Collezioni d'arte del Museo Poldi Pezzoli

Definizione: collezione

Tipologia: amatoriale

Datazione: post 1881

Istituto di conservazione: Museo Poldi Pezzoli, Milano (MI)

Consistenza

Il palazzo che ospita il museo risale al XVII secolo, ed era stato stato acquistato da Giuseppe Pezzoli, antenato di Gian Giacomo Poldi Pezzoli, alla fine del Settecento. L'architetto Simone Cantoni (1736-1818) l'aveva riadattato in stile neoclassico, con un ampio giardino interno all'inglese ricco di statue e fontane. Tra il 1850 e il 1853 Gian Giacomo affida a Giuseppe Balzaretto (1801-1874) un'ulteriore modifica, in contemporanea con la ristrutturazione del suo appartamento. La Sala d'armi è ealizzata in stile neogotico fra il 1846 e il 1851 dal pittore-scenografo Filippo Peroni, con stucchi di Paolo Gazzoli e vetrate di Pompeo Bertini. L'ambiente affollato di stendardi, armi, armature, trofei, vetrine e manichini è stato completamente distrutto durante la seconda guerra mondiale. La stanza, oggi chiamata Sala dei vetri di Murano, è stata eseguita tra il 1846 e il 1856 dall'intagliatore Giuseppe Ripamonti in stile neobarocco. I bombardamenti del 1943 distruggono il soffitto a lacunari, il fregio affrescato da Luigi Scrosati, il camino, le boiseries e il letto a baldacchino. Si sono salvate le bellissime porte intagliate. Il Gabinetto dantesco era il piccolo studio privato di Gian Giacomo Poldi Pezzoli. Progettato da Giuseppe Bertini e Luigi Scrosati, allestito tra il 1853 e il 1856, è l'unico prezioso esempio rimasto della decorazione dipinta della casa. L'ambiente si ispira al Medioevo e a Dante, raffigurato negli affreschi e nelle vetrate dello stesso Bertini. In questa stanza Gian Giacomo Poldi Pezzoli teneva le opere più preziose delle sue raccolte di arti applicate. La Sala nera è stata ideata entro il 1855 da Luigi Scrosati e Giuseppe Bertini come uno scrigno in cui incastonare il grande polittico fiammingo. Allo stile del `Rinascimento del Nord' si ispirano le decorazioni dell'ambiente che aveva anche la funzione di salotto. Era chiamata così per il rivestimento in ebano delle pareti e del soffitto, purtroppo distrutto nel 1943. Si sono invece conservate le porte e i raffinatissimi mobili, tavoli e sedie, ideati appositamente da Giuseppe Bertini e realizzati da Giuseppe Speluzzi, Luigi Barzaghi e Pietro Zaneletti tra il 1855 e il 1880. La Sala degli stucchi, era stata decorata in stile Rococò e destinata ad ospitare le collezioni di porcellane settecentesche. Gli affreschi di Luigi Scrosati e la decorazione a stucco di Antonio Tantardini, realizzati entro il 1855, vengono distrutti nel 1943.
Si sono salvate invece le mensole, le consolles e le sedie in stile rocaille eseguite da Giuseppe Speluzzi tra il 1870 e il 1876. Lo Scalone antico è stato ideato come scenografica entrata all'appartamento di Gian Giacomo Poldi Pezzoli sfruttando un antico scalone barocco già presente nel palazzo decorato con otto monumentali statue in pietra arenaria collocate in nicchie, opera di uno scultore milanese del XVIII secolo. Per enfatizzare lo stile barocco Giuseppe Bertini aggiunge stucchi, distrutti nel 1943, e una elegante fontana neo-barocca. Il Salone dorato, in stile rinascimentale, è progettato come salone d'onore, destinato a contenere alcune delle opere più importanti della collezione. Il salone, così chiamato per un soffitto a cassettoni dorato ora distrutto, era decorato da affreschi di Giuseppe Bertini, mentre le pareti erano tappezzate di stoffa damascata; tutto andò distrutto nel 1943.

Notizie storico critiche

Giuseppe Bertini è il primo direttore del museo e ne incrementa le raccolte senza alterarne le caratteristiche. Alla sua morte, nel 1898, la direzione passa nelle mani dell'architetto Camillo Boito (1836-1914), direttore dell'Accademia di Brera. Boito procede ad un riordino della casa-museo secondo più aggiornati criteri museografici, con lo scopo di rendere le opere più accessibili al pubblico. Promuove inoltre una campagna fotografica del museo, un'importante testimonianza storica del gusto museografico dell'epoca. Nel 1939, durante la Seconda Guerra Mondiale, il Museo viene chiuso e le opere sono portate in salvo in diversi rifugi antiaerei. Nell'agosto del 1943 i bombardamenti aerei distruggono, in una sola notte, i principali musei milanesi. Anche il palazzo di via Manzoni è gravemente danneggiato e i danni sono in larga parte irreparabili: crollano i tetti e i lucernari, e con loro gli stucchi e gli intagli lignei che decoravano soffitti e pareti. Questi elementi, che contribuivano a creare la speciale magica atmosfera della casa-museo di Gian Giacomo Poldi Pezzoli sono purtroppo perduti per sempre. Alla fine della guerra lo Stato Italiano decide di finanziare la ricostruzione del museo, nella ferma volontà di farlo rinascere nello stesso luogo. Grazie a Fernanda Wittgens e Ferdinando Reggiori, vengono recuperate con attenzione quasi filologica le parti meno danneggiate come lo Scalone antico e il Gabinetto dantesco, mentre le ricchissime decorazioni delle altre sale sono solo evocate in una versione alleggerita, mantenendo comunque nell'allestimento l'atmosfera di 'casa'. Il museo riapre al pubblico il 3 dicembre 1951. Grazie anche a generose donazioni, più di mille oggetti negli ultimi cinquant'anni, il Museo Poldi Pezzoli può oggi vantare una delle più prestigiose collezioni europee. Nella singolare atmosfera delle sale ricostruite, dipinti di grandi Maestri coesistono in perfetta armonia con arredi ed oggetti di arte decorativa di straordinaria qualità. Nascono nuovi allestimenti d'atmosfera, come l'Armeria e la Sala degli Ori. Il museo, che il suo fondatore aveva voluto "ad uso e beneficio pubblico", resta fedele alla sua prima vocazione: essere al servizio della comunità.