi sedurre dai facili guadagni promessi dall’investimento azionario nel quale “i grassi dividendi sono oltremodo rari, e dove la speranza di raccoglierli non compensa, nel cittadino che voglia dormire sonni tranquilli, il continuo timore di irreparabili disastri” (Azioni e obbligazioni, 24 giugno 1873). Se nel 1876 il periodico può asserire che “le obbligazioni di prestiti comunali, provinciali o consorziali, che ebbero sempre il nostro appoggio, sono oggi, senza contrasto, i migliori titoli d’impiego che esistono” (Ai nostri abbonati e lettori, 29 dicembre 1876), dieci anni dopo, a fronte della sospensione dei pagamenti degli interessi e dei rimborsi decretata da decine di enti comunali e consorziali, in numerosi articoli si scaglia contro il colpevole disinteresse delle “autorità tutorie che debbono sorvegliare le amministrazioni comunali per impedire che tanto vergognosamente manchino i loro amministratori all’adempimento degli obblighi che esse stesse hanno autorizzato” (Riscattomania?, 27 novembre 1885; e ancora, Pesi e misure del governo italiano, 10 settembre 1889), istituendo anche presso la propria sede un ufficio legale per aiutare con azioni giudiziarie mirate tutti i portatori di titoli comunali sui quali non vengono pagati gli interessi (cfr. Ai nostri abbonati, 24 dicembre 1889).

Nel 1891 la rivista saluta con entusiasmo il ritorno al governo della Destra, che considera fautrice di “una politica meno fastosa ma assai più positiva ed economica” (Lettere romane, 11 dicembre 1891), mentre l’anno successivo, dopo le delusioni nei confronti di una politica economica che non è riuscita, come promesso, ad ottenere il risanamento del bilancio, guarda all’avvento di Giolitti come a quello di “un uomo di Stato dalla mente lucida e dallo spirito risoluto” (La nuova situazione politica, 25 giugno 1892), l’unico in grado di superare le obsolete divisioni politiche fra partiti e rendere possibile la restaurazione finanziaria del paese attraverso l’unico provvedimento adatto allo scopo: il ripristino della tassa sul macinato, vero motivo conduttore degli articoli a contenuto economico pubblicati dalla rivista in particolare all’inizio degli anni novanta, ma anche in seguito (cfr. gli scritti L’eredità Giolitti, 21 gennaio 1893; Chiacchiere finanziarie, 18 novembre 1893; governo di sinistra e finanza di destra, 2 dicembre 1893; Ferdinando Rocchetti, Una imposta calunniata, 4 gennaio 1910; Democrazia male intesa, 4 luglio 1914; sul ritorno di Crispi e sulle critiche alla politica finanziaria di Sonnino, si veda La bomba Sonnino, 7 marzo 1894).

Con l’approssimarsi del nuovo secolo vanno sempre più diradandosi gli articoli a sfondo politico?economico, e anche la rubrica dedicata alle società di assicurazioni scompare: la rivista si attesta sulla pubblicazione dei bollettini ufficiali delle estrazioni nazionali ed estere e mantiene unicamente le rubriche “Resoconto delle assemblee” e “Borsa”. Né questa involuzione si arresta nei primissimi anni del Novecento. Solo a partire dal 1904, in conseguenza del passaggio di proprietà della «Gazzetta» da Edoardo d’Eccheri al figlio Carlo, la rivista amplia la propria linea editoriale, sia grazie all’inserimento di rubriche di nuova concezione, sia tramite la reintroduzione di altre che avevano già animato il periodico negli anni precedenti. Ecco quindi la ricomparsa di “Assicurazioni”, considerata necessaria all’interno di un giornale d’indole economico?finanziaria, vista “la grande importanza che nella vita economica di ogni individuo ha assunto l’industria dell’assicurazione […] Oltre la trattazione dei maggiori problemi in materia economica, oltre che riportare ed esaminare, e discutere le principali decisioni e controversie in materia legale, la direzione del periodico intende fornire notizie precise ed esatte intorno ai bilanci ed al funzionamento delle singole società” (La nuova rubrica, 17?21 settembre 1904; riguardo poi alla questione dei monopolio di Stato delle assicurazioni sulla vita, che trova una fortissima opposizione sulle pagine della «Gazzetta», si veda Sul monopolio assicurazioni?vita, 3 luglio 1911 e Monopolio dello Stato sulle assicurazioni vita, 12 maggio 1911). Altro nuove rubriche sono “Consulenza legale”, in cui trovano posto le domande rivolte dagli abbonati “in campo legale, sia d’indole civile che commerciale, finanziaria o amministrativa, colle relative risposte fornite da apposito ufficio legale che abbiamo all’uopo costituito” (Ai nostri abbonati, 20 luglio 1904), e “Rivista delle borse”, nella quale vengono passate in rassegna “non solo le rendite di Stato, le obbligazioni comunali, provinciali e di istituti di credito, ma altresì le azioni, i cosiddetti valori a rendita variabile […] dando la preferenza a quelli che offrono valide garanzie di sicurezza nel mentre forniscono annualmente al capitale rimunerazioni più laute” (Rivista delle borse, 13 luglio 1904; sempre riguardo al collocamento del capitale privato presso “valori industriali di riposo”, come ormai caldeggia il periodico dalle proprie pagine, vista la “rimunerazione che oggi in troppo scarsa misura offrono governi, comuni e provincie”, si veda Nuovo orientamento capitalista, 20 febbraio 1904, Il credito e la sfiducia, 26 ottobre 1907 e, sempre sull’argomento, Impieghi di denaro, 3 ottobre 1912.

Come però si tiene a precisare in una nota indirizzata ai lettori, questi ampliamenti non intendono alterare l’antico programma, ma semmai adeguare la «Gazzetta» alle più moderne esigenze della vita finanziaria, industriale e commerciale, proponendosi di essere, come sempre “il vero vademecum dei capitalisti grandi e piccini ed il loro più fido, serio, discreto e onesto consigliere, essendo essa, oltrecché la più antica e accreditata, la più indipendente, la più completa e la più rapidamente informata rivista settimanale italiana in materia economica e finanziaria” (Ai nostri cortesi clienti, 21 ottobre 1904). A partire dal 1912, allo scopo di rendere ancora più utile il periodico, rende note, nell’apposita rubrica mensile “Il corso dei valori di Stato e di quelli garantiti dallo Stato”, le condizioni di emissione e il tasso dei buoni dei tesoro del governo italiano, oltre a provvedere all’aggiunta di nuove categorie al listino dei prodotti agricoli (cfr. 1912, gennaio 1912).

Negli anni che precedono il conflitto, la rivista continua ad occuparsi di materia fiscale (cfr. soprattutto Arrigo Bonfandini, Al governo incombe, 17 settembre 1909), e, in generale, di tutte le più importanti questioni che in quel difficile periodo attraversano la vita economica dei paese, scosso da una crisi industriale che ha colpito soprattutto il settore tessile e in particolar modo quello cotoniero (cfr. La crisi cotoni, 4 aprile 1911 e seguenti; L’industria serica in Italia, 11 maggio 1912; L’industria siderurgica italiana, 2 aprile 1912). Interviene poi sulla crisi monetaria e finanziaria che ha determinato la diminuzione del valore della lira, caldeggiando, alla luce del fatto che “la circolazione dalle banche d’emissione non è stata aumentata in proporzione dell’aumento industriale che richiede per necessità maggior mezzi di moneta per gli scambi” (Industria e finanza, 26 ottobre 1911), la necessità dell’aumento della circolazione, in quanto “è evidente che lo sviluppo sempre più rapido dell’economia nazionale, qualora non se ne voglia determinare l’arresto, dev’essere sussidiato da mezzi circolanti in relazione alla sua importanza” (A proposito dell’allargamento della nostra circolazione, 3 dicembre 1912; per un approfondimento della tesi “espansionista” della rivista si veda I limiti della circolazione, 24 ottobre 1913).

Nel 1914, alla vigilia delle elezioni amministrative di giugno e luglio, pur dichiarando di non essere giornale di parte e di astenersi da ogni partecipazione attiva alla campagna elettorale, delinea le proprie simpatie politiche dichiarando di parteggiare “soltanto per gli uomini d’ordine, giacché l’ordine è la base precipua di ogni governo. Nel campo amministrativo essa esprime il suo favore per i programmi che si astengano dagli sconvolgimenti perturbatori. Così è contraria a tutte codeste manie municipalizzatrici di che son pieni tutti i programmi specie quelli di parte estrema” (In tema elettorale, 27 maggio 1914).

Fra le due correnti, quella interventista e quella neutralista, la rivista si schiera apertamente per la prima, poiché “mai più si presenterà un’occasione più propizia e temiamo anzi che il nostro isolamento, la nostra inazione, il nostro assenteismo preparerebbero per il futuro un’Italia imbelle e annichilita, da qualunque parte volgano vittoriose le armi oggi in tenzone” (Per la patria, 30 settembre 1914).

Interviene poi sulle conseguenze di carattere commerciale, monetario e creditizio manifestatesi nel paese allo scoppio della guerra, come l’improvviso aumento dei prezzi (Questione economica, 21 ottobre 1915), la grave penuria di materie prime e di generi alimentari di prima necessità (Il probelma del vitto, 27 settembre 1915), e sulla conseguente legislazione economica di guerra messa in atto dal governo fin dall’agosto 1914 e ampliata dopo l’intervento (I provvedimenti finanziari, 25 novembre 1916).

A conflitto finito, di fronte all’ondata di scioperi che ha coinvolto tutte le categorie dei lavoratori delle campagne e delle città e davanti al forte sviluppo numerico e all’accresciuta combattività del movimento operaio, timorosa della “minaccia della dittatura proletaria” (Atto di fede, 10 gennaio 1919), si scaglia contro “il pericoloso dilagare delle concessioni che prepotentemente si impongono e supinamente si accettano nei rapporti tra capitale e lavoro” (Il paese della cuccagna, 10 giugno 1919 e, sempre sull’argomento, Scioperomania, 10 maggio 1919). Per fronteggiare adeguatamente la questione sociale, in modo che una proficua collaborazione si sostituisca alla lotta di classe, alla borghesia non resta pertanto che sostenere “un’azione che tenda a favorire la formazione della piccola proprietà nell’agricoltura; un’azione che favorisca il sicuro peculio dei risparmiatore, convertito in titoli di Stato per modo che il possessore senta lo stimolo e l’interesse per la conservazione sociale; una ragionevole partecipazione dei lavoratori all’utile dell’azienda in contrapposto all’impegno da parte degli stessi lavoratori di seguire e di conoscere le condizioni in cui si svolge l’industria” (I postulati del programma liberale, 25 marzo 1922). In risposta poi alle numerose proteste di lettori giunte in redazione contro “l’intonazione politica” assunta dalla «Gazzetta» in questo periodo, obietta la necessità, per una rivista commerciale e finanziaria, di intervenire su questioni che mettono in gioco la stessa esistenza economica del paese (cfr. Polemica, 15 marzo 1920).

Dei vari provvedimenti finanziari assunti da Giolitti dopo il suo ritorno al governo, la rivista si concentra in particolar modo su quello inerente la nominatività dei titoli al portatore, verso il quale ha un atteggiamento fortemente critico: “Una prima conseguenza sarebbe intanto un ancora più accentuato rinvilio del prezzo di tutti i titoli, il che farebbe aumentare lo sconforto fra gli operatori e i possessori. Vi sono inoltre molte aziende che hanno ora bisogno di denaro. Questo parteciperà al finanziamento delle aziende, ove non sia inceppato né vincolato nei suoi movimenti. Altrimenti proferirà altri impieghi, con preferenza per i prestiti segreti e anche usuratizi” (Sulla nominatività, 10 febbraio 1921 e Nominatività dei titoli, 10 luglio 1921, dove viene pubblicato il testo del regio decreto 9 giugno 1921 n. 834 che stabilisce le norme per l’applicazione della legge 24 settembre 1920 n. 1297 circa l’obbligatorietà della conversione in nominativi di tutti i titoli al portatore emessi dalle provincee, dai comuni, dalle società per azioni e da qualsiasi altro ente.

Nel giudicare sconfortanti i risultati delle elezioni politiche dei maggio 1921, lontani dal produrre una Camera forte e omogenea, definisce il fascismo come “un fenomeno di provvidenziale anarchia […] destinato a mitigare gli ardori e a dileguarsi quando l’autorità legittima compia, senza abusi ma anche senza debolezza il dovere suo” (Dopo le elezioni, 29 maggio 1921). Per tutto il 1922 la rivista si tiene comunque prudentemente lontano da questioni di politica interna, e anche dopo il colpo di Stato dell’ottobre 1922 e la formazione del governo Mussolini, l’unico articolo di commento agli accadimenti si limita a salutare “l’alba dei nuovi tempi” attraverso “un deferente omaggio alla sacra persona del nostro re, il quale […] rifiutando la sua firma al decreto per lo stato d’assedio sottopostogli da Facta, ha interpretato l’anima nazionale e ha salvato il paese dalle terribili conseguenze di una guerra civile” (Il re, 25 novembre 1922). Anche negli anni successivi, pur trovando il modo di esprimere la propria compiacenza nei confronti di uno Stato nel quale “l’ordine è assicurato, il lavoro è aiutato, la produzione è difesa e i servizi pubblici funzionano ininterrottamente” (La via percorsa, 10 novembre 1923), la rivista raramente pubblicherà articoli di approfondimento economico?politico (“riteniamo che salvo in determinate e speciali contingenze, l’articolo di economia pura o di tecnica finanziaria poco giovi ai nostri amici, che possono trovare larga e non molto proficua messe in altre riviste”, A fine d’anno, 30 dicembre 1927), limitandosi a tratteggiare in brevi note in prima e seconda pagina informazioni sulla situazione finanziaria, sull’andamento borsistico, a fornire dati sulle esportazioni, sulla politica daziaria, sullo sviluppo delle varie industrie, sull’emigrazione e, in generale, su tutti i provvedimenti di riorganizzazione economica attuati dal governo fascista, dedicando invece un’attenzione preminente alla politica tributaria. Infatti “nonostante le disposte agevolazioni fiscali, il problema delle tasse e delle imposte è sempre grave. Il bilancio dello Stato non dev’essere compromesso né vulnerato e d’altra parte, cessati alcuni cespiti straordinari (profitti di guerra) ed altri in via di estinzione (imposta sul patrimonio) bisogna trovare un rimpiazzo […]. Perciò noi ci proponiamo di aiutare i nostri amici a trarsi d’impaccio per modo da evitare gli artigli del fisco, senza ricorrere all’ausilio tutt’altro che obbiettivo e disinteressato di tanti faccendieri” (Il peso tributario, 30 luglio 1928). Largo spazio viene dato anche alla trattazione di “alcune tra le più notevoli decisioni dell’autorità giudiziaria e delle commissioni speciali” (Avvertenza, 25 luglio 1924), tanto che nei primi anni trenta “Note di giurisprudenza” è l’unica rubrica che trova spazio sulla rivista oltre ai dati delle estrazioni nazionali.

Dal 1935 la rivista ritorna ad essere articolata in diverse rubriche, attraverso le quali, oltre a “riportare tutte le estrazioni di valori mobiliari nazionali ed esteri (comprese quelle pubblicate sulla «Gazzetta ufficiale del regno d’Italia», relaziona il lettore sui più importanti avvenimenti finanziari della decade avvenuti in Italia e all’estero; lo tiene informato sull’andamento della borsa, gli segnala le più importanti sentenze in materia finanziaria e tributaria; gli comunica i risultati e deliberati assembleari, e l’ammontare dei dividendi proposti o assegnati; gli rammenta le scadenze prossime; lo informa sugli avvenimenti finanziari futuri” (sull’ultima pagina di ogni numero a partire dal 1935). Fino al 1943, tranne il cambiamento di periodicità che da trimestrale passa a quindicinale, la «Gazzetta» si attesta su questi contenuti.

C. Ro.

Raccolte: MI120: 1871 (da luglio)-1883; 1885-1940; 1941-1942 (lac.).