52. Annali universali di statistica

Dal luglio 1824 (s. I, a. I, vol. I) §Annali universali di viaggi, geografia, storia, economia pubblica e statistica§. Da ottobre 1824 (s. I, a. I, vol. II) §Annali universali di statistica, economia pubblica, storia e viaggi§. Da ottobre 1825 (s. I, a. II, vol. VI) §Annali universali di statistica, economia pubblica, storia, viaggi e commercio§. Da luglio 1844 (s. II, a. XXI, vol. I §Annali universali di statistica, economia pubblica, geografia, storia, viaggi e commercio§. Da gennaio 1854 (serie III, a. XXXI, vol. I) §Annali universali di statistica, economia pubblica, legislazione, storia, viaggi e commercio§.

Sottotitolo Nessuno, poi compilati da Francesco Lampato poi compilati da Giuseppe Sacchi poi compilati da Giuseppe Sacchi e da varj economisti italiani poi compilati da Giuseppe Sacchi e da varj dotti italiani
Luogo Milano.
Durata luglio 1824 (s. I, a. I, vol. I) - dicembre 1871 (s. IV, s.a., vol. XLVIII) Non esce dal luglio al dicembre 1851. I fascicoli mensili del 1833 sono raccolti in tre volumi quadrimestrali.
Periodicità Mensile.
Direttore Francesco Lampato poi Giuseppe Sacchi.
Editore Editori a San Giovanni alle quattro facce poi Editori degli «Annali universali di medicina e di statistica» poi Editori degli «Annali universali delle scienze e dell’industria» poi Società degli editori degli «Annali universali delle scienze e dell'industria» poi Società per la pubblicazione degli «Annali universali delle scienze e dell'industria».
Stampatore Milano, Gio. Giuseppe Destefanis poi F. e P. Lampato editori degli «Annali universali delle scienze e dell'industria» poi Tipografia Lampato poi, presso gli editori
Pagine Da 336 a 370.
Formato 13,5x21 cm poi 14,5x22,5 cm.

Fondati da Francesco Lampato e suddivisi in fascicoli mensili raccolti in volumi trimestrali, gli «Annali universali di viaggi, geografia, storia, economia pubblica e statistica» si presentano al pubblico, dal luglio 1824, come una rivista di “cognizioni utili” politicamente innocua. Con il manifesto di presentazione, pubblicato nel primo volume (luglio-settembre 1824), essa si propone infatti di offrire “un ragionamento transunto delle migliori ed anche dilettevoli opere più recenti che hanno veduto o vedranno la luce presso tutte le straniere nazioni, ugualmente che nell’Italia [per] renderne più facile la cognizione”. E ancora, avvertono gli editori, si sarebbe dato “ricorso senza riguardo anche a tutte le produzioni periodiche italiane e straniere, qualora l’importanza della materia corrisponda allo stesso fine” riservando ampio spazio alle “relazioni dei viaggiatori, i progressi della statistica, e tutte le scoperte geografiche”.

I primi numeri hanno in realtà carattere per lo più sperimentale. Già nel secondo volume (ottobre-dicembre 1824) vengono modificati sia l’impostazione sia il titolo, che diventa «Annali universali di statistica, economia pubblica, storia e viaggi», unificate le rubriche di statistica e di economia, cui in seguito si aggiunge quella del commercio, e introdotta la fondamentale distinzione tra articoli e notizie vere e proprie. Compaiono inoltre due nuove rubriche, una bibliografica e una dedicata alle “Nuove scoperte, fondazioni di città, invenzioni e altre curiosità geografiche che interessano la statistica”. Una diversa forma editoriale è assunta con l’uscita del VI volume (ottobre-dicembre 1825), e il nuovo titolo, «Annali universali di statistica, economia pubblica, storia, viaggi e commercio», rimane immutato fino al 1844 quando viene modificato in «Annali universali di statistica, economia pubblica, geografia, storia, viaggi e commercio». Nel 1854, con l’inaugurazione della terza serie e fino alla fine del 1868 (s. IV, vol. XXXVI, dicembre 1868), la testata cambia nuovamente in «Annali universali di statistica, economia pubblica, legislazione, storia, viaggi e commercio». Infine nel gennaio 1869 (s. IV, vol. XXXVII) il titolo viene modificato in «Annali universali di statistica, economia pubblica, legislazione, storia, viaggi e commercio e degli studj morali e didattici».

Sin dalle prime uscite la rivista riscuote favorevoli giudizi non solo nella penisola: la lettura degli «Annali» viene raccomandata dalla «Revue Encyclopédique», dall’«Edimburg Review», dalla «Quaterly Review», periodici dai quali spesso vengono estratti e commentati gli articoli più significativi della rivista di Francesco Lampato. Una notorietà ben rappresentata anche dalla progressiva affluenza di insigni collaboratori: ai primi, Luigi Ferreri e Gianbattista Carta, si aggiungono presto altri noti studiosi di scienze economiche, sociali e statistiche, come Pietro Custodi, Luigi Bossi, Melchiorre Gioia, Alessandro Volta e, nel 1827, Gian Domenico Romagnosi. E col tempo compaiono numerosi interventi di eminenti uomini di tendenza moderata di tutta Italia, quali i piemontesi Giacomo Giovannetti, Ilarione Petitti di Roreto, Camillo Cavour o i toscani Cosimo Ridolfi e Luigi Serristori.

Il serio impegno civile della rivista, che non si presenta al pubblico come una testata esclusivamente milanese o lombarda, ma che estende i suoi interessi anche alle altre regioni italiane e alle nazioni europee ed extraeuropee, viene affermato nel manifesto della seconda annata, pubblicato nel quinto volume (luglio-settembre 1825): lo scopo primario del periodico è “spandere anche in Italia, e rendere comuni le cognizioni in oggi cotanto necessarie, degli elementi che formano la statistica”, e diffondere “le notizie, di tutte le nuove scoperte, delle nuove invenzioni, delle moderne teoriche di economia pubblica”, poiché “le cognizioni che la massa degli uomini va giornalmente acquistando […] producono a mano a mano nei medesimi l’intimo convincimento, che il bene individuale non si trovi che nel bene di tutti, e che quanto più queste opinioni sono accompagnate da industre ed attivo lavoro, tanto più si migliori la condizione degli individui e quindi quella delle nazioni”.

Con gli «Annali» appare e si diffonde quindi un modello nuovo di giornalismo che, abbandonando le sterili polemiche letterarie e le discussioni erudite, si apre alla vita reale affrontando i nuovi grandi temi della società moderna, dello sviluppo economico e sociale nazionale ed europeo. Attraverso la vastità dei temi trattati il periodico conquista ben presto un pubblico tutto suo, reclutato in buona parte tra le fila della piccola borghesia, dei soldati e dei funzionari del cessato regno napoleonico, e ancora tra le forze attive dalla società, possidenti e manifattori sensibili ai miglioramenti scientifici, banchieri, commercianti, esperti di statistica, medici che desiderano rimanere al passo con i tempi, avvocati, economisti. La tiratura del giornale varia per tutti gli anni trenta da 350 a 500 copie, occasionalmente vengono poste in circolazione anche 600 copie.

Ideatore e responsabile è fino alla sua morte, il 2 marzo 1852, Francesco Lampato, nonostante il pubblico identifichi il giornale con le prestigiose firme che vi compaiono, in particolare quella di Gian Domenico Romagnosi. Con lui, gli «Annali» assumono definitivamente quella fisionomia di “giornale di incivilimento”, che offre ai lettori l’opportunità di conoscere i progressi della civiltà, e presto diventa la rivista più significativa di quella vivace stagione giornalistica lombarda. Numerosi sono i giovani che, sotto l’influenza di Romagnosi, si formano in quella palestra, e in breve andranno a rappresentare una parte significativa del mondo culturale lombardo. Uomini diversi per formazione e orientamenti ideali: Carlo Cattaneo, Cesare Correnti, Giuseppe Ferrari e i cugini Giuseppe e Defendente Sacchi tra gli altri.

Assenti la letteratura e le belle arti, il giornale affronta senza retorica i grandi temi e i problemi dell’epoca: le strade, le ferrovie, i miglioramenti tecnici e produttivi, gli asili d’infanzia, l’urbanesimo, il lavoro dei fanciulli, fino alla questione ebraica, alla schiavitù, al progetto del taglio dell’istmo di Suez, mostrando vivo interesse per quanto avviene anche in Oriente, negli Stati Uniti, ma soprattutto in Inghilterra e in Francia.

Sotto la direzione di Romagnosi, gli «Annali» si aprono quindi ai dibattiti non solo teorici sull’economia politica, intesa non come “scienza tutta ventre” ma quale “dottrina dell’ordine sociale delle ricchezze”. La difesa della “libera ed universale concorrenza” (G.D. Romagnosi, Come raffigurar si deve la libera concorrenza nell’ordine sociale delle ricchezze, vol. XIV, novembre 1827, pp. 113-130), non esclude tuttavia una attenta analisi critica dei problemi sociali che il progresso economico comporta, quali l’urbanesimo e il pauperismo, l’organizzazione della beneficenza e l’educazione delle masse, il grande dibattito sulla carità legale. Nelle pagine della rivista, alle critiche e alla deplorazione dell’eccessivo conservatorismo della proprietà terriera, si affiancano la difesa intransigente della proprietà privata e dure polemiche nei confronti delle nuove utopie sociali, rappresentate in quegli anni in particolare da Saint Simon (G.D. Romagnosi, Dei reati che nocciono all’industria, alla circolazione delle ricchezze ed al cambio delle produzioni. Considerazioni dell'avvocato L. Bianchini. Del Sansimonismo, vol. XXXIV, ottobre-novembre 1832, pp. 17-41). A lungo gli «Annali» si soffermano naturalmente sulla “gran questione” del liberalismo e del protezionismo, riaffermando continuamente le loro convinzioni liberiste e giungendo a criticare anche le idee del loro vecchio collaboratore Melchiorre Gioia, le cui posizioni in favore del protezionismo finiscono con l’essere considerate l’espressione di un utilitarismo che non considera il benessere sociale (G. Sacchi, Se e come si debba proteggere l’industria nazionale; ragionamento di Eutimio Carnevali…, vol. XXX, ottobre 1831, pp. 8-12). In breve il liberismo diventa la discriminante nel giudizio sulla politica e sulla situazione degli altri paesi. Se ad esempio assai positivo è il giudizio sulla libertà commerciale che vige in Inghilterra, in linea con le leggi di natura e con le esigenze della civiltà, ben diverse sono le riflessioni della redazione sulle condizioni della Francia. Le difficoltà che si vivono oltralpe – la disoccupazione operaia e il diffuso malessere sociale in particolare – vengono attribuite esplicitamente al regime doganale protezionista e la loro rimozione non può essere affidata solo ad un rilancio delle opere pubbliche ma anche alla eliminazione degli ostacoli artificiosi (Necessità e mezzi di occupare gli operai che mancano di lavoro in Francia. Memoria di A. de Lapéleye, vol. XXXI, gennaio 1832, pp. 15-16). Ancora nel 1834 si seguono con attenzione e partecipazione le scelte della Francia in materia economica per emanciparsi dal colbertismo, scelte che appaiono una vittoria della civiltà in Europa (Osservazioni preparatorie all’esame del progetto di legge sulle tariffe doganali del Ministero francese, vol. XL, aprile 1834, pp. 17-39). Le posizioni liberiste degli «Annali» riflettono profonde convinzioni: la libertà di commercio – è stato sottolineato da Sergio La Salvia – assicura la circolazione delle produzioni e quindi la collocazione naturale dei beni sul mercato, ma contemporaneamente crea le condizioni favorevoli per un miglioramento del benessere dei popoli e del livello di solidarietà sociale e politico dello Stato. Ma nella continua attenzione che la rivista rivolge alle questioni economiche dei paesi stranieri non è difficile intravedere in realtà continui anche se sottointesi richiami anche alle questioni interne: le critiche agli Stati Uniti per il prezzo pagato dagli stati del sud per la protezione offerta dal governo ai manifattori del nord appaiono in realtà quale una analisi polemica ed una severa critica nei confronti della politica di protezione delle manifatture austro-boeme e della conseguente subordinazione dell’economia lombarda prevalentemente agricola all’interno dell’Impero (Situazione penosa del commercio degli Stati Uniti d’America in conseguenza della pretesa protezione dell’industria nazionale, vol. XXVI, novembre-dicembre 1830, pp. 139-157). Non solo quindi esposizioni di carattere teorico – per cui, come afferma G. Sacchi, “lo scopo eminente della scienza del sociale ordinamento delle ricchezze è quello di suggerire le vie e i mezzi perché il possedimento degli oggetti godevoli sia equabilmente diffuso in tutte le classi utili della società: giacché se non vi fosse equabile diffusione degli agi, non solo si farebbe della scienza economica una maliarda consigliatrice di privilegj e monopolj, ma diverrebbe una disastrosa ordinatrice di atti di ingiustizia, perché il giusto non siede che là dove a tutti compete ciò che hanno diritto di avere” (Sulla distribuzione delle ricchezze e sulle sorgenti delle imposte, vol. XXXI, febbraio 1832, pp. 152-168) – ma attente prese di posizione su questioni più specifiche del panorama internazionale, sempre con un’attenzione particolare alla Francia e all’Inghilterra, ma senza dimenticare la Prussia e lo stesso Impero: fra gli interventi di maggiore interesse Riflessioni su l’angustia commerciale che ora affligge la Gran Bretagna, e che propagasi in modo più possente negli altri stati europei (vol. X, dicembre 1826, pp. 193-213), firmato da G. Sacchi; o gli articoli di G.D. Romagnosi, quali Del pauperismo britannico all’occasione di un articolo della «Rivista Enciclopedica…» (vol. XIX, marzo 1828, pp. 225-255), Economia politica cristiana, o sia Ricerche intorno alla natura ed alle cause del pauperismo in Francia ed in Europa, ed ai mezzi di alleviarlo e di prevenirlo (vol. XLIII, gennaio 1835, pp. 50-57); Delle cause del nostro malessere sociale, del sig. Dumolart (vol. XLIV, aprile 1835, pp. 9-23). Ma ancor più completo e dettagliato, a fianco del panorama della vita economica e sociale del tempo, è il quadro che la rivista offre della penisola e in particolare, naturalmente, della Lombardia. Gli «Annali» diventano in breve una fonte per conoscere, capire ed interpretare l’agricoltura, il commercio, l’industria della regione. Non solo: ampio spazio viene dedicato alle sue istituzioni filantropiche, al sistema scolastico, alla situazione sociale, e la rivista partecipa direttamente alle discussioni con proposte e studi approfonditi: dalla costruzione delle ferrovie alla creazione delle casse di risparmio, dall’illuminazione a gas alle assicurazioni, alla questione del monte delle sete.

Concreto, innovativo, ma soprattutto propositivo, gli «Annali» sono anche una importante tribuna per l’analisi e la diffusione di temi di politica sociale, nei quali emerge con forza il concetto di “civile convivenza” e di “incivilimento” romagnosiano. Educazione ed istruzione dei ceti più umili sono interpretate allo stesso tempo come una necessità, un dovere ed un diritto sociale, come strumento di realizzazione del bene dell’individuo e del progresso della specie. Non si tratta di pura beneficenza e filantropia, ma di un atto di giustizia sociale, poiché se l’intelligenza è a tutti gli effetti una forza produttiva, la sua preparazione diventa “un oggetto massimo della effettiva e pratica economia, […] un’arte che prepara e dà vigore allo spirito stesso sia nell’industria sia nel commercio” (G.D. Romagnosi, Fogli su Pestalozzi per i progressi dell’educazione in generale e quella del popolo in particolare, vol. XXI, luglio 1829, pp. 98-106). Combattere l’analfabetismo appare un “assoluto e necessario dover pubblico che ha lo Stato verso tutti i suoi membri” (G. Sacchi, Riordinamento degli istituti di carità e di elementare istruzione negli Stati del re di Piemonte, vol. XXXIX, gennaio 1834, pp. 67-81) e ben definito il compito del ceto dirigente: l’educazione civile, “l’arte di formar uomini che si occupino in cure utili, che usino fra loro i riguardi dovuti alla convivenza e si soccorrano reciprocamente nei loro bisogni”; formare, in ultima analisi, dei buoni cittadini, “operosi, rispettabili e cordiali”. Significativo che non vi sia una opera di pubblica utilità, di carità o beneficenza che non venga segnalata, promossa ed appoggiata dalle pagine della rivista.

Gli «Annali» incorrono raramente nelle maglie della censura nonostante risulti a più riprese esplicita la portata politica dei temi che affrontano: l’istruzione tecnica negli Stati Uniti offre ad esempio l’occasione per sostenere che “allorquando il governo fonda il suo diritto sopra i principj che sono in urto colla sana ragione, quando esso amministra la cosa pubblica pel vantaggio soltanto di certi individui o di certe classi, si può ben temere che troppo si diffonda l’istruzione, e che il popolo a misura che s’illumina meno docile addivenga; mentre in uno Stato il cui potere a vantaggio ed a nome di tutti si esercita, il governo è più rispettato, meglio le intenzioni sue sono comprese e più giustamente apprezzata è la sua tendenza” (Instituto Franklin in America, vol. XII, giugno 1827, p. 255).

Negli anni della gestione Romagnosi il giornale cambia anche fisionomia. Dopo le pressioni di Carlo Cattaneo, nel 1833 Lampato accetta di pubblicare separatamente il «Bollettino di notizie statistiche italiane e straniere», già comparso come rubrica degli «Annali» sin dal 1830.

Il periodico mantiene un ruolo centrale nel dibattito culturale degli anni Quaranta nonostante la “scuola” di Romagnosi non riesca a sopravvivere alla morte del maestro, avvenuta nel 1835. Cattaneo presto pubblica un suo giornale, «Il Politecnico»; Ferrari poco dopo emigra; Defendente Sacchi muore nel 1840. Tuttavia costanti rimangono le tematiche dibattute sul giornale e, dopo un breve periodo in cui gli «Annali» si occupano e analizzano criticamente le dottrine “bancocratiche” del barone Giuseppe Corvaja e del suo discepolo Michele Parma, la redazione riceve nuovi impulsi da un più costante impegno di Giuseppe Sacchi e soprattutto dall’ingresso di giovani intellettuali che si muovono intorno a Cesare Correnti.

Durante i mesi rivoluzionari anche gli «Annali», come numerosi altri periodici, portano sul frontespizio la scritta “Italia libera” e “W Pio IX”, e Francesco Lampato, entrando a far parte del comitato per la sussistenza del ministero della guerra, affida la direzione a Giuseppe Sacchi, incaricato di “scrivere la relazione delle gloriose nostre giornate” (Avviso del compilatore degli «Annali di statistica», vol. XV, marzo 1848, p. 15). Vengono recensite numerose opere di carattere patriottico e viene pubblicato, tra gli altri, L’indirizzo del Governo provvisorio di Milano al sommo pontefice.

Nel corso del decennio di resistenza la rivista perde alcuni tra i suoi migliori collaboratori (De Cristoforis, Correnti) e attraversa un periodo meno florido, anche a causa delle ancor più restrittive leggi sulla stampa. Giuseppe Sacchi, direttore dopo la morte di Lampato, lamenta le difficoltà di reperire articoli e notizie dall’estero e l’impossibilità di ottenere le pubblicazioni stampate fuori dalla Lombardia. Nel 1854 Sacchi inaugura la terza serie degli «Annali», poiché “ora succede una nuova generazione più rinvigorita di studj e più forte di buon volere che ha la coscienza di promuovere più alacremente il vero e il bene” e, tra le innovazioni editoriali, annuncia ai lettori “una mensile rassegna delle principali opere di statistica, di economia e di studi legislativi che si pubblicano dalla varie nazioni del mondo civile” (Il compilatore ai suoi associati, vol. I, gennaio 1854). L’impostazione del giornale rimane fedele alle linee precedenti: “Le memorie saranno tutte originali, ed offriranno giudizj ed analisi degli scritti o dei temi che toccano più da vicino il miglior essere morale della umana famiglia”. Ampio spazio viene ora dato agli studi di Antonio Allievi sulla cassa di Risparmio in Lombardia, a quelli di Stefano Jacini sulla proprietà fondiaria e naturalmente ai contributi dello stesso Sacchi sui problemi dell’infanzia, dell’educazione e della beneficenza. Sulla rivista prevalgono quindi articoli tecnici e strettamente scientifici; nel 1857 gli «Annali» iniziano a recensire le Opere politiche ed economiche del conte Camillo Benso di Cavour, presentando inoltre una succinta biografia ed elogiando l’opera del conte, operazione che tuttavia viene subito interrotta poiché la censura austriaca ne ha vietata l’introduzione e la diffusione in Lombardia.

Una svolta nell’impostazione si manifesta con la quarta serie, iniziata nel gennaio 1860. Gli «Annali» si propongono, nel segno “dell’emancipazione italiana”, di farsi interpreti “delle magnanime aspirazioni, sia nell’ordine della scienza che nell’ordine dei fatti”. L’impostazione rimane sostanzialmente immutata, ma compare la rubrica mensile “Rivista italiana”, caratterizzata dalla particolare attenzione per la vita parlamentare e legislativa del nuovo Regno; anche i documenti statistici pubblicati, secondo le esplicite intenzioni del direttore, sono quelli “che più importano alla nazione italiana”, con l’ambizioso progetto di offrire al pubblico “una specie di archivio progressivo ad uso degli uomini di Stato”, inerente le scienze economiche, giuridiche e sociali. Questa svolta “politica” del periodico si caratterizza subito per i suoi accenti polemici in merito al nuovo ordinamento: alle richieste di un reale decentramento amministrativo si affiancano dure accuse nei confronti degli “inesperti legislatori”, e si giunge a sostenere che Rattazzi stia ripetendo “l’errore austriaco del viribus unitis”, spegnendo “ogni vitalità locale nelle province”. Come nella migliore tradizione del periodico, alle critiche subentrano gli aspetti propositivi: Giuseppe Sacchi difende il progetto Farini-Minghetti come unica alternativa alla centralizzazione e nel rispetto dove possibile di “alcune istituzioni, alcune leggi e diremo anche alcune consuetudini che furono riconosciute buone” (Il nuovo riordinamento amministrativo del Regno d’Italia, vol. III, settembre 1860, pp. 280-286). E se per risolvere la questione del brigantaggio si ritiene necessario l’intervento militare, le vere cause del fenomeno appaiono riconducibili “alla disperazione dell’ignoranza”; nel mezzogiorno si devono inviare reparti scelti della Guardia nazionale che contribuiscano alla creazione di istituzioni benefiche ed educative (L’educazione popolare e il brigantaggio, vol. XIII, febbraio 1863, pp. 145-152). E ancora nel 1867 il periodico ribadisce i principali “problemi unitari”, tutti riconducibili alla “divisione degli antichi Stati” ed alla presenza all’interno del territorio del papato, “una scheggia viva nel corpo vivo della nazione”, deleterio non solo sul piano del prestigio politico. Il discusso spostamento della capitale viene così giustificato dalla redazione del giornale, come un “gran passo verso Roma” (L. Rameri, Ultime questioni del nostro nazionale risorgimento, vol. XXX, giugno 1867, pp. 229-239).

Ma proprio nel 1867 il direttore ribadisce la originaria natura di “rivista scientifica” che gli «Annali» avrebbero da allora ripreso, poiché “le fasi della vita politica che sono ancora assai vive quando non sono agitate, debbono essere il campo d’azione della stampa quotidiana”. La rivista, negli ultimi quattro anni di pubblicazioni – sospese definitivamente nel dicembre 1871 –, prosegue dunque nella promozione delle forze morali fondamentali per il miglioramento del paese, dalle istituzioni benefiche alle costruzioni di case per la classe operaia ed alla condizione femminile nelle manifatture, fino alla pubblica istruzione, in vista del progresso non solo economico ma anche morale della nazione. Nella presentazione del quarantacinquesimo anno di vita al consueto titolo «Annali universali di statistica […]» viene aggiunto «e degli studj morali e didattici compilati da Giuseppe Sacchi e da varj dotti italiani»; lo stesso Sacchi chiarisce che “la storia delle dottrine e delle istituzioni educative avranno quindi innanzi una speciale parte nei nostri Annali” (Introduzione all’anno quadragesimo quinto del giornale, vol. XXXVII, gennaio 1869, pp. 3-4). Una nuova rubrica, "Notizie educative", compare di fianco alle consuete. Il compilatore, richiamati i “benefici auspicj della libera emancipazione del pensiero” di stampo romagnosiano, afferma che la statistica e l’economia pubblica non rivelano solo l’aspetto economico “della vita di uno Stato, quella cioè del benessere materiale”, ma hanno il compito di illustrare le condizioni di crescita civile e sociale di tutto un popolo. Negli ultimi due anni di vita sugli «Annali» alle dottrine economiche si affianca anche “l’illustrazione di tutto ciò che riguarda anche il benessere morale” in relazione al nuovo indirizzo civile della nazione, secondo la più profonda convinzione di Giuseppe Sacchi: “la stampa propugni verità e raccomandi istituzioni per redimere il popolo” dall’ignoranza, dall’ignavia e dalla pubblica corruttela (Introduzione all’anno quadragesimo quinto del giornale, cit.).

A. Or.

Raccolte: MI120: 1824-1871.