Collezione del Museo Archeologico Platina

Definizione: collezione

Tipologia: archeologica

Datazione: post 1957 - ante 2014

Istituto di conservazione: Museo Archeologico Platina, Piadena (CR)

Consistenza

Il territorio di Piadena fu abitato fin dalla preistoria. La collezione del Museo è in grado di documentare questa continuità di frequentazione con materiali databili dal Mesolitico al VI sec. Al Mesolitico risalgono alcune punte di freccia di forma trapezioidale rinvenute a Campo Ceresole. Molto meglio documentato è il Neolitico Antico, di cui, nella zona del Vho di Piadena, sono stati individuati insediamenti in 8 diverse località. Dagli scavi Bagolini-Biagi, eseguiti tra il 1976 e il 1979 a Campo Ceresole, proviene la maggior parte dei materiali. L'industria litica (strumenti in selce, oggetti in pietra levigata, trai quali gli anelloni in pietra verde) e la ceramica (vasi troncoconici e a "tulipano") si inquadrano bene nella cultura del Vho. Dagli stessi scavi provengono anche alcuni esemplari ceramici quasi certamente importati dalla cultura di Fiorano, riconoscibili per la decorazione a foglioline. Di particolare interesse sono le statuine bicefale in terracotta: tra i vari esemplari, si cita quello meglio conservato, noto come Venere bicefala. L'eneolitico è uno dei periodi meno noti della preistoria dell'Italia settentrionale. Da Calvatone, località Costa di Sant'Andrea, proviene una sepoltura priva di corredo, con il defunto rannicchiato sul fianco sinistro. Ben attestata è l'età del Bronzo. Ai periodi Antico e Medio appartiene l'abitato palafitticolo dei Lagazzi del Vho, dove, tra il 1982 e il 1986 sono stati condotti scavi che hanno consentito di riportare alla luce numerosi materiali riconducibili alla cultura di Polada. Caratteristiche del Bronzo Antico sono le anfore globulari e le tazze con anse a gomito o piccola appendice a forma di ascia. Piuttosto esigui sono i ritrovamenti in bronzo, tra cui si segnalano alcuni pugnaletti e un'ascia allungata. L'oggetto più prezioso e significativo di questo periodo è senz'altro una collana in vaghi d'ambra perfettamente conservati. Sono documentate, inoltre, cuspidi di freccia e utensili in terracotta per tessere e filare (pesi e fusaiole). Testimonianze del Bronzo Medio e Tardo provengono dall'abitato palafitticolo del Castellaro, scavato negli anni 1890 e 1910-'11. Mentre i reperti trovati negli scavi sono conservati al Castello Sforzesco di Milano, quelli ospitati al Museo derivano da raccolte di superficie recenti. Si tratta di forme ceramiche caratterizzate da anse a corna di bue e da una decorazione a solcature, bugne e coppelle. Ben documentati sono gli oggetti in corno, tra cui pettini, teste di spillone e fusaiole. Due matrici in pietra servivano per la produzione di falcetti e rasoi in bronzo, mentre una lama di spada bronzea proviene da Voltido.
L'età del Bronzo Finale e la Prima età del Ferro sono rappresentate dai reperti della donazione Locatelli, che provengono dalla necropoli di Fontanella Grazioli, presso Casalromano (Mn). Consistenti sono i rinvenimenti di età celtica: una tomba di guerriero con spada e lancia, scoperta a Campo Costiere, presso Piadena, e una necropoli rinvenuta presso la Latteria di Piadena, con materiali databili dal 175 a.C. al I sec. a.C. Tipico di questo periodo è il vaso a trottola, ma sono stati rinvenuti anche vasi a vernice nera di tradizione romana. L'età romana è ampiamente documentata dai reperti di Calvatone-Bedriacum, provenienti da scavi, raccolte di superficie o rinvenimenti fortuiti. Da segnalare il bronzetto di Iside-Fortuna, il mosaico con il Minotauro morente al centro del labirinto, l'iscrizione funeraria di Ursicina, un fondo di bottiglia in vetro con impressione monetale. Presente in misura rilevante è la terra sigillata africana. Da Tornata proviene uno dei pezzi più significativi del Museo, la stele funeraria degli Iventii. Ricco e completo è il corredo funerario di una tomba del IV sec. da San Paolo Ripa d'Oglio. Un altro nucleo di reperti proviene dalla necropoli di Canneto sull'Oglio (Mn). Infine, il reperto più recente è una fibula gota del VI sec., rinvenuta casualmente a Costa di Sant'Andrea.

Notizie storico critiche

Già nel XIX sec. è noto agli studiosi come il territorio compreso tra Piadena e Calvatone fosse abitato da tempo antico.
Nella prima metà dell'Ottocento vengono avviate le prime ricerche archeologiche a Calvatone, in località Costa di Sant'Andrea, dove gli eruditi locali, facendosi guidare dagli storici antichi, localizzano l'antico abitato romano di Bedriacum. I materiali, tra cui bronzetti, ceramiche, vetri, frammenti di statue in bronzo e in marmo, vengono dispersi in collezioni pubbliche e private. Nel 1836, vengono riportati alla luce i frammenti di una statua in bronzo raffigurante una Vittoria alata, nota come Vittoria alata di Calvatone. Acquistata dai Musei di Berlino nel 1841, scompare durante gli sconvolgimenti della II Guerre Mondiale.
Alla fine dell'Ottocento, le prime indagine avviate a Piadena da ricercatori locali, quali il Patroni, il Castelfranco, l'Orefici e il Locatelli, permettono di recuperare numerosi materiali, anche questi, purtroppo, dispersi in vari musei italiani.
Tra il 1957 e il 1961, la Soprintendenza Archeologica della Lombardia si interessa al sito di Bedriacum, facendone oggetto di tre campagne di scavo, dalle quali emergono reperti di grande interesse. La comunità locale, però, non è più disposta a subire la dispersione del ricco patrimonio archeologico. Un gruppo di appassionati si rivolge dapprima al comune di Calvatone, per saggiare la sua disponibilità a istituire un museo e a fornire i locali adatti allo scopo. Il comune nega la sua collaborazione e viene, così, interpellato il comune di Piadena, che accetta l'impegno. Il primo atto costitutivo del Civico Museo Archeologico Platina risale al 1957; nel 1960 si giunge all'inaugurazione in alcune sale al primo piano del convento dei Gerolimini, complesso che ospita anche gli uffici comunali. I ritrovamenti provenienti dai primi scavi scientifici di Bedriacum costituiscono, così, il nucleo iniziale della collezione e trovano un adeguato spazio espositivo non lontano dal luogo del loro reperimento.
Nel 1964, entra a far parte della collezione la donazione Locatelli, lasciata al comune dalla figlia di uno dei primi ricercatori.
Successivamente, la collezione si arricchisce grazie all'affluire di nuovi materiali, provenienti dagli scavi effettuati nel territorio piadenese negli anni '70,'80 e '90.
Recentemente il comune di Cremona ha affidato in deposito al Museo un nucleo di materiali preistorici provenienti dai Lagazzi e dal Vho di Piadena, formatosi grazie ad alcuni rinvenimenti ottocenteschi.